Su quel margo mirai donna, anzi dea
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Questo testo fa parte della raccolta Paolo Zazzaroni
VIII
LA LAVANDAIA
Su quel margo mirai donna, anzi dea,
succinta in veste, il crin disciolto ai venti,
ch’assisa in curvo pin fra i puri argenti
gl’immondi panni al fiumicel tergea.
Se da l’umido lin l’onde spremea
la mano al cui candor le nevi algenti
s’annerano, il ruscel con rochi accenti,
amando la prigion, sciolto fremea.
Piú pure a lei correan l’acque sul lido,
ch’ai volto la credean di Cipro il nume
che le bende lavasse al suo Cupido.
Di beltá cosí rara al dolce lume
arsi tradito in elemento infido,
e crebbi le mie fiamme in mezzo al fiume.