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XVI XVIII


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31 Dicembre.


Dio ha avuto pietà di me; ho riaperto gli occhi e mi sono trovata ancora questa lettera fra le mani. Nessuno l’ha vista; l’uscio è ancor chiuso. Il sole già rischiara il mio stanzino da tutte le commessure delle imposte; gli uccelli cinguettano sul davanzale.... Il sole! com’è orribile! ma dunque la tempesta?... ma dunque?...

Balzo dal letto.... Non ho forza di reggermi in piedi.... non ho il coraggio di aprire la finestra.

Pure.......

Dio mio, sia fatta la vostra volontà!... [p. 124 modifica] Tutto è finito! Ho visto quella casa muta, quelle imposte chiuse, un’aria di silenzio, di desolazione e di abbandono tutto all’intorno che spezza il cuore!

Ho interrogato questo cielo che ci ha veduti vicini, questi alberi che hanno stormito sul suo capo, questi monti che poche ore innanzi ci erano ancora comuni e che adesso son soli, tristi, abbandonati!...

È partito!... è partito!...

Sotto la mia finestra ho visto sul suolo molle di pioggia e bianco di neve le sue orme.... l’ultime sue orme!... Il suo piede vi si è posato, la sua mano ha toccato questo davanzale.... egli è stato lì! lì! Quest’aria lo ha circondato e tutto quello ch’io veggo l’ha veduto!... ed ora non c’è più.... nulla, nulla!

Ho trovato sul davanzale una rosa appassita, una povera rosa che egli mi avea quasi rubato, e che io gli avea lasciato [p. 125 modifica]rubare. La pioggia l’ha infradiciata. È una reliquia. L’ho qui sul petto... e quando le forbici recideranno i miei capelli vi metterò in mezzo quel povero fiore morto, e li manderò a mia sorella....