Storia di una capinera/XLVII
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24 Settembre.
Ieri venne il medico per me: perchè lo chiamarono? Mi guardava, mi guardava in un modo singolare.... mi tastò il polso.... io sto bene; io non mi sento nulla.... mi fece mille domande che non capii.... che vuol dire questo? che cosa vogliono da me? mi guardavano a vista; mi tengono in disparte.... che cosa è accaduto?... vogliono farmi paura?...
Io dissi al medico che voglio uscire da questo luogo promisi di esser buona, di lavorare, di fare tutto quello che si vuole da me, purchè mi facciano uscire. Quel buon vecchio sorrideva e mi prometteva tutto quello che gli domandavo con una facilità che mi sgomenta....
Che vuol dire? che vuol dire, Marianna?... Son sola; guardo me stessa; mi par di sognare.... non so che cosa sia accaduto.... ma dev’essere qualche cosa di spaventevole.... di orribile!...
Sarà perchè ho paura degli urli di suor Agata che arrivano fin qui, giacchè la poveretta è in uno dei suoi accessi.
Oggi ho passato tutto il giorno a guardare la porta per la quale sono entrata.... quella porta tutta nera con grossi chiavistelli, che si apre soltanto per far entrare delle vittime e che non si ripassa mai più.... ed io sono entrata.... per quella porta!... Ero libera, al di fuori, ed ho passato coi miei piedi quella soglia! Nessuno m’ha trascinata, nessuno m’ha spinta!... Com’è stato, Dio mio? Ero matta? Sarà stato in sogno? Al di là di quella porta che cosa ci sarà mai?... Che cosa si deve provare nell’anima oltrepassandola? Come deve risplendere il cielo di luce! Al di là c’è Nino! non è vero?
Non vollero che io rimanessi a guardarla più a lungo. E perchè? Anche questo è male? Mi tolsero di là.... Io faccio tutto quello che vogliono.... Son docile.... ho paura.... ho paura che mi rinchiudano con la matta....