<dc:title> Storia della letteratura italiana </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Girolamo Tiraboschi</dc:creator><dc:date>1822</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Storia_della_letteratura_italiana_(Tiraboschi,_1822-1826)/Tomo_VI/Presentazione&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20190408150304</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Storia_della_letteratura_italiana_(Tiraboschi,_1822-1826)/Tomo_VI/Presentazione&oldid=-20190408150304
Storia della letteratura italiana - Tomo IV – Presentazione Girolamo TiraboschiTiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu
[p. 1modifica]STORIA
DELLA
LETTERATURA ITALIANA
Dall’anno MCCCC fino aW anno mo.
Le turbolenze e le guerre civili, dalle quali
T Italia ne’ secoli addietro era stata agitata e
sconvolta, avean data origine a’ diversi dominj che si eran in essa venuti successivamente formando. Questi, deboli al principio, e
ristretti comunemente a una sola città , avean
già cominciato fin dal secolo precedente a distendersi ed ampliarsi, o coll’acquistare la signoria di altre città rimaste libere finallora, o
con smembrare o distruggere l’altrui dominio.
Quindi quei medesimi che da’ popoli italiani
erano stati scelti a loro signori, perchè ne difendessero la tranquillità e la vita contro i nemici, in altro comunemente non si occupavano
che in ampliare il loro Stato, e in rendersi
sempre più formidabili a’ loro vicini. Non poteva ciò ottenersi senza esporre molti de’ loro
sudditi alle fatiche e a’ pericoli della guerra,
e senza recar gravissimi danni a’ loro Stati.
Tiraboschi, Voi. VII. i [p. 2modifica]Ma dcesi ancor confessare che mentre essi per
f avidità d‘ ingrandirsi davano occasione frequente a’ lor popoli di sospiri e di pianti, al
tempo medesimo colla magnificenza degli edificj, collo spendor delle corti, colla protezione
accordata alle scienze e alle arti, co’ larghi stipendj assegnati agli uomini dotti e agli artefici industriosi, ne compensavano in gran parte
i danni. In fatti se noi ci facciamo a rimirar
da una parte le continue guerre che nel secolo XV, di cui prendiamo a scrivere, desolarono queste nostre contrade, le funeste vicende
a cui furon soggetti molti de’ principi italiani,
le stragi che oltre le guerre vi menarono frequentemente la carestia e la peste, l'invasion
delle truppe straniere che a guisa di rovinoso
torrente corser più volte f Italia e le diedero
il guasto, il luttuoso scisma che travagliò si
lungamente la Chiesa; tutti questi deplorabili
oggetti riuniti insieme ci offrono un tal quadro , che noi diremmo per poco che \ Italia
non fosse stata mai cotanto infelice. Ma se per
altra parte ci facciamo a riflettere al dilatarsi
che in questo secolo fece il commercio di molte
città d’Italia, all’eleganza e al buon gusto che
rinnovossi in tutte le belle arti, alla magnificenza degli spettacoli che si videro in molte
corti, alla nuova luce che su tutte le scienze
si sparse, questo secolo stesso ci sarà oggetto
di maraviglia , e forse ancora d’invidia. Così
possiamo in diversi aspetti rappresentare lo
stato d1 Italia in questo secolo, ma non possiamo così facilmente decidere quali fosser maggiori , se i vantaggi, o i danni.