Storia d'Italia/Libro V/Capitolo XIV
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XIV
Era in questo tempo medesimo il re di Francia molestato in Lombardia da’ svizzeri, fatto il principio non da tutta la nazione ma dai tre cantoni occupatori di Bellinzone; i quali, volendo indurlo a consentire che quella terra fusse loro propria, assaltorono Lucherna e la Murata, muro di lunghezza grande in sul Lago maggiore presso a Lucherna, per il quale si proibisce lo scendere di quelle montagne alla pianura se non per una porta che sola è in quel muro: e benché nel principio non l’ottenessino, per la difesa de’ franzesi che vi stavano a guardia, e che Ciamonte, il quale con ottocento lancie e tremila fanti s’era fermato a Varese e a Galera, sperasse ch’ella s’avesse a difendere, nondimeno cresciuti poi i svizzeri di numero, perché ebbono soccorso da’ grigioni, dopo molti assalti dati invano, saliti una parte di loro in su uno aspro monte che soprafá la Murata, costrinsono a levarsene coloro che la guardavano; e preso poi il borgo di Lucherna ma non la rocca, ogni dí augumentavano, perché gli altri nove cantoni, se bene da principio avessino offerte genti al re per la confederazione che avevano con lui, cominciorono poi a dare soccorso a’ tre cantoni, allegando non potere mancare d’aiutare i loro compagni e fratelli, ed esserne tenuti per le leghe antiche che erano tra loro, anteriori alle obligazioni che avevano con tutti gli altri. E mentre che giá in numero quindicimila sono intorno alla rocca, non potendo i franzesi soccorrerla per la strettezza de’ passi e per le diligenti guardie vi facevano, attendevano a predare il paese circostante; e sdegnati che il castellano di Musocco, terra di Gianiacopo da Triulzi, recusava di prestare loro l’artiglierie per battere la rocca di Lucherna, saccheggiorono la terra di Musocco, non molestando la rocca perché era inespugnabile. Da altra parte i franzesi, facendo stima non piccola di questo moto, e avendo raccolte tutte le forze che aveano in Lombardia e ottenuti aiuti da Bologna da Ferrara e da Mantova, ricercorono viniziani de’ sussidi debiti per la difesa dello stato di Milano; i quali avendogli promessi prontamente, gli espedirono sí lentamente che non furono necessari: e attendeva Ciamonte, avendo bene provedute le fortezze che erano ne’ luoghi montuosi, a tenere le genti alla pianura, sperando che i svizzeri, che non ardivano per non avere né cavalli né artiglierie scendere ne’ luoghi aperti, si straccherebbono per la difficoltá delle vettovaglie, e perché erano senza danari e senza speranza di fare effetto alcuno importante. Nel quale stato essendo i svizzeri dimorati molti dí, e crescendo la penuria delle vettovaglie, perché i franzesi, armati molti legni, aveano sommerse molte barche che conducevano vettovaglie a’ svizzeri e impedivano che per il lago non ne potessino avere, e cominciando a disunirsi tra loro, perché la impresa non atteneva se non ai cantoni che possedevano Bellinzone, corrotti ancora i capitani da’ danari de’ franzesi, furono alla fine contenti di ritirarsi, restituite, da Musocco infuora come cosa non appartenente al re, tutte le terre occupate in questa espedizione, e ottenuta dal re promessa di non molestare Bellinzone fra certo tempo. Tanto erano i franzesi alieni da volere l’inimicizia de’ svizzeri che non si vergognavano, non solamente in questo tempo che avevano guerra co’ re di Spagna temevano del re de’ romani e avevano sospetti i viniziani ma eziandio in ogni altro tempo, comperare l’amicizia di quella nazione, con pagare provisioni annue in publico e in privato e fare accordi con loro con indegne condizioni; movendogli, oltre al non confidare della virtú de’ fanti propri, il conoscere che con disavvantaggio grande si fa la guerra con chi non ha che perdere.