Dodici monologhi/Il veterano al congresso: differenze tra le versioni

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Quasi per salutarlo provammo a cantargli: ''[[Fratelli d'Italia]]''.... ma ci rimase strozzata qui nella gola. Fu allora che io presi il comando della Compagnia. A venti anni, capite, ero capitano. Eh, ho fatto una bella carriera, ''ostregheta''! Fate un po’ il conto: capitano nel ’49, venti anni dopo entro dalla breccia di porta Pia col grado di tenente dei bersaglieri. Più andavo avanti e più tornavo ''indrio''! E sapete il perché? ''Perchè, non fasso per vantarme'', ho fatto tutte le campagne. Sono storie?.... È la sacrosanta verità. Entrai nell’esercito col grado di sottotenente, ma tutte le volte che Garibaldi chiamava.... buona notte, san Marco! ''Elo ciamava, e mi'' buttavo in aria berretto, filetti, carriera e via. Poi tornavo al reggimento, ma il colonnello ''me diseva'': Lei l’è una testa bruciata; lei non andrà mai avanti ed avrà dei grandi dispiaceri.
Nel ’67 s’era di guarnigione a Firenze; appena seppi che Garibaldi era riuscito a fuggire da Caprera, mi presentai al colonnello e domandai, franco, un permesso per affari di famiglia: ''Chiel a m’la cônta nen giusta! Chiel a sta per fe quaich’autra balossada!'' Non dubiti, colonnello! vado a trovare ''mi mugier che la xe'' malata, ''povareta!'' Invece feci un fagotello della sciabola, del revolver, della camicia rossa benedetta, e via col primo treno a Passo Corese. Sì, no? Al confine c’era il caos. - Garibaldi? Viene? No! - I gruppi dei volontari sparsi qua e là parevano mandre abbandonate. Bisognava vederci, mortificati, avviliti. A un tratto, ecco una carrozza di carriera. È lui! è il Generale!... Pareva una striscia di polvere - che so, una corrente elettrica - e dove passava diventavan tutti diavoli; saltavano, urlavano, alzavano i fucili e giù di corsa, cantando la {{TestoCitato|La bella Gigogin|Gigogin}}, traversavano macchie, si precipitavano per torrenti, tutti a sciami verso la carrozza del generale: Un delirio! Tanto gli ho ''tempestao'' che son riuscito a farmi metter nel battaglione di avanguardia, e marcia, marcia, siam arrivati fin sotto a Roma, a Casal de’ Pazzi. Saremo stati neppure cinquecento, ma tutti ''fioi de can''!
Il Generale ci fece accucciare lungo il ciglione d’una collina e ci disse: