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scambiava il secondo col primo. Erano errori, comuni in quel tempo non solo agli idioti, ma agli uomini stessi, che facevano professione di studi.
scambiava il secondo col primo. Erano errori, comuni in quel tempo non solo agli idioti, ma agli uomini stessi, che facevano professione di studi.


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Rimarrebbe ora a definire in qual tempo coniasse il Mariani le sette medaglie. Ch’esse fossero lavoro giovanile, non è, mi sembra, nemmeno da mettersi in dubbio, quando si pensi che all’artefice, uscito di patria, non mancarono frequenti e onorifiche commissioni, che dovevano tenerlo di continuo occupato. Vuolsi poi avvertire che la prima edizione dell’''Istoria'' del Marzari è uscita nel 1590<ref>{{Sc|Marzari}}, ''Historia di Vicenza''. In Vicenza appresso Giorgio Greco, MDLXC.<!-- sic --></ref>. Il che trae naturalmente a pensare che le medaglie non si coniassero prima di quell’anno, quando il Mariani toccava i venticinque anni. Erano forse esercizi, fatti da lui prima d’abbandonare la patria o, se vogliamo, anche le terre della Venezia, per correre altre città’ dell’Italia e fermare il suo soggiorno in Roma. Né a si fatto lavoro è a credere gli dovesse mancare qualche impulso. Fiorenti, forse allor più che mai, erano in Vicenza i casati dei Conti, dei Marano, dei Da Schio, e dei Gualdo. Perchè non si potrebbe pensare che incitamento all’opera gli si facessero le commissioni d’alcuni individui di que’ casati, o il desiderio di accaparrarsene la grazia e il patrocinio? Dirò anzi che quanto a’ Gualdo, non vuolsi nemmen sospettare che la cosa procedesse altrimenti. Basta ricordare l’intima amicizia, che legava l’artefice a Monsignor Gualdo il iuniore, il quale, pregato dallo scolare Pasquale da Vicenza, ne dettava l’epitaffio da scolpirsi sul sepolcro in Santa Susanna di Roma e ne piangeva, a un tempo, la morte con alcuni distici latini
Rimarrebbe ora a definire in qual tempo coniasse il Mariani le sette medaglie. Ch’esse fossero lavoro giovanile, non è, mi sembra, nemmeno da mettersi in dubbio, quando si pensi che all’artefice, uscito di patria, non mancarono frequenti e onorifiche commissioni, che dovevano tenerlo di continuo occupato. Vuolsi poi avvertire che la prima edizione dell’''Istoria'' del Marzari è uscita nel 1590<ref>{{Sc|Marzari}}, ''Historia di Vicenza''. In Vicenza appresso Giorgio Greco, MDLXC.<!-- sic --></ref>. Il che trae naturalmente a pensare che le medaglie non si coniassero prima di quell’anno, quando il Mariani toccava i venticinque anni. Erano forse esercizi, fatti da lui prima d’abbandonare la patria o, se vogliamo, anche le terre della Venezia, per correre altre città’ dell’Italia e fermare il suo soggiorno in Roma. Né a si fatto lavoro è a credere gli dovesse mancare qualche impulso. Fiorenti, forse allor più che mai, erano in Vicenza i casati dei Conti, dei Marano, dei Da Schio, e dei Gualdo. Perchè non si potrebbe pensare che incitamento all’opera gli si facessero le commissioni d’alcuni individui di que’ casati, o il desiderio di accaparrarsene la grazia e il patrocinio? Dirò anzi che quanto a’ Gualdo, non vuolsi nemmen sospettare che la cosa procedesse altrimenti. Basta ricordare l’intima amicizia, che legava l’artefice a Monsignor Gualdo il iuniore, il quale, pregato dallo scolare Pasquale da Vicenza, ne dettava l’epitaffio da scolpirsi sul sepolcro in Santa Susanna di Roma e ne piangeva, a un tempo, la morte con alcuni distici latini <span class="SAL">202,3,Carlomorino</span>
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