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20 | Atlantide |
<poem>O Giustìzia, ei pensò, dunque a’ più rei
Petti ed all’opre più maligne arridi? Dunque, fuor che una druda, altro non sei, Che lusinghi e, tradisci i tuoi più fidi? Anzi le grazie tue concedi a quei Che più t’insulta, e chi t’adora uccidi? E dal letto del vile a cui ti vendi, Con tardi onori i generosi offendi?
Ah, non verrai tu più dunque, o sognata
Dall’ingenuo mio core alba dí Pace, E in notte immensa, d’ogni raggio orbata, Mieterà vite umane un dio pugnace? Dunque indarno per te l’innamorata Anima ho speso, o Libertà fallace ? Dunque a questo mortai, misero gregge Sarà sempre la forza unica legge?
Così nel dubbio, come giovin suole,
Gela costui che ardea già nella fede; Quel che prima voleva, ora disvuole, E nel voler, nel disvolere eccede; Papavero ch’or ora ergeasi al sole Piega cosi del mietitore al piede; Anemone così guasto e disfatto Cade al flagel della gragnuola a un tratto.
20,3,Michiviane