Pagina:Monete inedite dell'Italia antica.djvu/10: differenze tra le versioni

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|c. galea d. stella||e. testa di vecchio calva e barbata. 4
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|e. testa di vecchio calva e barbata. <ref>Cerbero e l’''angus bicipite'' accennano ai regni di Plutone, ch’ebbe il suo tempio nella selva Ami tra lo Stige, l’Acheronte e l’Averno ({{Sc|{{AutoreCitato|Tito Livio|liv.}}}}, l. XXIII, c. 36); e la galea al dono ch’egli ottenne dai Titani (apollod.<!-- Pseudo-Apollodoro-->, ''Bibl''. c. 2, p. 8 9 ed. ''Heyas''). La stella è simbolo degli elisi, ''lugentes campi'', ove celavansi tra i mirti le anime di coloro,<br/><br/>

:. . ''quos durus amor crudeli tabe peredit''
:::({{Sc|{{AutoreCitato|Publio Virgilio Marone|virg.}}}}, ''Æneid''. l. VI, v. 442);<br/><br/>

poiché credeasi, che dopo la morte esse passassero ad abitar le stelle, siccome leggesi nell’iscrizione posta alla tomba del filosofo Dialogo in Atene ({{Sc|{{AutoreCitato|Bernardo Quaranta|quaranta}}}}, ''Iscriz. gr. di Scandr''. p. 73, e gli
autori da lui citati). La t. di ''vecchio calva'' e barbata ha gran simiglianza con quella del mostro marino ritratto in altra medaglia cumana, e creduto Egeone dal ch. {{AutoreCitato|James Millingen|Millingen}} (''o. c.'' p. 36), ma che può dirsi più verisimilmente quella di Glauco, padre di Deifobe Sibilla Cumana ({{Sc|{{AutoreCitato|Celestino Cavedoni|cavedoni}}}}, ''Spicilegio Numismatico'', p. 14).</ref>
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Tali monete non oltrepassano il quarto anno dell’olimp.
Tali monete non oltrepassano il quarto anno dell’olimp.
CX., nel quale i Cumani e que’ di Suessola ottennero la cittadinanza romana senza il suffragio, non diversamente da’ Capuani, ch’eran rimasti fedeli nella guerra de’ Latini ({{Sc|{{AutoreCitato|Tito Livio|liv.}}}}, l. VIII, c. 14).
CX., nel quale i Cumani e que’ di Suessola ottennero la cittadinanza romana senza il suffragio, non diversamente da’ Capuani, ch’eran rimasti fedeli nella guerra de’ Latini ({{Sc|{{AutoreCitato|Tito Livio|liv.}}}}, l. VIII, c. 14).



{{Centrato|NEAPOLIS in CAMPANIA.}}
{{Centrato|NEAPOLIS in CAMPANIA.}}
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La t. nella prima medaglia tanto simiglia quelle de’ didrammi di bello stile, che non esito a crederla pure della ''volucre dea'', ''οἰωνόν θεάν'' ({{Sc|{{AutoreCitato|Licofrone|lycophr}}}}., v. 721), di cui vide la statua Suida nel tempio a lei sacro (v. ''Νεάπολις''). La giovane sirena ha i capelli ravvolti dietro il capo e rattenuti da una benda; ed apparisce spirante nel volto una grazia tutta propria, quella grazia appunto che i Greci artisti accordarono alle avvenenti figliuole di Calliope e dell’Acheloo, abitatrici in pria del Peloro e poi dell’antro a Sorrento.
La t. nella prima medaglia tanto simiglia quelle de’ didrammi di bello stile, che non esito a crederla pure della ''volucre dea'', ''οἰωνόν θεάν'' ({{Sc|{{AutoreCitato|Licofrone|lycophr}}}}., v. 721), di cui vide la statua Suida nel tempio a lei sacro (v. ''Νεάπολις''). La giovane sirena ha i capelli ravvolti dietro il capo e rattenuti da una benda; ed apparisce spirante nel volto una grazia tutta propria, quella grazia appunto che i Greci artisti accordarono alle avvenenti figliuole di Calliope e dell’Acheloo, abitatrici in pria del Peloro e poi dell’antro a Sorrento.


Nell’altra la galea di Plutone è tipo assolutamente cumano,
Nell’altra la galea di Plutone è tipo assolutamente cumano, <span class="SAL">10,2,Carlomorino</span>

Cerbero e l’''angus bicipite'' accennano ai regni di Plutone, ch’ebbe il suo tempio nella selva Ami tra lo Stige, l’Acheronte e l’Averno ({{Sc|{{AutoreCitato|Tito Livio|liv.}}}}, l. XXIII, c. 36); e la galea al dono ch’egli ottenne dai Titani (apollod.<!-- Pseudo-Apollodoro-->, ''Bibl''. c. 2, p. 8 9 ed. ''Heyas''). La stella è simbolo degli elisi, ''lugentes campi'', ove celavansi
tra i mirti le anime di coloro,<br/><br/>

:. . ''quos durus amor crudeli tabe peredit''
:::({{Sc|{{AutoreCitato|Publio Virgilio Marone|virg.}}}}, ''Æneid''. l. VI, v. 442);<br/><br/>

poiché credeasi, che dopo la morte esse passassero ad abitar le stelle, siccome leggesi nell’iscrizione posta alla tomba del filosofo Dialogo in Atene ({{Sc|{{AutoreCitato|Bernardo Quaranta|quaranta}}}}, Iscriz. gr. di Scandr. p. 73, e gli
autori da lui citati). La t. di ''vecchio calva'' e barbata ha gran simiglianza con quella del mostro marino ritratto in altra medaglia cumana, e creduto Egeone dal ch. Millingen (o. c. p. 36), ma che può dirsi più verisimilmente quella di Glauco, padre di Deifobe Sibilla Cumana ({{Sc|{{AutoreCitato|Celestino Cavedoni|cavedoni}}}}, ''Spicilegio Numismatico'', p. 14).<span class="SAL">10,1,Alebot</span>