Teatro Historico di Velletri/Quali fossero le Città, e Terre de' Volsci: differenze tra le versioni

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Il sommo Monarca Dio, per dare à divedere à pazzi mortali, che tutte le cose create sono manchevoli, e che egli è solamente immutabile, hà fatto provare con chiara esperienza, che le cose più stabili del Mondo habbino havuta repentina mutatione, come s'è veduto nelle Città, Provincie, Regni, Imperij, e Monarchie; e perciò niuno dovrà maravigliarsi quando da buoni Autori si sentono registrare cose, de loro tempi che à nostri giorni non se ne sentono ne pure i nomi; onde perdono quella credenza, che ragionevolmente le si deve. Hà sperimentato il nostro Latio con tutte le genti in esso racchiuse, l'incostanza del proprio Regno, in tanto che Plinio dice, che Cinquantatre Popoli, e per consequenza Cinquantatre trà Città, e Terre, sono restati estinti, ''Ita ex antiquo Latio quinquaginta tres Populi interiere sine vestigiis'', ne pur l'ombra ve n'è restata. E nella Palude Pontina, cominciando dal Monte Circeio alla costiera del mare vi erano vintitre Città Illustri, et apporta l'autorità di Licinio Mutiano, huomo di credito, per esser stato tre volte Console, ''A Circeiis Palus Pontina est, quem locum vigintitrium Urbium fuisse Mutianus Consul prodidit''. Onde è di concludersi, che la Regione del Latio posseduta da Volsci, sia scemata de Colonie, e d'habitatori. perchè come dice Pomponio Mela, questo nostro Regno de Volsci terminava con i Marsi, Capuani, Sedicini, e Aricini. Non doverà dunque il Lettore restar maravigliato, se non haverà quella contezza di ciò, che potrebbe desiderare, perchè parte de' luoghi sono destrutti, parte n'hanno mutato il nome, e tutti hanno dato saggio, che tutte le cose sono deficienti, eccetto Dio. Sappia il Lettore, che nel descrivere le Città di questo Regno, io hò voluto usar brevità, e perciò in compendio hò scritto quanto hò trovato in Livio, Dionisio, Plinio, Strabone, Solino, Frontino e altri antichi Scrittori, quali si citaranno conforme al bisogno.
 
Cominciando con ordine Alfabetico; prima Città de' Volsci si chiamava Amiela, differenta dalla Patria di Castore, e Polluce, posta vicino à Terracina, habitata già da Laconi; ma perchè seguitavano la Setta Pitagorica, il cui insegnamento era, che non s'uccidessero Animali di qualunque sorte: furono tanto stretti osservatori di così falsa dottrina, che si lasciarono da serpenti, che ve n'erano in grandissima copia moltiplicati, mordere, avvelenare, e uccidere, onde la Città ne restò destrutta, e Plinio disse, ''Amiela à serpentibus deleta''. Altri però dicono altramente, cioè, che il precetto di tacere lo strepitostreæpito dell'armi nemiche, quale apportava spavento, e timore à Cittadini, fù caggione, che li nemici l'assalissero, e distruggessero: quindi Silio Italico disse, ''Evertere Silentia Amielæ'' e ne nacque quel Proverbio, ''Loqui volo, nam scio Amielas tacendo periisse''.
 
Ansure, per altro nome detta Terracina, e Trachina, per dove scorre il fiume Ufente, dice Vibio Sequestro, ''Ufens Terracinæ proximus''. Questa Città fù presa in giorno di festa da Fabio Ambusto per mancanza di Sentinella, ò Guardia; ma con molto fastidio, per la fortezza del sito: se ben poco doppo, ritrovandosi le Guardie de' Romani più intente à negotij mercantili, che ad esercitij militari, e ricettando liberamente i Mercanti Volsci, che certo à tal fine moltiplicavano, furono le Sentinelle ingannate, e li soldati oppressi. E' stata Città celebre, e come dice il Mazzella, edificata da Ansure figlio di Giove Belo, à cui si facevano sacrificij, anzi fù detta ''Anxur'', dall'istesso, che ivi fanciullo, e sbarbato si adorava.
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Clostra fù un Castello, di cui fà mentione Plinio, e stava vicino alla bocca del fiume Ninfeo, cosi dice il Cluerio, ''Clostra propè Ostium fuere Nimphei fluvÿ''.
 
Cora chiamata Città da Servio, della quale fa mentione Giulio Ossequente, e la chiama Caura, narrando che dal suo seno scaturissero rivi di sangue, ''Appio Claudio, & Publio Metello Consulibus, Cauræ sanguinis rivi e terra fluxerunt''. Plinio la registra edificata da Dardano Troiano: non intendo però per questo Dardano il fratello di Iasio, perchè (accostandomi per adesso al parer del Poeta) con poca accortezza haverebbe detto Vergilio, che Anchise mostrasse ad Enea suo figlio frà le future Città, che fabricar dovevano i suoi Troiani, e successori, e vi fosse anche Cora, dicendo