Decameron/Giornata quinta/Conclusione: differenze tra le versioni
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Essendo adunque la novella di Dioneo finita, meno per vergogna dalle donne risa che per poco diletto, e la reina conoscendo che il fine del suo reggimento era venuto, levatasi in piè e trattasi la corona dello alloro, quella piacevolmente mise in capo ad Elissa, dicendole:
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Dioneo, udendo questo, lasciate star le ciance, presta mente in cotal guisa cominciò a cantare:
<poem>
che move dà begli occhi di costei,
▲Amor, la vaga luce,</ br>
che
▲servo m'ha fatto di te e di lei.</ br>
▲Mosse dà suoi begli occhi lo splendore,</ br>
▲per li miei trapassando;</ br>
▲e quanto fosse grande il tuo valore,</ br>
▲il bel viso di lei mi fè palese;</ br>
▲il quale immaginando,</ br>
▲mi sentii gir legando</ br>
▲ogni virtù e sottoporla a lei,</ br>
▲fatta nuova cagion de' sospir miei.</ br>
Così de' tuoi adunque divenuto
son, signor caro, e ubbidiente aspetto
dal tuo poter merzede;
ma non so ben se 'ntero è conosciuto
l'alto disio che messo m'hai nel petto,
né la mia intera fede,
da costei che possiede
sì la mia mente, che io non torrei
pace, fuor che da essa, né vorrei.
Per ch'io ti priego, dolce signor mio,
che gliel dimostri, e faccile sentire
alquanto del tuo foco
in servigio di me, ché vedi ch'io
già mi consumo amando, e nel martire
mi sfaccio a poco a poco;
e poi, quando fia loco,
me raccomanda a lei, come tu dei,
ché teco a farlo volentier verrei.
</ Da poi che Dioneo, tacendo, mostrò la sua canzone esser finita, fece la reina assai dell'altre dire, avendo nondimeno commendata molto quella di Dioneo. Ma, poi che alquanto della notte fu trapassata, e la reina sentendo già il caldo del dì esser vinto dalla freschezza della notte, comandò che ciascuno infino al dì seguente a suo piacere s'andasse a riposare.
Finisce la quinta giornata del Decameron
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