Pagina:Le confessioni di un ottuagenario I.djvu/408: differenze tra le versioni

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“Povero me!” pensai “certo che io ho molte colpe sulla coscienza, perché mi sento oggi piú miseramente infelice che uomo alcuno al mondo non possa essere”.
“Povero me!” pensai “certo che io ho molte colpe sulla coscienza, perché mi sento oggi piú miseramente infelice che uomo alcuno al mondo non possa essere”.


Sí, ve lo giuro, feci un esame di coscienza cosí sottile, cosí scrupoloso che non fu senza merito per essere stato il primo: colla nozione imperfettissima ch'io aveva delle leggi morali, ho paura che me ne passassi buona piú d'una, ma anche mi rampognai di cose per sé innocentissime; come per esempio d'essermi sempre rifiutato a stringer amicizia coi figliuoli di Fulgenzio e di serbar poca gratitudine alla signora Contessa. Il primo peccato lo ascriveva a superbia, ed era antipatia pura e semplice; del secondo accagionava il mio cattivo animo, ma tutta la colpa l'aveva la memoria tenace della mia povera zazzera, tanto ingiustamente martorizzata. Intanto, quello che piú importa, non m'illusi punto sul mio peccataccio piú grosso, su quello sfrenato amore per la Pisana, il quale mi si scoprí d'un tratto alla coscienza in tutta la sua bestiale salvatichezza. Io aveva amato la Pisana fino da piccino! Ottimamente! Fin da piccino avea sognato con essolei un amore da uomo! Cose compatibili in un ragazzo che ragiona coi piedi! - Giovinetto e già ragionevole e malizioso oltre il bisogno, avea persistito in quella bizzarria fanciullesca. - Male, signor Carlino! Ecco il primo scappuccio dopo il quale vengono gli altri, come le ventidue lettere dell'alfabeto dopo la prima. La ragione doveva avvertirmi ch'
Sí, ve lo giuro, feci un esame di coscienza cosí sottile, cosí scrupoloso che non fu senza merito per essere stato il primo: colla nozione imperfettissima ch’io aveva delle leggi morali, ho paura che me ne passassi buona piú d’una, ma anche mi rampognai di cose per sé innocentissime; come per esempio d’essermi sempre rifiutato a stringer amicizia coi figliuoli di Fulgenzio e di serbar poca gratitudine alla signora Contessa. Il primo peccato lo ascriveva a superbia, ed era antipatia pura e semplice; del secondo accagionava il mio cattivo animo, ma tutta la colpa l’aveva la memoria tenace della mia povera zazzera, tanto ingiustamente martorizzata. Intanto, quello che piú importa, non m’illusi punto sul mio peccataccio piú grosso, su quello sfrenato amore per la Pisana, il quale mi si scoprí d’un tratto alla coscienza in tutta la sua bestiale salvatichezza. Io aveva amato la Pisana fino da piccino! Ottimamente! Fin da piccino avea sognato con essolei un amore da uomo! Cose compatibili in un ragazzo che ragiona coi piedi! - Giovinetto e già ragionevole e malizioso oltre il bisogno, avea persistito in quella bizzarria fanciullesca. - Male, signor Carlino! Ecco il primo scappuccio dopo il quale vengono gli altri, come le ventidue lettere dell’alfabeto dopo la prima. La ragione doveva avvertirmi ch’