Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/20: differenze tra le versioni

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Versione delle 19:31, 19 feb 2011

Vidi Eridano e Tebro: i colli ascesi
Di Partenope: piansi in sulle tombe
Della gloria caduta e non risorta,
Se tu non fossi, o Galileo, che torni
L’inconscia Italia a’ suoi regali onori,
E coll’omero atlantico la porta
Del profondo universo apri a’ mortali.”

     Lagrimando al garzon stese la mano
L’inclito vecchio. Su marmoreo seggio,
Cui fean spalliera gelsomini e lauri,
Taciturni si assisero. Di flutti
Tal riverso non fia; non tal di spume
Tempestoso bollor, quando i due mari,
Che la sabbia d’Egitto ancor divide,
L’onde discordi mesceranno insieme,
E sul desco de’ popoli il tributo
Porran d’avversi climi Orto ed Occaso;
Come i due Grandi de’ sublimi sensi
E de’ pensier la rattenuta piena
Insieme allor confusero. Si trasse
In disparte Maria: dissimulando
E d’aiuola in aiuola il piè movendo,
Come di fiori a far ghirlande intesa.
Inavvertita dileguò. “T’accosta,
L’Italo disse, a me più presso, e nudo
Aprimi il ver. Son io creduto ancora?
Fra i magnanimi pochi a cui rifulse