Divina Commedia/Inferno/Canto V: differenze tra le versioni

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{{Qualità|avz=100%|data=13 febbraio 2008|arg=Poemi}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Divina Commedia/Inferno|Inferno]]<br />Canto quinto|prec=../Canto IV|succ=../Canto VI}}
 
{{capitolo
''Canto quinto, nel quale mostra del secondo cerchio de l'infernol’inferno, e tratta de la pena del vizio de la lussuria ne la persona di più famosi gentili uomini.''
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''Canto quinto, nel quale mostra del secondo cerchio de l'inferno, e tratta de la pena del vizio de la lussuria ne la persona di più famosi gentili uomini.''
 
<poem>
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Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l'intratal’intrata;
giudica e manda secondo ch'avvinghiach’avvinghia. {{R|6}}
 
Dico che quando l'animal’anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata {{R|9}}
 
vede qual loco d'infernod’inferno è da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa. {{R|12}}
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"O tu che vieni al doloroso ospizio",
disse Minòs a me quando mi vide,
lasciando l'attol’atto di cotanto offizio, {{R|18}}
 
"guarda com'entricom’entri e di cui tu ti fide;
non t'ingannit’inganni l'ampiezzal’ampiezza de l'intrarel’intrare!".
E 'l’l duca mio a lui: "Perché pur gride? {{R|21}}
 
Non impedir lo suo fatale andare:
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là dove molto pianto mi percuote. {{R|27}}
 
Io venni in loco d'ogned’ogne luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti è combattuto. {{R|30}}
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bestemmian quivi la virtù divina. {{R|36}}
 
Intesi ch'ach’a così fatto tormento
enno dannati i peccator carnali,
che la ragion sommettono al talento. {{R|39}}
 
E come li stornei ne portan l'alil’ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali {{R|42}}
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E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid'iovid’io venir, traendo guai, {{R|48}}
 
ombre portate da la detta briga;
per ch'i'ch’i’ dissi: "Maestro, chi son quelle
genti che l'aural’aura nera sì gastiga?". {{R|51}}
 
"{{§|La prima di color di cui novelle|La prima di color di cui novelle
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per tòrre il biasmo in che era condotta. {{R|57}}
 
Ell'èEll’è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
tenne la terra che 'l’l Soldan corregge. {{R|60}}
 
L'altraL’altra è colei che s'ancises’ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
poi è Cleopatràs lussurïosa.}} {{R|63}}
 
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi 'l’l grande Achille,
che con amore al fine combatteo. {{R|66}}
 
Vedi Parìs, Tristano"; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
ch'amorch’amor di nostra vita dipartille. {{R|69}}
 
Poscia ch'ioch’io ebbi 'l’l mio dottore udito
nomar le donne antiche e ' cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito. {{R|72}}
 
I'I’ cominciai: "Poeta, volontieri
parlerei a quei due che 'nsieme’nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri". {{R|75}}
 
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Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: "O anime affannate,
venite a noi parlar, s'altris’altri nol niega!". {{R|81}}
 
Quali colombe dal disio chiamate
con l'alil’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l'aerel’aere, dal voler portate; {{R|84}}
 
cotali uscir de la schiera ov'èov’è Dido,
a noi venendo per l'aerel’aere maligno,
sì forte fu l'affettüosol’affettüoso grido. {{R|87}}
 
"O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l'aerel’aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno, {{R|90}}
 
se fosse amico il re de l'universol’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c'c’ hai pietà del nostro mal perverso. {{R|93}}
 
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che 'l’l vento, come fa, ci tace. {{R|96}}
 
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove 'l’l Po discende
per aver pace co'co’ seguaci sui. {{R|99}}
 
{{§|Amor|Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
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che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. {{R|102}}
 
Amor, ch'ach’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandonam’abbandona. {{R|105}}
 
Amor condusse noi ad una morte.
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Queste parole da lor ci fuor porte. {{R|108}}
 
Quand'ioQuand’io intesi quell'animequell’anime offense,
china'china’ il viso, e tanto il tenni basso,
fin che 'l’l poeta mi disse: "Che pense?". {{R|111}}
 
Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso,
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menò costoro al doloroso passo!". {{R|114}}
 
Poi mi rivolsi a loro e parla'parla’ io,
e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio. {{R|117}}
 
Ma dimmi: al tempo d'id’i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?". {{R|120}}
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ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.}} {{R|123}}
 
Ma s'as’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice. {{R|126}}
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la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante". {{R|138}}
 
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===== Altri progetti =====
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[[en:The Divine Comedy/Inferno/Canto V]]