Sulle strade ferrate nello Stato pontificio: differenze tra le versioni
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Il chiarissimo Conte Ilarione Petitti, a persuadere la tanto bramata ''fusione
Questa minaccia non nuova, perchè facevasi da molto tempo circolare nel volgo per bocca della società Nazionale, proferita dal Sig.<small>r</small> Conte, diviene terribile; poichè gli uomini, che facilmente si piegano
▲Il chiarissimo Conte Ilarione Petitti, a persuadere la tanto bramata ''fusione d'interessi'' fra la Società Nazionale e la Bolognese, pubblicava non ha guari nel giornale ''le strade ferrate'' N.° 25. alcune ''avvertenze speciali necessarie nell'ordinamento delle concessioni di strade ferrate''; avvertenze che la stessa Società Nazionale riproduceva nel suo giornale ''La locomotiva n.''° 2. Partendo dal principio che non tutti i tronchi delle linee ferrate, di cui il Governo Pontificio ha permessa la costruzione, sono per riuscire utili agli azionisti, ma taluna utilissima, altra mediocre, quale cattiva, qual pessima, argomenta che ''se voglionsi aver davvero le ideate linee, o si concederanno tutte'' AD UNA SOLA SOCIETA' ''che faccia patti migliori, o non si avranno per certo: perchè conceduta, per sperato od ambito favore, la sola linea eccellente ad una società, lasciando che altre società pensino a procurarsi le altre tre linee, ne avverrà sicuramente che la detta linea eccellente frutterà de' bei quattrini ai suoi azionisti, e sarà uno dei migliori investimenti di capitali che possano idearsi; ma ne avverrà contemporaneamente (a) che le altre tre linee, o non troveranno avventori, o se li troveranno, saran di quei giuocatori sopraccennati, i quali penseranno più all'agiotaggio che al far la strada (b): ondechè Roma, la città santa, la capitale dello Stato, può esser certa che rimarrà senza strade ferrate, le quali mettano capo ad essa; ne mai andrà con una via ferrata in Ancona ed a Civitavecchia, suoi empori marittimi, cui pur tanto le preme, e con ragione, di aver pronta, facile e men costosa comunicazione''.
Concediamo al nostro illustre contraddittore che la linea da Bologna ad Ancona sia eminentemente utile: ammettiamo, limitatamente però in ragione delle difficoltà e della grave spesa, che quella da Ancona a Roma sia, nello stato attuale delle cose, di qualche dubbiezza, non mai, come egli la predica, assolutamente ''cattiva'': diciamo conveniente e buona quella da Roma a Ceprano: e buona proclamiamo
▲Questa minaccia non nuova, perchè facevasi da molto tempo circolare nel volgo per bocca della società Nazionale, proferita dal Sig.<small>r</small> Conte, diviene terribile; poichè gli uomini, che facilmente si piegano all'autorità dei nomi senz'altra indagine, riceveranno quest'opinione come una verità di fatto da non potersi revocare in dubbio, e si alieneranno dal concorrere ad un'opera di tanta utilità per lo Stato e CHE TANTO PREME E CON RAGIONE A ROMA. Perciò reputando noi che l'assertiva del Sig.<small>r</small> Conte sia in gran parte non giusta e non vera: e, ció che più monta, dannosa al bene generale; ci crediamo in dovere di porla in discussione, noi che sebbene nè profondamente né superficialmente istruiti nelle scienze economiche e nelle teorie delle strade ferrate pure abbiamo forse una maggiore pratica conoscenza dei luoghi, dei rapporti, dei movimenti commerciali esistenti e sperabili: elementi tutti che sono indispensabili a statuire un retto e pesato giudizio sulla utilità di una strada. E ció facciamo tanto più volontieri, inquanto che usi sin dalla nostra gioventù a non giurare ''in verba Magistri'', ma a cedere alle ''ragioni'', non ci sembra di mancare al rispetto dovuto al nomee del dotto scrittore se combattiamo una sua mera ''opinione'', d'altronde non basata sopra fatti e dimostrazioni, ma soltanto sull' ''intimo convincimento'', il quale non fu giammai solido argomento per alcuno che voglia e sappia ragionare colla testa sua.
Prima però di entrare in discussione, noi chiederemo a chiunque abbia fiore di senno se, posto vero essere la strada da Ancona a Roma ''cattiva, mediocre'' quella da Roma a Napoli, pessima quella da Roma a Civitavecchia, abbia veramente il Sig.<small>r</small> Conte, come si persuade, fatta opera ''di buon cittadino Italiano'' spargendo
▲Concediamo al nostro illustre contraddittore che la linea da Bologna ad Ancona sia eminentemente utile: ammettiamo, limitatamente però in ragione delle difficoltà e della grave spesa, che quella da Ancona a Roma sia, nello stato attuale delle cose, di qualche dubbiezza, non mai, come egli la predica, assolutamente ''cattiva'': diciamo conveniente e buona quella da Roma a Ceprano: e buona proclamiamo l'altra da Roma a Civitavecchia, contro cui bandisce egli la crociata. Inquanto alla ''prima'', essendo di conforme sentenza, non spenderemo parola; circa la ''seconda'' e la ''terza'', poche cose diremo, perchè lo stesso Sig.<small>r</small> Petitti ci somministra le armi a combatterlo; esporremo i fatti che ci sembrano giustificare la ''quarta''.
Noi abbiamo sempre estimato, essere officio delle scienze economiche lo statuire i modi da procacciare utilità non ai privati, ma al pubblico; di occuparsi del bene
▲Prima però di entrare in discussione, noi chiederemo a chiunque abbia fiore di senno se, posto vero essere la strada da Ancona a Roma ''cattiva, mediocre'' quella da Roma a Napoli, pessima quella da Roma a Civitavecchia, abbia veramente il Sig.<small>r</small> Conte, come si persuade, fatta opera ''di buon cittadino Italiano'' spargendo l'allarme, spaventando gli azionisti, e specialmente gli esteri che non improbabilmente sarebbero accorsi coi loro capitali alla grand'opera; e finalmente se la proposta fusione delle società sia vero ed efficace rimedio al supposto male.
Egli però, dirassi, manifestando il male suggerì prontamente il rimedio, il quale sta nel cumulare
▲Noi abbiamo sempre estimato, essere officio delle scienze economiche lo statuire i modi da procacciare utilità non ai privati, ma al pubblico; di occuparsi del bene dell'universale, non di quello dei singoli; e questo officio ravvisiamo chiaramente nei principj della scienza, i quali proclamando utile al bene pubblico la produzione, insegnano essere grandi produttori non solo gl'industri, ma i ''dissipatori'' eziandio, e improduttore soltanto ''l'avaro'': il che certo non affermerebbero se alla privata utilità mirassero, poichè questa esige economia, parsimonia. Ora se la costruzione delle strade in discorso fosse per essere disutile a chi 1'intraprende, utilissima all'universale; l'economista, mirando al bene di questo che dee certamente prevalere su quello, non dovrebbe contraddire alla sua missione, alienando i singoli da un opera che, dannosa ad essi, è utile a tutti; altrimenti lasciato l'officio di pubblico ''economista'', assumerà quello di ''economo'' dei privati. Nè si dica essere il danno di un cittadino danno dello Stato, per la ragione che il danno della parte torna a danno dell'intiero; perché risponderemmo, che essendo il danno dei singoli produttore ''di utilità'' all'universale, il risultato è utilità, non danno. Ma comunque le strade ferrate abbiano a riuscire dannose a chi le costruisce, utili sono sempre allo Stato, e giovano alla utilità generale (della qual verità non è chi dubiti): dunque col proclamare dannose agli azionisti le strade di cui si tratta, il Sig.<small>r</small> Conte non fece ''atto di buon cittadino''; perchè fece ció che, utile ai privati, sarebbe dannoso all'universale.
Noi siamo di avviso, che quando le cose stessero come dal Sig.<small>r</small> Conte si dicono; quando la strada da Ancona a Roma fosse veramente cattiva ed agli azionisti dannosa, mediocre e di non adeguato compenso quella da Roma a Napoli, pessima
▲Egli però, dirassi, manifestando il male suggerì prontamente il rimedio, il quale sta nel cumulare gl'interessi buoni ai cattivi, tutte le linee in una sola fondendo; poichè partecipando il bene ed il male di ciascuna linea a tutte, tutte vengono ad essere poste in egual condizione per rispetto ai risultati: e questo si fù il lodevole scopo che l'illustre scrittore si propose. Con sua buona pace pero a Noi sembra che la cosa debba procedere assai diversamente: ed ecco le ragioni che a così opinare ci si presentano.
E questo nostro argomento è si vero, che avendo la Società Nazionale divísato di TUTTE eseguire le strade approvate, e ben conoscendo che le inclinazioni dei sudditi Pontificj erano intese più alla particolare carità del luogo natío che a quella generale di tutto lo Stato, e che quindi tutti si sarebbero mostrati ritrosi a prendere azioni nella totalità delle linee, acconsentì che le obbligazioni di ognuno volgessero ad una linea piuttosto che ad altra; fatto diametralmente opposto a quella fusione
▲Noi siamo di avviso, che quando le cose stessero come dal Sig.<small>r</small> Conte si dicono; quando la strada da Ancona a Roma fosse veramente cattiva ed agli azionisti dannosa, mediocre e di non adeguato compenso quella da Roma a Napoli, pessima l'altra da Roma a Civitavecchia; di leggieri si persuaderebbe ognuno che, per quanto utile volesse credersi quella da Bologrna ad Ancona, non la reputerebbe mai tale da riparare il danno gravissimo delle altre. Che ''duecento'' Kilometri circa di strada quant'è la Bolognese, dovrebbero sorreggere e bilanciare il prodotto di altri ''quattrocento novanta'' Kilometri, dei quali soli 144. mediocri e tali da non dare guadagno, ma solo ''un frutto non del tutto adeguato alla spesa''. Quindi gli uomini che anche in questo filosofico secolo, in cui grande è il gridare al pubblico bene, alla carità di patria, all'abnegazione del municipalisino, dei privati interessi, non sanno rinegare se stessi, ed anche coloro che più levan alto la voce, sono = ''ignava opera, philosopha sententia'' = quando fossero persuasi, sia per veri sia per fallaci computi, che le viste di guadagno sono per lo meno paralizzate, o rese, anche dubbiosamente, meschine, e tali da non presentare allettamento di guadagno, non vorrebbero per fermo ingolfarsi in opere in cui il timore di perdita non sia da grandi speranze compensato. Perlocchè coloro che prima sarebbero corsi animosamente a procurare il pubblico bene nella vista di giovare al particolare interesse, disanimati da quei spauracchi tanto più grandi quanto più partono da stimabili persone, si ristaranno atterriti. Nè saranno adescati dall'idea che il largo guadagno fornito dalla linea eccellente di Bologna ad Ancona, renderà in massa un'adeguato profitto anche per le non buone e pessime; perchè se avran letta l'opera del Sig.<small>r</small> Petitti, avranno ravvisato alla pag.<small>a</small> 328 in fine il conte egli estima il vero prodotto di quella linea Bolognese MOLTO INFERIORE AL TROPPO LARGAMENTE PRESUNTO dai promotori dell'UNDICI PER CENTO; abbenchè creda ''alla futura massima prosperità di codesta strada'', QUANDO PERO' SOLTANTO gl' ''ideati probabili suoi protendimenti nella superiore Italia saranno attuati'': e come intanto e ''finché ciò siegua la strada medesima'' sia da lui reputata ''d'ordine secondario'' e capace soltanto a dare ''prodotti sufficienti a porgere frutto'' ADEGUATO DEL CAPITALE PER ESSA SPESO; sebbene poco di poi (alla pag.<small>a</small> 332. in principio) egli pone in FORSE questo ''adeguato sufficiente compenso''. Per le quali cose chi, connettendo queste idee del chiarissimo autore, si disanimasse dal concorrere alla grandiosa opera di attuare tutte in una le linee in discorso, non sarebbe a beffarsi; essendochè il NIEGATO prodotto dell' ''undici per cento'' sulla linea Bolognese non potrebbe, anche ammesso, sopperire a conguagliare la perdita dall'autore stesso proclamata nella ''cattiva'' linea da Ancona a Roma, e nella ''pessima'' da Roma a Civitavecchia, quand'anche non perdente si consideri quella da ''Ceprano a Roma''. Dal che verrebbe che, per ovviare al preteso timore che una sola (la buona) delle linee venga attuata, unendola alle altre proclamate cattive, neppur quella otterrebbe attendenti. E cosi il rimedio sarebbe peggiore del male.
Egli è vero; grandissima utilità verrebbe allo Stato Pontificio se tutte le linee, che la Sovrana saggezza ha autorizzate, fossero insiememente attuate. E diremo di piú essere inconveniente, specialmente a Roma, se la sola linea da Bologna ad Ancona si attuasse; essendochè non è
▲E questo nostro argomento è si vero, che avendo la Società Nazionale divísato di TUTTE eseguire le strade approvate, e ben conoscendo che le inclinazioni dei sudditi Pontificj erano intese più alla particolare carità del luogo natío che a quella generale di tutto lo Stato, e che quindi tutti si sarebbero mostrati ritrosi a prendere azioni nella totalità delle linee, acconsentì che le obbligazioni di ognuno volgessero ad una linea piuttosto che ad altra; fatto diametralmente opposto a quella fusione d'interessi, che più tardi volle raccomandata alla dotta penna del Sig.<small>r</small> Petitti, ed alla sua mediazione. Quindi ove questa fusione avvenisse, mentre avrebbe luogo una quarta o quinta metamorfosi della Società sudetta, poichè le converrebbe (come giustamente osserva il Sig.<small>r</small> Petitti) licenziare tutti gli attuali sottoscrittori di azioni; si vedrebbe manifestamente e col fatto quanti frà essi cangerebber d'idea.
Ma quando pure un rimedio volesse apporsi al male, noi crediamo che la Notificazione del 7. Novembre 1846. lo suggerisca, senza ricorrere alla fusione
▲Egli è vero; grandissima utilità verrebbe allo Stato Pontificio se tutte le linee, che la Sovrana saggezza ha autorizzate, fossero insiememente attuate. E diremo di piú essere inconveniente, specialmente a Roma, se la sola linea da Bologna ad Ancona si attuasse; essendochè non è dell'interesse dei governati e dei governanti, che talune provincie abbiano comunicazione ferrata fra loro e coll'estero prima di averla colla Capitale. Ma poichè reputiamo l'esser male peggiore che ''niuna'' strada si faccia; ed opera crudele, insidiosa, ingiusta il privare una provincia di quel bene che può avere, solo perchè altre provincie nol possono avere del pari; quando fosse pur vero che le altre strade nè ora nè poi potessero farsi per essere, come si pretende, di utilità nessuna, anzi di perdita agl'imprenditori, nè potervi provvedere il pubblico erario; noi saremmo inclinati a sopportare quel male che torna in vantaggio de' nostri fratelli, ed attendere che le circostanze e l'incremento del commercio e della ricchezza incoraggino a completare le altre, o che le cangiate condizioni del pubblico erario lo pongano in grado di fare per la utilità pubblica un pubblico sacrifizio. Quindi ci sembra, che nella peggiore ipotesi si dovrebbe gioire che venisse attuata la sola strada da Bologna ad Ancona, anzichè non averne alcuna; perchè è sempre meglio avere qualche cosa, piuttosto che nulla.
Ma quando questa misura avesse mai ad alienare
▲Ma quando pure un rimedio volesse apporsi al male, noi crediamo che la Notificazione del 7. Novembre 1846. lo suggerisca, senza ricorrere alla fusione d'interessi di quelle Società che esistono; fusione che reputiamo difficilissima ad avvenire e di non felice risultato. Di fatti, sembra a noi che non senza un perchè ed una grave ragione la saviezza dell'ottimo Principe che ci governa, e dell'Eccellentissima Commissione consultiva delle strade ferrate da Esso creata, abbia distinte le strade da attivarsi in linee, ed una linea considerata dall'altra disgiunta ed indipendente. Quindi mentre da Ceprano a Roma, da questa ad Anzio ed a Civitavecchia tre separate e distinte linee formava, una sola considerava in quel tratto = ''che da Roma, corrono i luoghi più popolosi dell'Umbria, com'è principalmente Foligno e la valle del fiume Potenza mette in Ancona, e quindi da Ancona a Bologna seguendo le tracce della via Flaminia Emilia''. = E giustamente: imperciocchè dovendo partire le linee della rete stradale dalla Capitale come raggi dal centro alla periferia, non sarebbesi potuta considerare divisa in due la linea da Roma a Bologna. Ciò posto, non sarebbe nè ingiusto né grave se il Governo, il quale ha autorizzati i concorrenti a dimandare la concessione di ''una'' o ''più linee'', non di ''parte'' di una linea (art.° II. 1.° allinea), ed ha tutto l'interesse che Bologna, estremità di quel più lungo raggio, non sia disgiunta dalla Capitale, niegasse la concessione di quella linea a chi intieramente non la richiedesse, ma ne volesse ''una parte''. Nè, dissi, questa misura sarebbe forse gravosa: imperciocchè se la utilità certa che esiste nel condurre il tratto da Ancona a Bologna non potrebbe, come avvertimmo, bilanciare il supposto danno delle altre tre linee; sarebbe probabile che il potesse in quel tratto da Ancona a Roma, il quale, come vedremo frà poco, non è tale quale ora si predica.
Noi queste cose abbiam dette nella ipotesi che le linee da Ancona a Roma, da Roma a Napoli, da Roma a Civitavecchia siano, quali il Sig.<small>r</small> Petitti le predica, cattiva, mediocre, pessima. Ci perdoni però
▲Ma quando questa misura avesse mai ad alienare l'animo della Società Bolognese, in guisa che per non attuare il tratto da Ancona a Roma dovesse rimanere ineseguito anche quello da Ancona a Bologna, nè altri per l'intera linea assumesse l'impegno; lo diremo ancora, sarebbe men male, perché una parte dello stato godrebbe di quel benefizio, e sarebbe a sperarsi che, attuato quel tratto, l'esempio, la gara, l'esperienza, animassero a proseguire l'opera. Chè anzi reputiamo ineseguibile 1'idea e la voglia di attuare tutte ad un tratto le linee, anzichè farle gradatamente a poco alla volta, siccome vediamo essersi praticato dalle altre nazioni, ed anche da quelle che hanno mezzi possenti che noi non abbiamo. Imperciocchè ''in un paese dove molti capitali possono essere per diffidenza nascosti; dove ancora non si è sviluppato lo spirito di associazione; dove le imprese commerciali ebber finora poco campo ad esercitarsi'' (Petitti ''Esame sulla Sovrana provvidenza che concerne l'ordinamento delle strade ferrate negli Stati Pontifci''. Gior. le strade ferrate N.° 18.): e noi aggiungeremo, dove il numerario ozioso non soprabbonda, e sottrarlo alle industrie esistenti sarebbe pericoloso ed imprudente; dove celebrati Economisti si piacciono di spaventare gli azionisti: non è sperabile che tanti capitali si assebrino in una volta; checchè possa sperarsi sulla giornaliera economía di cinque bajocchi e mezzo. Nè sarebbe follia il credere che se anzi le linee si spezzassero, e si concedessero brevi tratte a società composte di persone aventi particolare interesse di attuarle, ''quel nostro vecchio tarlo del Municipalismo'', come il Sig.<small>r</small> Petitti lo chiama, si volgerebbe in bene; perchè ogni municipio, ogni provincia, desta all'amore di patria, farebbe suoi sforzi per procacciarsi il vantaggio di avere la strada ferrata. Ma i nostri Economisti (che a guisa dei Romanzieri, van sognando gli uomini eroi, e gridano ''protezionisti, oscurantisti'' coloro che vedono l'uomo nell'uomo, e lo giudicano secondo l'inferma natura di lui, e ne traggono le conseguenze che sono della sua essenza, de' suoi principj) predicano fusione, opere gigantesche, tutto... per poi far che? Nulla.
Per rispetto alle linee da Roma ad Ancona, e da Roma a Napoli, noi ci varremo del ben diverso parere che lo stesso Sig.<small>r</small> Petitti ne diede nella sua celebratissima opera. Alla pagina 365., parlando della prima, egli diceva = ''non è da dubitare che sia'' UTILISSIMA ''ad avvivare il commercio interno dello Stato Pontificio e contribuiré ad assicurare
▲Noi queste cose abbiam dette nella ipotesi che le linee da Ancona a Roma, da Roma a Napoli, da Roma a Civitavecchia siano, quali il Sig.<small>r</small> Petitti le predica, cattiva, mediocre, pessima. Ci perdoni però l'illustre scrittore se non siamo del medesimo avviso.
Dicasi lo stesso per rispetto alla linea da Roma a Napoli, che il dotto scrittore proclamò già CONVENIENTISSIMA, ''sia che proseguasi la strada da Capua a Gaeta per le paludi Pontine, o sia che si preferisca, come par píù espediente, la via per Ceprano più amena, più sana e più popolata; perlocchè due gran centri di popolazione, come sono le dette capitali da innumerevoli forastieri visitate, promettono''
▲Per rispetto alle linee da Roma ad Ancona, e da Roma a Napoli, noi ci varremo del ben diverso parere che lo stesso Sig.<small>r</small> Petitti ne diede nella sua celebratissima opera. Alla pagina 365., parlando della prima, egli diceva = ''non è da dubitare che sia'' UTILISSIMA ''ad avvivare il commercio interno dello Stato Pontificio e contribuiré ad assicurare l'indicata non interrotta comunicazione dell'Oltre l'Alpi all'Oriente lungo l'intiera penisola.'' = Non essendoci permesso di sospettare in tant'uomo una contraddizione, ci sarebbe stato caro di udire per quali nuove cagioni egli siasi ricreduto, ed abbia oggi dichiarata ''cattiva'' quella strada che disse già ''utilissima''; essendochè le ora addotte ''delle opere difficilissime, della lunghezza, della popolazione in qualche tratto numerosa si, ma in altra scarsa anzi che no, della non grande copia di merci e prodotti, collo scarso commercio'', sono cagioni che già esistevano, e che certamente non ignorava, quando diede diversa sentenza. Nè si objetti che l'utilità, di cui egli ragionava, riferivasi al bene universale dello Stato, quandochè il suo giudizio oggi riguarda alla sola utilità degli azionisti; imperciocchè il Sig.<small>r</small> Conte non è uomo da porre in non cale, che quella strada quando fosse ''utilissima ad avvivare il commercio interno dello Stato, ed alla comunicazione dell'Oltre l'Alpi'', utilissima eziandîo sarebbe agl'imprenditori di essa. Che gli azionisti di una strada ferrata, non deggiono arrestarsi a calcolare il presente, ma basarsi sugli elementi che esistono atti ad influenzare in futuro; e poche sono le strade, anzi nessuna, sulle quali possa basarsi un calcolo presente e di fatto, piuttostochè prudenzialmente sperabile. Ma se la strada fra Ancona e Roma, a parere del dotto scrittore, avviverà il commercio interno ed assicurerà la comunicazione dell'Oltre l'Alpi all'Oriente lungo l'intera penisola; comunicazione che al dire dello stesso autore, equivale a quella ''del commercio'' di DI TUTTA L'EUROPA COLL'ORIENTE (pag.<small>a</small> 350.) e per la quale nella di lui patria si prepara l'immensa opera di forare le Alpi; è evidente che tanta sarà la frequenza di passeggieri e di merci in questa strada, da non poter dubitare che sia per dare agl'imprenditori conveniente ed adequato profitto. Arroge che egli non calcolò gli effetti utilissimi della unione dei due mari, non perchè a senso del chiarissimo Sig.<small>r</small> Marchese Potenziani (Contemporaneo N.° 5. ) non siano per esistere; ma perchè avendo donato quel vantaggio a Livorno, disse inutile quest'altra congiunzione. Or come adunque, cangiato parere asserisce doversi riconoscere questa linea anche ''dai meno veggenti per una linea cattiva?''
Non entreremo in dettagli per difendere le troppo calunniate strade da Roma ad Ancona, da Ceprano a Roma; essendochè ci è sembrata gravissima e bastante difesa lo addurre ció che lo stesso Sig.<small>r</small> Petitti ne ragionava quando, con animo tranquillo, con mente non guidata da spirito di partito e da raccomandazioni private, ne giudicava. Diverso modo terremo per rispetto alla povera strada da Roma a Civitavecchia, poichè per questa il suo giudizio fu sempre avverso; ed ora, non senza qualche dose di bile, alla perdizione
▲Dicasi lo stesso per rispetto alla linea da Roma a Napoli, che il dotto scrittore proclamò già CONVENIENTISSIMA, ''sia che proseguasi la strada da Capua a Gaeta per le paludi Pontine, o sia che si preferisca, come par píù espediente, la via per Ceprano più amena, più sana e più popolata; perlocchè due gran centri di popolazione, come sono le dette capitali da innumerevoli forastieri visitate, promettono'' ALL'IMPRESA UN ADEGUANTO PROVENTO, ''ed inoltre assicurano la più volte accennata continuazione delta linea diretta all'estremo scalo d'Italia verso l'Oriente''. = (pag.<small>a</small> 366.} Confessiamo che la nostra poverissima mente non giunge a scuoprire le ragioni della mutata sentenza, per le quali si fa grazia a questa linea, non più di un adeguato compenso agli azionisti, ma ''mediocre assai nei suoi prodotti'', anzi ''di un frutto'' soltanto ''approssimativo alla spesa''. Molto meno sappiamo intendere lo perchè dica OTTIMA ''la linea'' DA CAPUA A CEPRANO, quando il suo protendimento sino a Roma lo crede ''dubbio'' e ''mediocre'': che da Ceprano a Capua non sono popolazioni cospicue, non esiste commercio, sicchè possa calcolarsi grande il movimento interno dall'uno all'altro punto: e se l'ottimo di questo tratto consiste nel movimento di coloro che procedono da Napoli; in verità che questo movimento dovrà influire sul resto, essendochè chi per questa volta da Napoli si muove, non ha per scopo e termine del suo viaggio Ceprano.
Scrisse il Cavaliere San Fermo = ''Una seconda strada'', LA CUI
▲Non entreremo in dettagli per difendere le troppo calunniate strade da Roma ad Ancona, da Ceprano a Roma; essendochè ci è sembrata gravissima e bastante difesa lo addurre ció che lo stesso Sig.<small>r</small> Petitti ne ragionava quando, con animo tranquillo, con mente non guidata da spirito di partito e da raccomandazioni private, ne giudicava. Diverso modo terremo per rispetto alla povera strada da Roma a Civitavecchia, poichè per questa il suo giudizio fu sempre avverso; ed ora, non senza qualche dose di bile, alla perdizione l'ha condannata.
Arrestiamoci a considerare or qui, che a danno di questa strada non altro contemplò
▲Scrisse il Cavaliere San Fermo = ''Una seconda strada'', LA CUI UTILITA' SAREBBE INCONTRASTABILE PER LA CAPITALE DEL MONDO CATTOLICO, ''tenderebbe a congiungerla'' COLL'UNICO PORTO''degli Stati Pontificj esistente sul Mediterraneo, vale a dire con Civitavecchia... L'esecuzione di questa strada non sembra difficile in forza della qualità del suolo che attraversa, ed ascenderebbe prossimamente a metri 64,000, un terzo dei quali si svilupperebbe a poca distanza del mare. Può nascere forse l'idea non irragionevole di conciliare col legame di Roma anche quello delie Provincie interne della Chiesa: legame non difficile ad ottenersi, ove si praticasse una strada, la quale da Civitavecchia passasse per Corneto, rimontasse la valle del fiume Cercone'' (Mignone, e meglio ''del fiume Marta'') ''fino a Viterbo; ed attraversando a Orte il fiume Tevere, riascendesse la Nura'' (Nera) ''fino a Narni, riunendosi così alla strada che da Firenze ad Ancona si porta a Roma. Né piccolo sarebbe il vantaggio di poter comunicare in tal modo una parte con Ancona sull'Adriatico, e dall'altra con Civitavecchia sul Mediterraneo, porti ambidue soggetti alla Chiesa, e regolati, per conseguenza da eguali leggi finanziere!'' = Queste parole racchiudevano due idee rispetto a Civitavecchia; l'una, del suo naturale ed utilissimo congiungimento con Roma, di cui diverrebbe il porto; l'altra, di estremo per la congiunzione dei due mari. Entrambe queste idee spiacquero al Sig.<small>r</small> Petitti che le dannò; questa del congiungimento dei due mari perché ''inutile, posto eseguito il medesimo all'insù da Livorno ad Ancona e Venezia...; ''quella di dare a Roma il porto, perchè, ''rispetto al più pronto arrivo'' DA NAPOLI A ROMA, ''non vi sarebbe il menomo risparmio di tempo, e certamente sarebbe perciò preferita con fondamento una via ferrata diretta da Napoli a Roma e quella di Civitavecchia, cui si dovrebbe pervenire colla navigazione a vapore'' (pag.<small>a</small> 356.357.).
Ma non è sulle provenienze di Napoli che Civitavecchia conta e deve contare; si bene su quelle da ponente; essendochè non
▲Arrestiamoci a considerare or qui, che a danno di questa strada non altro contemplò l'illustre scrittore che la sua inutilità per rispetto all'Adriatico e non convenienza ''per rispetto'' AL PIù PRONTO ARRIVO DA NAPOLI A ROMA. Di fatti questo stesso motivo egli adduceva nel Cap. I delle strade di Napoli ad oggetto di collegare Gaeta ''con Roma'' anziché Civitavecchia che pure diceva essere L'EMPORIO NATURALE DEGLI SCAMBI DELLO STATO PONTIFICIO PER QUELLA PARTE (pag.<small>a</small> 133.), ed alla quale anche oggi ammette aver Roma, e giustamente, interessa ad arrivare con ''pronta, facile e men costosa comunicazione''. Ed a ragione egli considerava inutile questa strada per servire il movimento da Napoli a Roma; essendochè a coloro, che da Napoli vorranno condursi a Roma, non converrà mai, esistendo fra quelle Capitali la strada ferrata, di passare per Civitavecchia; siccome anche attualmente non conviene, sicchè pochi sono i passeggeri che vanno da Napoli a Civitavecchia per recarsi a Boma, ma tutti preferiscono alla via di mare quella di terra, abbenchè non ferrata e più lunga, più dispendiosa e pericolosa.
▲Ma non è sulle provenienze di Napoli che Civitavecchia conta e deve contare; si bene su quelle da ponente; essendochè non v'ha passeggere che voglia recarsi da ponente a Roma, il quäle non sbarchi a Civitavecchia; e niuno al certo, anche quando esistesse la strada ferrata fra Napoli e Roma, si recherebbe a Napoli per quindi proseguire a Roma, quando fosse diretto a Roma. Che anzi oggi avviene pur troppo che molti, i quali hanno in cuore di vedere Napoli e Roma, prosieguono coi vapori a Napoli, da dove per la via di terra si volgono a Roma; e moltissimi, onde evitare la faticosa strada attuale di Civitavecchia, anche da Livorno e Firenze preferiscono la via di terra per portarsi a Roma. Una volta però che da Civitavecchia a Roma, da Roma a Napoli, esistesse la facile e non dispendiosa comunicazione ferrata, si potrebbe giurare che non solo quanti da ponente volessoro veder Roma verrebbero per la via di mare a Civitavecchia; ma anche quelli che volessero andare a Napoli, abbandonerebbero la via di mare a Civitavecchia e passerebbero per Roma; e viceversa quanti da Napoli si avessero a recare a ponente, passerebbero per Roma ed andrebbero ad imbarcarsi a Civitavecchia. Ed a persuadere gli schizzinosi di questo fatto, noi ci varremo delle osservazioni che usa lo stesso Sig.<small>r</small> Petitti quando a persuadere che per recarsi da Napoli a Roma niuno seguirebbe la via di mare, e verrebbe col vapore a Civitavecchia, diceva preferibile la via di terra se si valutano; 1.° ''le incertezze del tempo in mare''; 2.° ''il tempo delle fermate del battelli a vapore in ogni scalo''; 3.° ''la non sempre sicura e pronta partenza degli scali marittimi alle città interne della penisola'': e noi aggiungeremo, la non sempre nè a tutti piacevole navigazione. Allorchè pertanto fosse attivata la strada ferrata fra Napoli e Roma, anzichè scapitarne la strada di Civitavecchia, vi guadagnerebbe non poco, perchè dovrebbe ritenersi che le persone, dirette da ponente a Napoli e viceversa, tutte correrebbero la strada ferrata sbarcando o imbarcando a Civitavecchia, anzichè la via di mare fra Napoli e Civitavecchia. Nè si objetti che aperta la strada ferrata della Toscana a Roma, sia per Perugia sia per altra parte, sarà abbandonata la via di mare, deserta Civitavecchia, e con essa la strada ferrata; imperciocchè risponderemmo col Sig.<small>r</small> Petitti e seguaci di lui, essere questi ''non fondati'' timori di municipalisti, di protezionisti; mentre ''ognuno avrà la sua porzione al commerciale banchetto'', ed anche chi rimarrà fuor della tavola; poichè non gli mancheranno i caduti briccioli e le ossa.
Or qui è luogo a ragionare delle particolarità di questa strada e delle speranze che agli imprenditori presenta, onde concludere se fu giusta la sentenza del Sig.<small>r</small> Petitti che la disse pessima. Noi non allegheremo il nostro ''intimo convincimento''. Questa è ragione di alta sfera riserbata solo a chi è od ha nome di grande, che già vale lo stesso. A noi poveri oscuri tapini è duopo di ragioni e molte e valide a persuadere e di non urtare negli interessi altrui, ancorchè sappiano di Municipalismo, per non essere assordati da grida. E diremo ragioni e fatti che cadono sotto dei sensi, riportandoci al passato, al presente, al futuro.
Non sono molti anni, e dopo
Mercè le cure, del ricordevole Ministro Card: Consalvi furono riordinate e restaurate le strade nazionali nello Stato, e Civitavecchia vide bonificare la sua. Allora una diligenza fù istituita, e Romani e Cittadini profittandone, anche per diporto, la strada incomiciò ad essere frequentata; frutto di lieve meglioramento di essa.
I primi vapori approdarono e vi depositarono in copia passeggeri e merci. Quelli trovarono conveniente
Nel N.° 11 delle strade ferrate si da il computo dei passeggeri sbarcati, imbarcati, di transito in questo porto negli anni dal 1842 al 1846 inclusive, cifre estratte dal giornale del Commercio di Firenze, e che si dicono ''esatte''. E noi non possiamo smentirle perchè vere. Ci giova osservare che se
In riguardo alle merci è un fatto positivo, che non meno di dodici mila tonnellate di esse corrono ora su questa strada. È cosa lieve, è vero; ma si deve por mente che la strada è assai disastrosa; che pei carri vi abbisognano quasi due giorni; e che la maggior parte delle merci si reca in Roma per la via di mare a Fiumicino. Attuato il rotedotto, moltissime merci, come dimostreremo fra poco, preferiranno la vía di terra a quella
Dopo questo quadro del passato e del presente, che è pura storia, vediamo quali speranze in avvenire somministri la strada ferrata. Incominciamo dalle persone.
Ai 65,000 Statisti, dovrassi aggiungere un numero considerevole di passeggeri, che certamente sarà di molto maggiore
Più esteso e più dettagliato è il calcolo sulle merci; e molti sono gli elementi, sopra i quali ragionevolmente può basarsi.
Tuttociò che Roma trae
Sebbene i noleggi ordinariamente non soffrano alterazione di prezzo in ragione della maggiore distanza; pure lo soffrono in ragione sia dei pericoli, sia delle spese maggiori che esistono fra
(a) ''Difficoltà di approdo''. Niuno crederà più facile entrare a Fiumicino di quello che nel porto di Civitavecchia. <br />
(b) ''Pericolo''. La spiaggia, la foce di un fiume, è sempre più pericolosa di un porto.<br />
(c) ''Spese''. A Fiumicino sono costretti i bastimenti ad alleggerire, travasando in navicelli. Questa spesa detta ''
(d) ''Tempo''. Per imboccare il Tevere e amontarlo abbisogna tempo non breve. Quante volte i bastimenti diretti alla fiumara debbono afferrare il porto di Civitavecchia e trattenervisi lungamente, ed anche dei mesi, per aspettare il buon tempo! Quante volte sono costretti ad aspettare che alla foce di Fiumicino vi sia acqua sufficiente, non bastando gli ''alleggi''! Quante volte, obbligati a travasare negli ''alleggi'' sulla spiaggia, fanno avaree e corrono grave pericolo! Quante volte debbono retrocedere e ricoverarsi nel porto! Quante volte nel solo tragitto da Civitavecchia a Fiumicino fan naufraggio о getto ! E nella state
Ai noli più costosi deggiono unirsi altri elementi a carico delle merci conformi a quelli del bastimento. Maggior pericolo di avaree e di perdita, quindi maggior premio di assicurazione; maggiore ritardo al ricevimento: cosa molto calcolabile nel commercio, perchè il ritardato arrivo di una merce rende dannosa una speculazione che
Che se oggi, a fronte di tali e tanti elementi, si preferisce la via del fiume anzichè quella di terra, egli è perché in questa i trasporti costano ''scudi'' NOVE la tonnellata. Ma quando sulla strada ferrata non costeranno più di ''scudi'' DUE, chi non vorrà preferirla,
Prendiamo per termine di paragone Livorno. I noleggi da quella piazza a Civitavecchia variano secondo la diversa qualità delle merci. Il MINIMO, che è quello delle merci di molto peso e poco volume, può fissarsi ''a bajocchi settanta'' le mille libre ossia a -^2.10 la tonnellata; e noi vogliamo basare il calcolo sul ''mínimo'' perchè alla nostra ipotesi utile meno. I noleggi pel Tevere sono sempre doppi di quelli per Civitavecchia per le ragioni dedotte: dunque noleggiando a Livorno un bastimento per discaricare a Civitavecchia, piuttosto che a Ripagrande, si avrà un economia di -^2.10 la tonnellata. Al contrario discaricando tali merci a Civitavecchia ed avviandole per la ferrata, avremo <br />
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Non si ha ragione delle spese di discarico e porto a magazzino in Roma, perchè eguali tanto per acqua che per la ferrata, e forse minori in questa.
Conviene però considerare: 1.° Che i grossi bastimenti non possono rimontare il Tevere, e che perciò dovendo travasare in altri piccoli, il travaso importa una spesa da calcolarsi; 2.° Che la maggior parte dei bastimenti è di рогtata da non poter navigare nel Tevere, specialmente quelli provenienti da scali al di là di Genova; 3.° Che in estate per la deficienza
Ove poi si tratti di un necessario trasbordo,
Si chiederà quale sia la quantità di queste merci che
È positivo che nel porto di Civitavecchia approdano non meno di 2500 bastimenti
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Eppure vogliamo esserlo anche di più. Le 100,000 tonnellate le ridurremo a sole 50,000, perchè, corne vedremo, ci bastano per dedurne un ragionevole compenso agli azionisti della strada.
Questo calcolo ipotetico diverrà ''certo'', se ci facciamo a considerare essere un fatto positivo, che
Perchè i più difficili e avversi non gridino alla esagerazione e non estimino i nostri calcoli basati sulle nuvole, preghiamo che si voglia por mente alle particolarità seguenti. <br />
I. Nelle 57. m. tonnellate non sono comprese le merci che si esportano da Roma per la via di mare, e si discaricano o trasbordano in Civitavecchia e che pure non son poche.<br />
II. Non meno di R.<small>a</small> 30,000 di grano e 1000 di altri cereali si spediscono in ogni anno a Roma per la via di mare da ''Corneto'' ( ove pure scendono molti cereali da Toscanella e dal Ducato di Castro ), ''Civitavecchia, Monteromano, S. Severa, Palo'', compreso quei di ''Palidoro, Ceri, Cerveteri'' e delle Tenute
''Cereali di Corneto''.<br />
Spesa attuale per la via
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''Cereali di Civitavecchia''<br />
Per la vía
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|per la via
|-
|Nolo e cappa|| 57 ½
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Spesa in meno baj. 18.1/2
''N.B''. La spesa
''Cereali di Cerveteri, Ceri e Palidoro''
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Da questi luoghi il trasporto dei cereali a Roma, che si fa per terra, costa baj. 80. il rubbio. Sulla strada ferrata costera appena 50, compreso il trasporto alla stazione. Quale economía !
''N.B.'' Sebbene i mercanti di campagna di questi luoghi e delle altre tenute facciano i trasporti per loro conto colle ''barrozze''; tuttavia si puo contare che la spesa sia di poco minore, avuta ragione del consumo dei carri, della spesa
III. È manifesto che gran parte del carbone che si consuma in Roma è prodotta nelle selve adjacenti alla strada ferrata che si estendono da Cerveteri a Civitavecchia. Ai proprietarj tornerà utilissimo usare della strada ferrata, perchè non solo vi troveranno economía, ma inoltre il carbone non giungerà in Roma infranto, come avviene colle barrozze.
Trasporto ordinario <br />
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|Dalla macchia
|-
|
|-
| ''Totale''|| 45
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|Da questa alla stazione di Roma|| 15
|-
|Dalla stazione
|-
| ''Totale''|| 32 ½
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Deve avvertirsi che molto carbone non può trasportarsi Roma, ed i proprietarj sono costretti venderlo
V. Le grandi e numerose gregge, che sono nei territorj di Corneto e Civitavecchia, non possono mandare in Roma gli agnelli che si uccidono quando si spoppano e che son detti volgarmente ''abbacchi''; perchè dovendoli spedir morti, per la lunghezza del viaggio e pel tempo ehe è duopo impiegarvi, è molto la spesa di trasporto, e facilmente si guastano: quindi i proprietarj, non avendone in queste provincie sufficiente consumo, sono costretti allevarli con grave perdita perchè
VI. Le nuove ferriere, che vanno ad attivarsi in Tolfa, daranno non lieve prodotto alla strada ferrata, sia che
VII. La Regìa dei Sali e Tabacchi trae
VIII. La strada ferrata raccoglierà anche il pesce fresco che da Civitavecchia e Palo si manda in Roma, ove giungerà ''veramente fresco'' e con spesa di gran lunga minore. Oggi ammonta a 10,000 cantara Napolitane, ossia due milioni e seicentomila libbre romane. <br />
IX. Roma abbonda di erbaggi e frutta, e Civitavecchia, dove il consumo anche in ragione
X. Tutti questi elementi di prodotti, tranne 15,000 rubbia circa di cereali dei notati al N.° II, non sono compresi e calcolati nelle 45.m. tonnellate che dicemmo essere oggi importate a Roma per via
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Confrontiamo questo prodotto
Questa strada di miglia 41 che non ha grandi difficili e costose opere,
Per le spese di manutenzione e di esercizio, se deve starsi ai benfondati calcoli delSig.<small>r</small> Galli (''
Avendo, a quel che ne sembra vendicata questa strada dalla taccia di pessima, dobbiamo fare qualche parola di noi medesimi. Il Sig.<small>r</small> Conte con poco oneste e men pesate parole, dopo aver dichiarato che tutte le società formatesi nello Stato, tranne la Bolognese e la Nazionale, ''lungi
Noi speriamo che il Sig.<small>r</small> Conte vorrà prendere in buona parte queste nostre non ingiuste doglianze, e persuadersi che se la Società Bolognese, se la Nazionale, han meritata la sua stima, noi che siamo animati da non meno rette intenzioni, e siamo in non diversa condizione di esse, possiamo meritarla del pari.
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