Aforismi di Lucio Anneo Seneca e Publilio Siro: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Conversione a nuova Intestazione by Alebot |
Correzione pagina via bot |
||
Riga 1:
{{Qualità|avz=75%|data=18 gennaio 2010|arg=saggi}}
| Nome e cognome dell'autore =Mario Rapisardi
| Titolo =Aforismi di Lucio Anneo Seneca e Publio Siro
Riga 11:
| Argomento =saggi
| URL della versione cartacea a fronte =http://rapiasrdi.altervista.org/pensieri_e_giudizzi_di_mario_rapisardi.htm
| sottotitolo =
| prec =
| succ =
}}
</onlyinclude> <!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome e cognome dell'autore" />Mario Rapisardi<section end="Nome e cognome dell'autore" />
<section begin="Anno di pubblicazione" />XIX secolo<section end="Anno di pubblicazione" />
<section begin="Iniziale del titolo" />A<section end="Iniziale del titolo" />
<section begin="URL della versione cartacea a fronte" />http://rapiasrdi.altervista.org/pensieri_e_giudizzi_di_mario_rapisardi.htm<section end="URL della versione cartacea a fronte" />
<section begin="Argomento" />saggi<section end="Argomento" />
<section begin="Progetto" />letteratura<section end="Progetto" />
<section begin="Titolo" />Aforismi di Lucio Anneo Seneca e Publio Siro<section end="Titolo" />
<section begin="nome template" />Intestazione<section end="nome template" />
</div></onlyinclude><!-- a qui -->
SAGGEZZA ANTICA
<poem>
Ciò che agli altri tu fai, dagli altri aspetta.
Giova ognor
Propria gioia non far del danno altrui.
Più devi a quell’ amico da cui nulla ricevi.
Vincolo
Ira
È dei mali il maggior perder l’ amico.
Sfuggir si può, non trarre a forza amore.
Mensa angusta contien cibi innocenti.
E’ spettacolo al vulgo animo infermo.
Quanto impone a sé stesso il cuore ottiene.
Vecchia che ruzza, balocco di morte.
Tempo, non volontà, spegne
La donna è allor sincera che mostrasi cattiva.
Della miseria sua causa è
Arte non è, se ottien
Tension frange l’ arco, umiltà il core.
Ossequi il peccator? pecchi due volte.
Line 44 ⟶ 55:
Chiede favor chi averne fatto accenna.
Beneficar frequente a ricambiare insegna.
Morir
Due volte muor chi di sua man si uccide.
Buon nome fra le tenebre splende di propria luce.
Se i nostri mali estingue, è un ben la morte.
T
Onesto cor neppur morendo inganna.
Contraffar la bontà malizia è somma.
E’ l’asprezza dei buoni alla giustizia affine.
Ciò che fuggir tu devi, negli altrui mali osserva.
Ossequio al reo mai
Breve è la vita in sé, lunga il dolor la rende.
Fugge spesso, ma rado l’ occasion si porge.
Line 60 ⟶ 71:
Non imprender mai cosa, ond’ abbia indi a pentirti.
Il gaudio dei malvagi presto in dolor si muta.
Obblio
La miglior parentela è l’ armonia dei cuori.
Pensa a ciò che dir vuoi, come vuoi pensa.
Chi troppo ingenuo mostrasi
Medico troppo rigido, malato intemperante.
Crudel nei casi avversi è la rampogna.
Quando trionfa il vizio, è peccator l’ onesto.
Guadagno con infamia, danno chiamar si deve.
Se non
Bene
In piangere e mentir dotta è la donna.
Pensa, ma non dir mal del tuo nemico.
Quanto un giorno ti dà, rapisce un giorno.
Piscepol del passato è il dì che viene.
Ciò che ascolti, discuti ; quello che credi, approva.
Fuggi
Sempre la turba al pessimo
Anche
La ferita risana, la cicatrice resta.
Nel mar delle miserie la pazienza è il porto.
La speranza del premio allevia la fatica.
Col tacere il delitto, il fai più grave.
Curan la fama i più, pochi
Uom che il giudizio sfugge, colpevol si confessa.
Felicità del povero è l’ essere innocente.
Line 91 ⟶ 102:
Non ha più nulla a perdere chi il credito ha perduto.
Chi perduto ha la fede a che più vive ?
Muta commendatizia è un
Più che saggezza
La paura e
Piace altrui quel
Non creder fido alcun, se pria nol provi.
Uom che a ragione è fido, anche al nemico è giusto.
Esce fuor di sé stesso uom che
Altro l’uom ha sul labbro, altro nel core.
Contender di bontà contesa è bella.
Line 104 ⟶ 115:
Corre a rovina il povero che imitar voglia il ricco.
Muto piacer gaudio non è, ma pena.
Chieder consiglio in frà perigli, è tardi.
Line 117 ⟶ 128:
Chi non ha possa alcuna è un morto vivo.
Ottimo è l’ozio a chi non ha fortuna.
Pubblico lutto è
Non pietà ma terror gl’ improbi arresta.
Grave a chi sa, più che il baston, lo sprezzo.
Sforza il duolo a mentir pur
Teme il giusto la sorte, il reo la legge.
Guadagno non si dà senza altrui danno.
Line 127 ⟶ 138:
Il pessimo nemico è quel che ascondi in petto.
Il più blando discorso ha il suo veleno.
E più dannoso il male che
Custodire la propria gloria è difficil cosa.
Spesso agli altri perdona, a te non mai.
Line 134 ⟶ 145:
Per bene oprare, intender che cosa è il bene occorre.
Patir l’invidia ai forti ed ai felici è dato.
Chi il reo trascura, a colpe altre
Par consiglio nell’ ira anche il delitto.
Senza varietà nulla è giocondo.
Line 151 ⟶ 162:
Avere animo eguale è medicina al male.
Men che il servo è il padron che i servi teme.
Viver
Triste dover nascondere ciò che svelare agogni.
Se mai non fosti misero, ben misero
Ogni timor può vincere chi sa sprezzar la morte.
Condimento a malizia è lacrimar di donna.
Line 165 ⟶ 176:
Turpe non è la margine, che da virtude è nata.
Serbar mal puoi sol tu quello che piace ai più.
Ignorante non è chi sa
Felicità non ha sempre benigno orecchio.
Chi cede
Chi con un ebbro litiga, un uomo assente insulta.
Chi troppo presto giudica,
Servitù acerba a un libero uomo è
Amore e senno è appena a dio concesso.
Frutto al giovine è amor, delitto al vecchio.
Ama il padre
Fa’ tuoi se soffri i vizi
Piaga
Amor, qual pianto, nasce dagli occhi e scende in petto.
La virtù cresce osando, tardando la paura.
Ama od odia la donna : il terzo è nulla.
Vince due volte chi sé stesso vince.
Morte, che mali estìngua,
Ai buoni nuoce chi perdona ai tristi.
Buon cuore offeso molto più s’ adira.
Più che alla fama, alla coscienza attendi.
Spesso, deliberando,
Bello è il morir quando la vita è cara.
E compagna di morte oscura vita.
Line 194 ⟶ 205:
Anche un fil di capello ha l’ ombra sua.
Paradiso agli afflitti è l’ innocenza.
La fede, come
La fortuna è di vetro : risplende ma si spezza.
Pazienza offesa diventa furore.
Tante volte
È un altro patrimonio onesta fama.
Là può valere il popolo dove han valor le leggi.
Line 203 ⟶ 214:
Un gran regno aver vuoi? reggi te stesso.
In amor sempre menzognera è l’ira.
A gran fortuna un grande animo è
Senza nimistà alcuna, miserrima è fortuna.
Temer la morte è del morir più grave.
Line 224 ⟶ 235:
Chi povero è davver ? chi si tien ricco.
Chi a sé non vive, ben agli altri è morto.
Sempre beata la bontà
Cauto sé chiama il vil, parco
Toglie a sé, nulla dà chi dona ad un morto.
Ben imparar, senza ben far, non giova.
|