Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II/Capitolo 47: differenze tra le versioni

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<div align="center">''DELLA CURA PATERNA CIRCA IL PECCATO DELLA BESTEMMIA.''<br/><br/></div>
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Piaccia à Dio per la sua infinita clemenza, che venga tempo, che per la buona diligenza, et disciplina privata, et publica, sia del tutto estirpato dal popolo christiano, popolo di gratia, et di benedittione, questo abuso detestabile del bestemmiare. Ma lasciando alla providenza de i magistrati, quello che tocca al rimedio publico, continuaremo di dare intorno à ciò alcun ricordo al nostro padre di famiglia.
 
Dico adunque, che questo horribile peccato di bestemmiare ad ogni passo Iddio, et Santi, nasce come di molti altri mali habiti avviene da piccoli principii, di non frenar la lingua, et spesse volte, come è più facile imitar il male, che il bene, si appiccca questa peste, per haver sentito altri bestemmiare, et parendo a i miseri giovanetti di fare un'attoun’atto virile, et di uscir, come si dice, di sotto il maestro, prorompono in qualche bestemmia men grave, et pocedendo poi con la frequenza de gli atti alle peggiori, et replicandole hora per scherzo, hora per collera, ò altra passione, si contrahe un'habitoun’habito pernitiosissimo, et sopra modo difficile a curare, essendo la lingua un membro del corpo nostro, che facilmente fa la sua operatione, et massime quando è avvezzo a proferir spesso qualche parola; per tanto il buon padre cominci per tempo a far ripari, acciò con la divina gratia, et con la sollecitudine sua, preservi l'animol’animo del figliuolo da tanto pericolo. Tutto quello che habbiamo detto di sopra della riverenza del nome divino, conferisce a questo; percioche chi è solito a lodare, et benedir sempre Iddio, et a nominare non vanamente, ma con timore, et veneratione il suo santo nome, non caderà facilmente nel vitio contrario a questa virtù, et se per alcuno accidente cadesse, risorgerà con più facilità. Et perche il timore della pena è gran freno del peccato, giovarà esporre al giovanetto, già capace di questo rimedio, la severità de i divini giuditii, et quanto Iddio habbia in odio questo peccato; onde per suo commandamento, al tempo dell'anticadell’antica legge, i bestemmiatori erano lapidati; et se non fosse la gran misericordia di Dio, che aspetta i peccatori a penitenza, tutte le creature si armariano contra il bestemmiatore, et la terra si apriria per devorarlo vivo. In somma faccia si, che il giovanetto habbia grandissimo horrore pur di sentire bestemmie, non che di proferirle giamai. Et questo è uno de i provedimenti sopra modo necessarii, come si accennò di sopra, cioè che il fanciullo non senta altrui bestemmiare, nè maledire, et simili cose; per il che conviene haver gran cura a i servitori, et famigliari di casa, et avvertir ciascuno à guardarsi da cosi pestifero vitio, altrimenti purghi il padre di famiglia la casa sua, et lievi lo scandalo, se ben per altro il servitore fosse utile al servitio domestico. Molto anchora importa la conversatione de i giovanetti coetanei, i quali se non sono bene allevati anchor'essianchor’essi, possono nuocere grandemente. Et perche questa consideratione del conversare fanciulli, et giovani con gli eguali loro, si estende largamente, per i commodi, et per gli incommodi, che può apportare alla buona educatione; per ciò ci verrà forse in proposito di parlare in altro luogo più distesamente. In tanto diciamo, che sono molto da biasimare quei padri, che insegnano i piccoli figliuoli a maledire altrui, et ad imprecar che gli venga questo, et quell'altroquell’altro male. et se ne ridono, et ne fan festa a i fanciulli, onde essi prendono ardire, et gustano di dar diletto a chi gli invita a cosi fare, et di vendicarsi anchora con quel modo, contra chi in alcuna maniera gli offende, onde si avvelena un'animaun’anima innocente, con maggior crudeltà, che se si occidesse il corpo. Ma il nostro buono, et giuditioso padre, cosi come procurarà quanto è possibile, che gli orecchi del figliuolo non sentano nè in casa, nè fuori si fatti modi di parlare, cosi lo avvezzarà a benedire, et non a maledire, nè huomo, nè creatura alcuna, acciò egli, e'le’l figliuolo insieme siano ambedue benedetti da Dio.
 
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