Storia della letteratura italiana (De Sanctis 1890)/XV (bis): differenze tra le versioni
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Il mondo teologico-etico del medio evo tocca
Pietro nacque nel 1492 in uno spedale di Arezzo da Tita, la bella cortigiana, la modella scolpita e dipinta da parecchi artisti. Senza nome, senza famiglia, senza amici e protettori, senza istruzione. «Andai alla scuola, quanto intesi la santa croce, componendo ladramente merito scusa, e non quegli che lambiccano
▲Il mondo teologico-etico del medio evo tocca l'estremo della sua contraddizione in questo mondo positivo del Guicciardini, un mondo puramente umano e naturale, chiuso nell'egoismo individuale, superiore a tutt'i vincoli morali che tengono insieme gli uomini. Il ritratto vivente di questo mondo nella sua forma più cinica e più depravata è Pietro Aretino. L'immagine del secolo ha in lui l'ultima pennellata.<br />
▲Pietro nacque nel 1492 in uno spedale di Arezzo da Tita, la bella cortigiana, la modella scolpita e dipinta da parecchi artisti. Senza nome, senza famiglia, senza amici e protettori, senza istruzione. «Andai alla scuola, quanto intesi la santa croce, componendo ladramente merito scusa, e non quegli che lambiccano l'arte de' greci e de' latini.» A tredici anni rubò la madre e fuggì a Perugia, e si allogò presso un legatore di libri. A diciannove anni attirato dalla fama della corte di Roma e che tutti vi si facevano ricchi, vi giunse che non aveva un quattrino, e fu ricevuto domestico presso un ricco negoziante, Agostino Chigi, e poco poi presso il cardinale di San Giovanni. Cercò fortuna presso papa Giulio, e non riuscitogli, vagando e libertineggiando per la Lombardia, da ultimo si fe' cappuccino in Ravenna. Salito al pontificato Leone decimo, e concorrendo a quella corte letterati, buffoni, istrioni, cantori, ogni specie di avventurieri, gli parve lì il suo posto, smise l'abito e corse a Roma, e vestì la livrea del papa, divenne suo valletto. Spiritoso, allegro, libertino, sfacciato, mezzano, in quella scuola compì la sua educazione e la sua istruzione. Imparò a chiudere in quattordici versi le sue libidini e le sue adulazioni e le sue buffonerie, e ne fe' traffico e ne cavò di bei quattrini. Ma era sempre un valletto, e poco gli era a sperare in una corte, dove s'improvvisava in latino. Armato di lettere di raccomandazione, va a Milano, a Pisa, a Bologna, a Ferrara, a Mantova, e si presenta a principi e monsignori sfacciatamente, con aria e prosunzione di letterato. Studia come una donna l'arte di piacere, e aiuta la ciarlataneria con la compiacenza. «A Bologna mi fu cominciato a essere donato; il vescovo di Pisa mi fe' fare una casacca di raso nero ricamata in oro, che non fu mai la più superba; presso il signor Marchese di Mantova sono in tanta grazia, che il dormir e il mangiar lascia per ragionar meco, e dice non avere altro piacere, ed ha scritto al cardinale cose di me che veramente onorevolmente mi gioveranno, e son io regalato di trecento scudi. Tutta la corte mi adora, e par beato chi può avere uno de' miei versi, e quanti mai feci, il signore li ha fatti copiare, e ho fatto qualcuno in sua lode. E sto qui, e tutto il giorno mi dona, e gran cose, che le vedrete ad Arezzo.» Gli dànno del messere e del signore; il valletto è un gentiluomo, e torna a Roma «tra paggi di taverna, e vestito come un duca», compagno e mezzano de' piaceri signorili, e con a lato gli Estensi e i Gonzaga che gli hanno familiarmente la mano sulla spalla. Continua il mestiere così bene incominciato. Una sua «''laude''» di Clemente settimo gli frutta la prima pensione; sono versacci:
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Or queste sì che saran lodi, queste
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appunto come il vero e come il sole.
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Il suo spirito, il suo umore gioviale,
Chi fu dunque questo Pietro, corteggiato dalle donne, temuto dagli emuli, esaltato dagli scrittori, così popolare, baciato dal papa, e che cavalcava a fianco di Carlo quinto? Fu la coscienza e
Machiavelli e Guicciardini dicono che
Ebbe da natura grandi appetiti e forze proporzionate. Vedi il suo ritratto, fatto da Tiziano. Figura di lupo che cerca la preda.
Ed ha forze proporzionate
«Confesso che non sono meno utile al mondo e meno gradevole a Gesù, spendendo le mie veglie per cose futili, che se le impiegassi in opere di pietà. Ma quale ne è la causa? La sensualità altrui e la mia povertà. Se i principi fossero così divoti, come io sono bisognoso, la mia penna non traccerebbe che ''miserere''. Illustrissima madonna, tutti al mondo non possedono
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Impara tu, Pier Luigi ammorbato,
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il costume da un Re tanto onorato.
Ogni signor di trenta contadini
e
le cerimonie
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Pietro non è un malvagio per natura. È malvagio per calcolo e per bisogno. Educato fra tristi esempi, senza religione, senza patria, senza famiglia, privo di ogni senso morale, con i più sfrenati appetiti e con molti mezzi intellettuali per soddisfarli, il centro
Pietro come uomo è un personaggio importante, il cui studio ci tira bene addentro
La coltura tendeva a fissarsi e a meccanizzarsi. Non si discuteva più se si aveva a scrivere in volgare o in latino. Il volgare aveva conquistato oramai il suo dritto di cittadinanza. Ma si discuteva se il volgare si avesse a chiamare toscano o italiano. E non era contesa di parole, ma di cose. Perchè molti scrittori pretendevano di scrivere come si parlava
Pietro, di mediocrissima coltura, considera tutte queste regole come pedanteria. La sua vita interiore così spontanea e piena di forza produttiva mal vi si può adagiare. Il pedantismo è il suo nemico e lo combatte corpo a corpo. E chiama pedantismo quel veder le cose non in sè stesse e per visione diretta, ma a traverso di preconcetti, di libri e di regole.
Quale il critico, tale lo scrittore. Delle parole non si dà un pensiero al mondo. Le accoglie tutte, onde che vengano e quali che sieno, toscane, locali e forestiere, nobili e plebee, poetiche o prosaiche, aspre e dolci, umili e sonore. E
Ma Pietro ha ancora una certa importanza, come scrittor di commedie.
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«''Plataristotile'' - La femmina è guida del male e maestra della scelleratezza.
''Servo'' - Chi lo sa, nol dica.
''Plataristotile'' - Il petto della femmina è corroborato
''Servo'' - Tristo per chi non la intende.
''Plataristotile'' - Solo quella è casta che da nessuno è pregata.
''Servo'' - Questo sì
''Plataristotile'' - Chi sopporta la perfidia della moglie, impara a perdonare le ingiurie.
''Servo'' - Bella ricetta per chi è polmone.»
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E il servo conchiude: «Vostra Saviezza pigli quello che vi potria intervenire in buona parte, e non si lasci tanto andar dietro agli speculamenti dottrineschi, che il diavolo non vi lasciasse poi andare per i canneti».<br />
«Tu parli da eloquente, » risponde il filosofo; «ma non ci son per considerar sopra, per lo appetito della gloria che conseguisco filosofando».<br />
Il suo Boccaccio è uno di quei merli capitati nelle unghie di una cortigiana e scorticati vivi. La sua serva tende
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«''Boccaccio'' - Che cosa move la tua madonna a voler parlare a me, che son forestiere?
''Lisa'' - Forse la grazia
''Boccaccio'' - Tu ti diletti da ben dire.
''Lisa'' - Mi venga la morte, se non ispasima di favellarvi.
''Boccaccio'' - Chi è gentile, il dimostra.
''Lisa'' - Nel vederla manderete a monte le bellezze
''Boccaccio'' - Che brava appariscenzia!
''Lisa'' - Il vostro giudizio ha garbo.
''Boccaccio'' -
''Lisa'' - Il vostro è sì dolce che si appicca alle labbra. Eccola corrervi incontro a braccia aperte.»
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Le cortigiane sono il suo tema favorito. La sua Angelica è il tipo di tutte le altre. E la sua Nanna è la maestra del genere.<br />
Questa è la commedia che poteva produrre quel secolo,
Secondo una tradizione popolare molto espressiva Pietro morì di soverchio ridere, come morì Margutte, e come moriva
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