Rime (Stampa)/Rime d'amore/CLXXXV: differenze tra le versioni

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Io penso talor meco quanto amaro
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o per stimarsi il mio signor più degno,
mi ritogliesse il suo bel lume e chiaro;
e mi risolvo che 'l’l vero riparo,
quando ad essaminar ben tutto vegno,
per finire i miei mal tutti ad un segno,
saria di morte il colpo aspro ed avaro.
Ché, s'ios’io restassi in vita, gli occhi e 'l’l core,
la speranza, il disio mi farian guerra,
che prendon sol da lui ésca e vigore;
dove, s'ios’io fossi morta e posta in terra,
si porria fin ad un tratto al dolore,
ch'èch’è vita morte che più morti atterra.
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