Per lo spiritismo/XXII: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Conversione intestazione / correzione capitolo by Alebot |
Correzione pagina via bot |
||
Riga 1:
{{Qualità|avz=75%|data= 22 agosto 2009|arg=saggi}}
{{IncludiIntestazione|sottotitolo=XXII. E sa talvolta delle cose verificabili che soltanto un defunto può sapere|prec=../XXI|succ=../XXIII}}
Ora riprendiamo il filo del nostro ragionamento. Eravamo arrivati a questo punto:
Prima di esaminare queste prove intellettuali, devo premettere che, e per quanto so dalla testimonianza altrui, e per quello che ho potuto constatare colla mia poca esperienza, le prove soddisfacenti per chi, senza esser uno scettico, è però un critico, sono rare. ''Ma ce ne sono.''
Prima di esaminarle, domandiamoci ancora qual criterio dobbiamo seguire nel giudicare se siano soddisfacenti o no. Noi non dobbiamo certo pretendere, come fa qualche sperimentatore novellino, che uno spirito, perchè non ha più corpo, debba saper tutto. Noi domanderemo anzi tutto che le risposte si possano attribuire al defunto, cioè che non siano in contraddizione con ciò che noi già sappiamo o possiamo verificare intorno a quel dato defunto. Poi domanderemo che non si possano attribuire al medio. Anzi, siccome abbiamo ammesso che
Ed ora cominciamo, in questo capitolo, a classificare le comunicazioni in ordine ascendente, secondo il valore dimostrativo del loro contenuto.
1° Cominciamo con quelle da scartarsi. Scarteremo prima le notizie
In secondo luogo scarteremo i consigli e le prediche del defunto, anche se dissentono dalle opinioni e intenzioni del medio, ed anche se danno segno di
Noi vogliamo che il defunto dia di sè dei connotati precisi, come quelli che uno di noi dovrebbe dare in un ufficio di polizia; per esempio che ci dica dove e quando è nato e morto. Se risponde con errori e bugie, è molto probabile che la risposta sia data
2° La probabilità che sia un defunto comincia quando risponde cose vere, che il medio non sa. Ma questa probabilità è minima, se si tratta di cosa che il medio può aver saputa e dimenticata; perchè allora il contenuto della comunicazione può venire dalla ''memoria latente'' del medio. E questa probabilità è già difficile ad escludere, perchè si può non ''ricordarsi di aver saputo'', ma è difficile ''ricordarsi di non aver mai saputo'' una data cosa. Un mio amico ha stampato, col mio nome, fortunatamente in un giornalucolo di provincia, una poesia che egli assicura composta da me quando eravamo insieme al liceo; e ne ha una copia scritta di mia mano; pure non mi ricordo affatto di averla composta; nella mia memoria non ne trovo alcuna traccia. Ma ciò non prova che queste traccie non vi siano; possono esserci senza che siano visibili si confronti infatti il caso mio con quello del Maury: egli scrisse una volta una prefazione per un libro che da più anni aveva rinunciato a scrivere; ecco che un giorno, rovistando nelle sue carte, ritrova una prefazione, che aveva già scritto anni prima, ed era ''tale e quale''; sicchè egli aveva creduto di inventare ciò di cui si era ricordato. Così di un articolo, che ho scritto quando era ancora studente, non mi è stata lodata che una sola frase; e, ripensandoci con vanità, venni a scoprire per mia mortificazione che
Come mai potevo averla conosciuta io? ma ecco che, qualche tempo dopo, discorrendo sulla mitologia indiana, della quale mi ero occupato anni sono, venni naturalmente, per associazione
3º La probabilità aumenta quando
- Je croirai aux esprits, dit-il,
«Il était âgé lui même et convaincu que persone parmi les assistants ne connaissait le nom de son grand-père.
Line 34 ⟶ 29:
- Les esprits eux-mêmes peuvent ne pas le savoir - remarqua gravement un spirite qui dirigeait les expériences - mais si vous concentrez votre pensée sur le nom que vous êtes seul à connaître, ils pourront vous le dire.
«On récita
-
«
Notiamo però che
4° La probabilità poi aumenta quando il defunto dice di sè qualcosa di verificabile che nessuno dei presenti sa. Trascrivo
«Je suis parfaitement certain
Je suis parfaitement certain que personne dans
5° Tuttavia, per eliminare
Pure questi e simili esempj non sono convincenti, perchè a spiegarli senza spiritismo basta supporre
Quindi anche nei casi, in cui la comunicazione medianica avverte di cose che nessuno degli astanti può sapere perchè lontane o future, possiamo supporre che lo stesso incosciente del medio veda lontano. E si può perfino supporre che la mano del medio sia mossa dal pensiero di ''persone viventi'' lontano. E non solo si può supporre, ma
6° Ma passiamo ad
Ma lo sapeva una persona distante: Margherita. I morenti sono ancora vivi. Se un dormente può far scrivere un medio, potrà farlo anche un morente. Vuol dir solo che alle allucinazioni visive, uditive e tattili prodotte da morenti su persone lontane bisognerà aggiungere le allucinazioni muscolari. Insomma è un caso di telepatia.
7° Sta bene. Ma prendiamo un altro caso, nella collezione
Ma lo conosceva uno degli astanti. Può darsi che
Badiamo però che
8º E poi, prendiamo un altro caso, raccontato nel quarto fascicolo dei succitati ''Annales des sciences psychiques''. Un tavolino, attorno a cui sedevano quattro o cinque persone, dà segno, movendosi, della presenza di uno spirito. Si domanda: Chi sei? - Il tavolino risponde coi picchi alfabetici: Ben Walker, - Uno degli astanti, non il medio, conosce questo nome, e domanda: Ben Walker di San Luigi? - Sì. - Non sapevo che foste morto. Quando siete morto? - Il tavolo picchia tre colpi. - Vuol dire che siete morto tre giorni sono? - Sì. - E
Ora, ammettiamo pure che le impressioni dei morenti sui lontani non siano spirituali, e perciò istantanee; ma centinaia di esempi mostrano che sono così rapide che bisogna dar loro almeno la velocità delle vibrazioni eteree, la velocità della luce. Qui invece
Ma si può supporre che si tratti di impressione telepatica, rimasta latente per tre giorni
9º Ma prendiamo un altro caso. Il general Drayson fu avvisato in Inghilterra medianicamente che un suo amico era morto da poco tempo, nella China; e inoltre che era stato decapitato, che il capo era stato conservato e il resto del cadavere gettato in un canale; le circostanze del fatto, che si possono leggere
Ma possono averlo raccontato i vivi. Può esser impressione telepatica prodotta sul general Drayson e indirettamente sul medio da qualche altro ufficiale inglese, militante nella China, amico di lui e del defunto.
10º Ci vorrebbe dunque
Ma il caso non è ancora dimostrativo, perchè potrebbe trattarsi di rivelazione telepatica involontaria prodotta precisamente dal rimorso del colpevole. Una tale ipotesi parrà strana; ma sarebbe sempre meno strana che la rivelazione di un defunto. E ci sarebbe poi, fra le storie di apparizioni di viventi, un esempio, che la Crowe (''Nightside of Nature'', p. 183, ss.) pone fra i più straordinari e insieme fra i più autentici, in cui
Questa non potrebbe esser che telepatia prodotta dal rimorso. Dunque si potrebbe tentare di spiegar così anche i casi citati
In questa classe possiamo mettere pure il caso di quel defunto che dà medianicamente al fratello la lista dè suoi debiti e rettifica il conto dei creditori (in Aksákow). Esempio analogo a quello delle apparizioni spontanee di defunti che raccomandano di pagar i loro debiti o restituire il mal tolto da loro<ref>Nello ''Sphinx'' di Luglio, 87, PP. 37-40. - E gli esempi dati dal Myers, nei ''Proceedings'', v. VI, p.33, 234.</ref>. Potrebbe esser telepatia prodotta dai creditori.
11° Bisogna dunque trovar esempi di defunti, i quali abbiano rivelato cose che ''nessun vivente'' sapesse più. Tali sono i casi in cui hanno rivelato dove si trovassero cose ''riposte o nascoste'' da loro. Lasciamo stare le indicazioni di tesori nascosti, così frequenti nella tradizione, appunto perchè care alla cupidigia. Ma io ho incontrato nelle mie poche letture per lo meno tre casi, nei quali sarebbe stato rivelato in sogno dove si trovasse una ricevuta ansiosamente cercata. Uno è raccontato da
Il più curioso è quello raccontato dal Macnish nella sua ''Philosophy of sleep'', p. 81: il signor R., di Bowland, era chiamato in tribunale per pagar una somma considerevole, che suo padre avea già pagata, e che gli si ridomandava. Cercò la ricevuta nelle carte della successione, ma inutilmente. Venuta la vigilia del termine fissato al pagamento, si decise a pagare all’indomani. Ma alla sera, appena fu addormentato, gli apparve suo padre e gli disse: «Le carte relative a questo affare sono in mano di M., procuratore, che ora si è ritirato dagli affari, e abita a Suveresk, presso Edimburgo. Ho ricorso a lui in questa circostanza, sebbene non sia mai stato incaricato dè miei affari. Se non se ne ricordasse, rammentagli che ci fu tra noi una piccola discussione per il cambio di una moneta portoghese, e che convenimmo di bere la differenza alla taverna». Il signor R. passò dunque da Suveresk prima di andare ad Edimburgo; vi trovò il procuratore ''molto invecchiato che avea dimenticato tutto''; ma la storiella della moneta
Se venaimo poi alle comunicazioni medianiche, si sa che Swedenborg seppe dire alla signora di Marteville dove suo marito avesse riposto la ricevuta di una somma, che un argentiere voleva far ripagare alla vedova. Si sa che la regina Luisa Ulrica, sorella di Federico il grande, pregò Swedenborg di domandare al di lei fratello Augusto Guglielmo, morto da qualche tempo, perchè non le avesse scritto, come avea promesso
Io sono informato privatamente della storia di una defunta, la quale, per mezzo di un medio a trasfigurazione, sarebbe apparsa inaspettata a una persona, indicandole in qual luogo avea nascosto, parecchi anni addietro, le sue lettere e il suo ritratto. Mi duole che non mi sia lecito nè far nomi, nè scendere a particolari.
Ma pare che tutto questo non provi nulla. Già, che si sian trovati dei tesori è molto dubbio. Le scoperte dei nascondigli delle ricevute e dei testamenti sono già stati spiegati come casi di ''memoria latente''; il signore di cui parla il Macnish, aveva probabilmente udita da suo padre la storia della moneta portoghese; tanto più, dice il Tissiè, che una moneta portoghese non doveva esser frequente in Inghilterra, Quanto a Swedenborg, aveva la chiaroveggenza dei sonnambuli; si sa che ha visto
12º Bisogna dunque cercar una comunicazione di cui nessuno dei presenti sappia nulla, e a nessuno dei presenti importi nulla. Questi casi devono esser pochi, sia in
Ora qui non ci sarebbe rapporto. Il medio non aveva nessun interesse a leggere,
13° Per escludere anche queste possibilità, ci vorrebbero comunicazioni di notizie verificabili intorno a persona defunta da secoli, le quali per la loro poco importanza non potessero esser state conservate dalla storia nè dalla tradizione. Un esempio di questo genere lo trovo nella comunicazione fatta a un discendente di Sebastiano Bach da un musicista italiano, Baldassarini, che viveva alla Corte di Enrico III di Francia; comunicazione che sarebbe lunga a raccontare, ma che il lettore può leggere nel libro del Delanne, ''Le Spiritisme devant la Science'' (p. 399, ss.); qui basti raccontare che i particolari di questa comunicazione, alla quale il Bach non aveva alcun interesse, si riscontrarono veri solo per mezzo di un foglietto, che si trovò
Qui non ci può esser telepatia nemmeno accidentale, e non ci può esser chiaroveggenza nemmeno guidata da un interesse incosciente, nemmeno dalla curiosità, perchè non si tratta di esperimento medianico, ma di comunicazione spontanea. Si potrebbe però obbiettare che ''
Allora non saprei più cosa rispondere; la prova diventa impossibile, perchè, se ci sono traccie materiali o mentali del fatto raccontato, si potrà sempre dire che il medio le ha rintracciate negli scrigni, nei registri, negli archivj o nella memoria dei viventi; se non ce ne sono, il racconto non si potrà verificare; quindi la comunicazione si potrà sempre attribuire alla chiaroveggenza od
Del resto sarebbe inutile citare nuovi esempj, perché troverebbero sempre qualche ipotesi con cui spiegarli, senza ricorrere alla spiritica. Infatti pretendono non solo che il nostro incosciente sa cose che noi non sappiamo, e può leggere a distanza in tutti gli incoscienti che vivono attualmente, ma ancora che gli incoscienti che vivono ora possono sapere, per eredità fisiologica, tutto ciò che hanno pensato e detto e fatto a loro tempo i defunti (cfr. Walter Lenf, nei ''Proceedings'', ecc., VI, 565). Ma ciò che nessun uomo ha mai saputo? ebbene, questo
Ma come si spiega poi questa chiaroveggenza universale? Si spiega con altre ipotesi fisiche e metafisiche; (i due regni sono difficili a separare, perchè colla fisica
Il Denton dice (7ª edizione, III, 347): «Sembra dunque che, oltre al mondo materiale, esista un mondo spirituale, cioè un mondo che contiene, non solo tutto ciò che è, ma anche tutto ciò che è stato. In quel mondo sono ancora quei monti che sono sprofondati prima che sorgessero dal fondo del mare le Alpi e le Ande, ecc.»
Non si scosta di molto dal precedente il celebre fisico Oliver Lodge, allorchè dice (''Proceedings'' S. P. R., VI, 464), che si può evitare
Poi
E poi: si sa bene che per stabilire una comunicazione telegrafica fra due stazioni ci vogliono due reofori, due fili, come ognuno può vedere in casa sua nei campanelli elettrici. Eppure
E in altri termini fa
E poi, senza essere fisici, si può leggere e capire l'''Uranie'' di Flammarion. Se un uomo posto su una stella a mille anni di luce avesse un cannocchiale abbastanza buono per vedere in terra, vedrebbe ciò che succedeva sulla terra mille anni fa, perchè al suo cannocchiale giungerebbero oggi i raggi che da mille anni sono partiti. E i raggi sono vibrazioni
Tuttavia mi pare che queste spiegazioni dei fenomeni medianici comincino ad essere un pò tirate pei capelli, ''much-strained, far-fetched, überkünstlich''. Abbiamo cominciato questo capitolo colla congettura che faceva
{{Sezione note}}
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}
|