Penombre/Meriggi/Egloga: differenze tra le versioni

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==[[Pagina:Penombre.djvu/13]]==
{{Centrato|<small>A {{Ac|Bernardino Zendrini|BERNARDINO ZENDRINI}}}}
{{A_destra|<small>Qui a bu, boira</small>}}
<poem>
Come, come restar fra queste mura
quando sapete
che son fioriti il monte e la pianura,
e conoscete,
{{R|5}}conoscete le valli e le pendici
e le placide sponde
delle profonde - gioie albergatrici?
 
<pages index="Penombre.djvu" from=13 to=15 />
Come restare? Abbacchiano le noci
sulle montagne;
{{R|10}}già dei fanciulli le garrule voci,
fra le castagne,
empiono i rami a cui cascan le fronde,
e i nidi abbandonati
son circondati - di testine bionde.
 
{{R|15}}
</poem>
==[[Pagina:Penombre.djvu/14]]==
<poem>
La casicciuola e la castalderia
colman la botte;
dà il giovin vino alla malinconia
la buona notte;
e lune e falchi e santi e chiavi d’oro
{{R|20}}già, sulle insegne oscure,
di ripinture - parlano fra loro.
 
Come, come restar fra questi avelli
che chiaman stanze?
Copron di versi i lirici tinelli
{{R|25}}le lontananze:
oh miei curati nelle vigne erranti
col tondo viso in foco
e il parlar roco - delle dee baccanti!
 
Oh le donne, oh le chiacchiere del prato!
{{R|30}}Che laconismo!
Nessun ti chiede, là, se sei soldato
del realismo,
e nessuno s’impenna e fa gli occhioni
se vengono a sapere
{{R|35}}che odii il mestiere - d’imitar {{Ac|Alessandro Manzoni|Manzoni}}.
 
E vi son certe strade in Valtellina
cui far l’amore,
meglio che al muso e alla carta velina
di un editore:
{{R|40}}conoscete il Legnone, o miei messeri?
Là vivi i fiori stanno
che qui vi danno - in polvere i droghieri.
</poem>
==[[Pagina:Penombre.djvu/15]]==
<poem>
 
Oh tre ne voglio de’ miei vecchi amici
dal pazzo umore!
{{R|45}}Di quelli che son lieti od infelici
secondo l’ore,
che non parlan di moda e di cambiale,
ma in nuovi cieli immersi
fischiano i versi - in cattedra e in piviale!
 
{{R|50}}Tre di costor che fanno il gaio viso
alla baldoria,
e a cui l’arte congiunge in un sorriso
Golgota e gloria;
tre di costoro per salir sui monti
{{R|55}}ove l’Eterno addita
ch’è infinita - la via degli orizzonti!
 
E beverem, col capo all’ombra fresca
di qualche faggio,
all’avvenir che i giovinetti adesca,
{{R|60}}anch’esso in viaggio;
quando il ranume udrà queste parole,
riderem, se si adombra,
col capo all’ombra - e colle gambe al sole!
</poem>