Orlando furioso (1928)/Canto 46: differenze tra le versioni
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{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Canto 46|prec=../Canto 45|succ=}}
<poem>
{{O|1}} Or, se mi mostra la mia carta il vero,
non è lontano a discoprirsi il porto;
sì che nel lito i voti scioglier spero
a chi nel mar per tanta via
ove, o di non tornar col legno intero,
o
Ma mi par di veder, ma veggo certo,
veggo la terra, e veggo il lito aperto.
{{O|2}} Sento venir per allegrezza un tuono
che fremer
odo di squille, odo di trombe un suono
che
Or comincio a discernere chi sono
questi che empion del porto ambe le sponde.
Par che tutti
venuto a fin di così lunga via.
{{O|3}} Oh di che belle e sagge donne veggio,
oh di che cavallieri il lito adorno!
Oh di
per la letizia
Mamma e Ginevra e
veggo del molo in su
Veronica da Gambera è con loro,
sì grata a Febo e al santo aonio coro.
{{O|4}} Veggo
del medesmo sangue, e Iulia seco;
veggo Ippolita Sforza, e la notrita
Damigella rivulzia al sacro speco:
veggo te, Emilia Pia, te, Margherita,
Con Ricciarda da Este ecco le belle
Bianca e Diana, e
{{O|5}} Ecco la bella, ma più saggia e onesta,
Barbara Turca, e la compagna è Laura:
non vede il sol di più bontà di questa
coppia da
Ecco Genevra che la Malatesta
casa col suo valor sì ingemma e inaura,
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non ebbon più onorati e degni fregi.
{{O|6}}
quando superbo de la Gallia doma
Cesar fu in dubbio,
dovea passando inimicarsi Roma;
crederò che piegata ogni bandiera,
e scarca di trofei la ricca soma,
tolto avria leggi e patti a voglia
né forse mai la libertade oppressa.
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ecco qui a quante oggi ne sono, toglie,
e a quante o greche o barbere o latine
ne furon mai, di quai la fama
di grazia e di beltà la prima loda,
{{O|8}} Iulia Gonzaga, che dovunque il piede
volge, e dovunque i sereni occhi gira,
non pur
ma, come scesa dal ciel dea,
La cognata è con lei, che di sua fede
non mosse mai, perché
Fortuna che le
Ecco Anna
{{O|9}} Anna, bella, gentil, cortese e saggia,
di castità, di fede e
La sorella è con lei,
Ecco chi tolto ha da la scura spiaggia
di Stige, e fa con non più visto esempio,
mal grado de le Parche e de la Morte,
splender nel ciel
<span style="font-size:80%">10</span> Le Ferrarese mie qui sono, e quelle
de la corte
quelle di Mantua, e quante donne belle
ha Lombardia, quante il paese tosco.
Il cavallier che tra lor viene, e
onoran sì,
da la luce offuscato
è
<span style="font-size:80%">11</span> Benedetto, il nipote, ecco là veggio,
col cardinal di Mantua e col Campeggio,
gloria e splendor del consistorio santo:
e ciascun
al viso e ai gesti rallegrarsi tanto
del mio ritorno, che non facil parmi
<span style="font-size:80%">12</span> Con lor Lattanzio e Claudio Tolomei,
e Paulo Pansa e
Iuvenal parmi, e i Capilupi miei,
e
e quel che per guidarci ai rivi ascrei
mostra piano e più breve altro camino,
Iulio Camillo; e par
Marco Antonio Flaminio, il Sanga, il Berna.
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Fedro, Capella, Porzio, il bolognese
Filippo, il Volterano, il Madalena,
Blosio, Pierio, il {{
e Lascari e Mussuro e Navagero,
e Andrea Marone e
<span style="font-size:80%">14</span> Ecco altri duo Alessandri in quel drappello,
dagli Orologi
Ecco Mario
Duo Ieronimi veggo,
di Veritade, e
Veggo il Mainardo, veggo il Leoniceno,
il Pannizzato, e Celio e il Teocreno.
<span style="font-size:80%">15</span> Là Bernardo Capel, là veggo Pietro
Bembo, che
levato fuor del volgare uso tetro,
quale esser dee, ci ha col suo esempio mostro.
Guasparro Obizi è quel che gli vien dietro,
Io veggo il Fracastorio, il Bevazano,
Trifon Gabriele, e il Tasso più lontano.
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<span style="font-size:80%">16</span> Veggo Nicolò Tiepoli, e con esso
Nicolò Amanio in me affissar le ciglia;
Anton Fulgoso
al lito mostra gaudio e maraviglia.
Il mio Valerio è quel che là
fuor de le donne; e forse si consiglia
col Barignan
sempre da lor, non ne sia sempre acceso.
<span style="font-size:80%">17</span> Veggo sublimi e soprumani ingegni
di sangue e
Colui che con lor viene, e
ha tanto onor, mai più non conobbi io;
ma, se me ne fur dati veri segni,
è
Iacobo Sanazar,
lasciar fa i monti ed abitar
<span style="font-size:80%">18</span> Ecco il dotto, il fedele, il diligente
secretario Pistofilo,
con gli Acciaiuoli e con
piacer, che più del mar per me non teme.
Annibal Malaguzzo, il mio parente,
veggo con
mi dà,
udir farà da Calpe agli Indi il grido.
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mia ritornata ognun parer contento.
Dunque, a finir la breve via che resta,
non sia più indugio, or
e torniamo a Melissa, e con che aita
salvò, diciamo, al buon Ruggier la vita.
<span style="font-size:80%">20</span> Questa Melissa, come so che detto
che Bradamante con Ruggier di stretto
nodo
e
che
Per questo spirti avea sempre per via,
che, quando andava
<span style="font-size:80%">21</span> In preda del dolor tenace e forte
Ruggier tra le scure ombre vide posto,
il qual di non gustar
mai più vivanda fermo era e disposto,
e col digiun si volea dar la morte:
ma fu
che, del suo albergo uscita, la via tenne
ove in Leone ad incontrar si venne:
<span style="font-size:80%">22</span> il qual mandato,
sua gente avea per tutti i luoghi intorno;
e poscia era in persona andato
per trovare il guerrier dal liocorno.
La saggia incantatrice, la qual messo
freno e sella a uno spirto avea quel giorno,
e
trovò questo figliuol di Costantino.
<span style="font-size:80%">23</span> - Se de
qual fuor, signor (
se la cortesia dentro e la bontade
ben corrisponde alla presenza vostra,
qualche conforto, qualche aiuto date
al miglior cavallier de
che
non è molto lontano a restar morto.
<span style="font-size:80%">24</span> Il miglior cavallier, che spada a lato
e scudo in braccio mai portassi o porti;
il più bello e gentil
mai sia di quanti ne son vivi o morti,
sol per
sta per morir, se non ha chi
Per Dio, signor, venite, e fate prova
<span style="font-size:80%">25</span> Ne
che
sia quel che per trovar fa le contrade
cercare intorno, e cerca egli in persona;
sì
sì pietosa opra, in molta fretta sprona:
la qual lo trasse (e non fer gran camino)
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<span style="font-size:80%">26</span> Lo ritrovar che senza cibo stato
era tre giorni, e in modo lasso e vinto,
per ricader, se ben non fosse spinto.
Giacea disteso in terra tutto armato,
con
e guancial de lo scudo
in che
<span style="font-size:80%">27</span> Quivi pensando quanta ingiuria egli abbia
fatto alla donna, e quanto ingrato e quanto
isconoscente le sia stato, arrabbia,
non pur si duole; e se
che si morde le man, morde le labbia,
sparge le guance di continuo pianto;
e per la fantasia che
né Leon venir sente né Melissa;
Line 258 ⟶ 253:
conosce ben; ma la persona espressa
non gli è, per cui sostien tanto martire;
<span style="font-size:80%">29</span> Più inanzi, e poi più inanzi i passi muta,
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parole che sa dir, con quel più amore
che può mostrar, gli dice: - Non ti gravi
che pochi mali al mondo son sì pravi,
che
se la cagion si sa; né debbe privo
di speranza esser mai, fin che sia vivo.
<span style="font-size:80%">31</span> Ben mi duol che celar
da me, che sai
non sol dipoi
che mai dal nodo tuo non mi districo,
ma fin allora
e dèi sperar
con
<span style="font-size:80%">32</span> Di meco conferir non ti rincresca
il tuo dolore, e lasciami far prova,
se forza, se lusinga, acciò tu
se gran tesor,
Poi, quando
la morte sia
ma non voler venir prima a
che ciò che si può far, non abbi fatto. -
Line 302 ⟶ 297:
e vede, quando la risposta nieghi,
che farà discortese atto e maligno.
Risponde; ma due volte o tre
prima il parlar,
<span style="font-size:80%">34</span> - Signor mio (disse al fin), quando saprai
colui
mi rendo certo che di me sarai
non men contento, e forse più,
Sappi
io son Ruggier
e che con intenzion di porti a morte,
già son più giorni,
<span style="font-size:80%">35</span> acciò per te non mi vedessi tolta
Bradamante, sentendo esser
la voluntade a tuo favor rivolta.
Ma perché ordina
venne il bisogno ove mi
tua cortesia mutar
e non pur
ma
<span style="font-size:80%">36</span> Tu mi pregasti, non sapendo
fossi Ruggier,
la donna;
cor fuor del corpo, o
Se sodisfar più tosto al tuo disio,
Tua fatta è Bradamante; abbila in pace:
molto più che
<span style="font-size:80%">37</span> Piaccia a te ancora, se privo di lei
mi son,
che più tosto
che senza Bradamante restar vivo.
Appresso, per averla tu non sei
mai legitimamente, fin
che tra noi sposalizio è già contratto,
né duo mariti ella può avere a un tratto. -
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che senza muover bocca o batter ciglia
o mutar piè, come una statua, è immoto:
a statua, più
che ne le chiese alcun metta per voto.
Ben sì gran cortesia questa gli pare,
Line 352 ⟶ 347:
<span style="font-size:80%">39</span> E conosciutol per Ruggier, non solo
non scema il ben che gli voleva pria;
ma sì
di Ruggiero egli, che Ruggier, patia.
Per questo, e per mostrarsi che figliuolo
non vuol, se ben nel resto a Ruggier cede,
<span style="font-size:80%">40</span> E dice: - Se quel dì, Ruggier,
fu il campo mio dal valor tuo stupendo,
ancor
che tu fossi Ruggier, come ora intendo;
così la tua virtù
come fece anco allor, non lo sapendo;
e così spinto dal cor
questo amor
<span style="font-size:80%">41</span> Che prima il nome di Ruggiero odiassi,
non negherò: ma
E se, quando di carcere io ti trassi,
il medesimo avrei fatto anco allora,
<span style="font-size:80%">42</span> E
non lo facendo, il più
poi che negando il tuo voler, ti sei
privo
Ma te lo rendo, e più contento sono
renderlo a te,
<span style="font-size:80%">43</span> Molto più a te,
la qual, ben
non è però,
come tu, al viver mio romper li stami.
Non
che possi, sciolto
che son del matrimonio ora fra voi,
per legitima moglie averla io poi.
<span style="font-size:80%">44</span> Non che di lei, ma restar privo voglio
di ciò
prima che
per mia cagion tal cavalliero oppresso.
De la tua difidenza ben mi doglio;
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che tutte saria lungo riferire,
e sempre le ragion redarguendo,
e contento sarò di non morire.
Ma quando ti sciorrò
ché due volte la vita dato
<span style="font-size:80%">46</span> Cibo soave e precioso vino
Melissa ivi portar fece in un tratto;
e confortò Ruggier,
non
Sentito in questo tempo avea Frontino
cavalli quivi, e
Leon pigliar da li scudieri suoi
lo
<span style="font-size:80%">47</span> il qual con gran fatica, ancor
avesse da Leon, sopra vi salse:
così quel vigor manco era venuto,
che pochi giorni inanzi in modo valse,
che vincer tutto un campo avea potuto,
e far quel che
Quindi partiti, giunser, che più via
non fer di mezza lega, a una badia:
<span style="font-size:80%">48</span> ove posaro il resto di quel giorno,
e
tanto che
tornato fu nel suo vigor primiero.
Poi con Melissa e con Leon ritorno
alla città real fece Ruggiero,
e vi trovò che la passata sera
<span style="font-size:80%">49</span> Che quella nazion, la qual
Ruggiero eletto re, quivi a chiamarlo
mandava questi suoi, che si credea
perché giurargli fedeltà volea,
e dar di sé dominio, e coronarlo.
Line 449 ⟶ 444:
con questa gente, ha di lui dato nuova.
<span style="font-size:80%">50</span> De la battaglia ha detto,
ove Leon col padre imperatore
vinto, e sua gente avea morta e disfatta;
e per questo
messo da parte ogni uomo di sua schiatta:
e come a Novengrado era poi stato
Line 459 ⟶ 454:
<span style="font-size:80%">51</span> e che venuta era la nuova certa,
che
e lui fuggito, e la prigione aperta:
che poi ne fosse, non
Entrò Ruggier per via molto coperta
ne la città, né fu veduto in viso.
La seguente mattina egli e
Leone appresentossi a Carlo Magno.
<span style="font-size:80%">52</span>
che nel campo vermiglio avea due teste,
e come disegnato era fra loro,
Line 474 ⟶ 469:
eran tagliate ancor, forate e peste;
sì che tosto per quel fu conosciuto,
<span style="font-size:80%">53</span> Con ricche vesti e regalmente ornato
Leon
e dinanzi e di dietro e
avea onorata e degna compagnia.
A Carlo
se gli era incontra; e avendo tuttavia
Ruggier per man, nel qual intente e fisse
Line 486 ⟶ 481:
<span style="font-size:80%">54</span> - Questo è il buon cavalliero il qual difeso
e poi che Bradamante o morto o preso
o fuor non
magnanimo signor, se bene inteso
ha il vostro bando, è certo
e
e così viene, acciò che gli sia data.
<span style="font-size:80%">55</span> Oltre che di ragion, per lo tenore
del bando, non
se
qual cavallier più di costui
non è chi
Ed è qui presto contra a chi
per difender con
<span style="font-size:80%">56</span> Carlo e tutta la corte stupefatta,
questo udendo, restò;
che Leon la battaglia avesse fatta,
non questo cavallier non conosciuto.
Marfisa, che con gli altri quivi tratta
avea tacer fin che Leon finisse
il suo parlar, si fece inanzi e disse:
<span style="font-size:80%">57</span> - Poi che non
de la moglier fra sé e costui discioglia;
acciò per mancamento di difesa
Line 521 ⟶ 516:
o di merto a Ruggiero andare inante. -
<span style="font-size:80%">58</span> E con
questo parlar, che molti ebber sospetto,
che senza attender Carlo che le desse
campo, ella avesse a far quivi
Or non parve a Leon che più dovesse
Ruggier celarsi, e gli cavò
e rivolto a Marfisa: - Ecco lui pronto
a rendervi di sé (disse) buon conto. -
Line 533 ⟶ 528:
si fu alla mensa scelerata accorto,
che quello era il suo figlio, al quale, instando
e poco più che fosse ito indugiando
di conoscer la spada,
tal fu Marfisa, quando il cavalliero
<span style="font-size:80%">60</span> E corse senza indugio ad abbracciarlo,
né dispiccar se gli sapea dal collo.
Rinaldo, Orlando, e di lor prima Carlo
di qua e di là con
Né Dudon né Olivier
né
Dei paladini e dei baron nessuno
di far festa a Ruggier restò digiuno.
Line 551 ⟶ 546:
finiti che si fur gli abbracciamenti,
cominciò inanzi a Carlo a riferire,
udendo tutti quei
come la gagliardia, come
(ancor che con gran danno di sue genti)
di Ruggier,
più
<span style="font-size:80%">62</span> sì
a colei
di prigione egli, mal grado di tutto
il parentado suo,
e come il buon Ruggier, per render frutto
e mercede a Leon del suo riscatto,
ne furo o saran mai, passarà inante.
Line 570 ⟶ 565:
e come poi da gran dolor compunto,
che di lasciar la moglie gli premea,
E con sì dolci affetti il tutto espresse,
che quivi occhio non fu
<span style="font-size:80%">64</span> Rivolse poi con sì efficaci preghi
le sue parole
che non sol che lo muova, che lo pieghi,
che lo faccia mutar
ma fa
a supplicar Ruggier che gli perdone,
e per padre e per suocero
e così Bradamante gli promette.
Line 587 ⟶ 582:
piangea i suoi casi in camera segreta,
con lieti gridi in molta fretta corse
per più
onde il sangue
prima il dolor, fu tratto da la pieta,
a questo annunzio il lasciò solo in guisa,
che quasi il gaudio ha la donzella uccisa.
<span style="font-size:80%">66</span> Ella riman
che di tenersi in piè non ha balìa;
ben che di quella forza
vi debbe, e di quel grande animo sia.
Non più di lei, chi a ceppo, a laccio, a ruota
Line 606 ⟶ 601:
altretanto si duol Gano col conte
Anselmo, e con Falcon Gini e Ginami;
ma pur coprendo sotto
van lor pensieri invidiosi e grami;
e occasione attendon di vendetta,
Line 613 ⟶ 608:
<span style="font-size:80%">68</span> Oltre che già Rinaldo e Orlando ucciso
molti in più volte avean di quei malvagi;
ben che
dal re acchetate, ed i commun disagi;
avea di nuovo lor levato il riso
ma pur la fellonia tenean coperta,
dissimulando aver la cosa certa.
Line 632 ⟶ 627:
gli era lo scettro e la real corona:
ma venga egli a difendersi lo stato;
che più numer di gente apparecchiato
ha Costantino, e torna anco in persona:
ed essi, se
speran di torre a lui
<span style="font-size:80%">71</span> Ruggiero accettò il regno, e non contese
Line 643 ⟶ 638:
quando Fortuna altro di lui non fêsse.
Leone Augusto che la cosa intese,
disse a Ruggier,
che, poi
la pace è tra lor fatta e Costantino:
<span style="font-size:80%">72</span> né da partir di Francia
per esser capitan de le sue squadre;
che
far la rinunzia gli farà dal padre.
Non è virtù che di Ruggier sia detta,
di Bradamante, e far che
vaglia, come ora udir, che re si chiami.
Line 662 ⟶ 657:
I merti de la donna erano tali,
oltre a quelli di tutta sua famiglia,
se spendesse per lei mezzo il suo regno.
Line 669 ⟶ 664:
e campo franco sin al nono giorno
concede a chi contese ha da partire.
di rami intesti e di bei fiori ordire,
che
<span style="font-size:80%">75</span> Dentro a Parigi non sariano state
povare e ricche e
che
Tanti signori, e imbascierie mandate
di tutto
erano in padiglion, tende e frascati
con gran commodità tutti alloggiati.
Line 686 ⟶ 681:
la notte inanzi avea Melissa maga
il maritale albergo apparecchiato,
di
Già molto tempo inanzi desiato
questa copula avea quella presaga:
de
bontade uscir dovea da la lor pianta.
Line 696 ⟶ 691:
il più ricco, il più ornato, il più giocondo
che già mai fosse o per guerra o per pace,
o prima o dopo, teso in tutto
e tolto ella
<span style="font-size:80%">78</span> Melissa di consenso di Leone,
o più tosto per dargli maraviglia,
e mostrargli de
e che di lui, come a lei par, dispone,
e de la a Dio nimica empia famiglia;
portare il padiglion dai messi stigi.
<span style="font-size:80%">79</span> Di sopra a Costantin
di Grecia, lo levò da mezzo giorno,
con le corde e col fusto, e con
guernimento
lo
quivi lo fece alloggiamento adorno.
Poi, finite le nozze, anco tornollo
Line 721 ⟶ 716:
<span style="font-size:80%">80</span> Eran degli anni appresso che duo milia
che fu quel ricco padiglion trapunto.
Una donzella de la terra
con studio di gran tempo e con vigilia
lo fece di sua man di tutto punto.
Line 733 ⟶ 728:
che quel per molti rami era lontano)
ritratto avea nei bei ricami gai
per chi lo fece, e pel lavoro egregio.
<span style="font-size:80%">82</span> Ma poi
e fu
che Sinon falso aperse lor le porte,
e peggio seguitò, che non è scritto;
Line 748 ⟶ 743:
<span style="font-size:80%">83</span> Elena nominata era colei
per cui lo padiglione a Proteo diede;
che poi successe in man
tanto che Cleopatra ne fu erede.
Da le genti
nel mar Leucadio fu con altre prede:
in man
e in Roma sin a Costantin si tenne;
<span style="font-size:80%">84</span> quel Costantin di cui doler si debbe
la bella Italia, fin che gir il cielo.
Costantin, poi che
portò in Bisanzio il prezioso velo:
da un altro Costantin Melissa
Oro le corde, avorio era lo stelo;
tutto trapunto con figure belle,
Line 766 ⟶ 761:
<span style="font-size:80%">85</span> Quivi le Grazie in abito giocondo
una regina aiutavano al parto:
sì bello infante
non ebbe un tal dal secol primo al quarto.
Vedeasi Iove, e Mercurio facondo,
Venere e Marte, che
a man piene e spargean
di dolce ambrosia e di celesti odori.
<span style="font-size:80%">86</span> Ippolito diceva una scrittura
sopra le fasce in lettere minute.
In età poi più ferma
Mostrava nove genti la pittura
con veste e chiome lunghe, che venute
Line 785 ⟶ 780:
si vede, e da la madre Leonora;
e venir sul Danubio, ove la gente
corre a vederlo, e come un Dio
Vedesi il re degli Ungari prudente,
che
in non matura età tenera e molle,
e sopra tutti i suoi baron
<span style="font-size:80%">88</span>
lo scettro di Strigonia in man gli pone:
sempre il fanciullo se gli vede
sia nel palagio, sia nel padiglione:
o contra Turchi, o contra gli Alemanni
quel re possente faccia espedizione,
Ippolito gli è appresso, e fiso attende
<span style="font-size:80%">89</span> Quivi si vede, come il fior dispensi
Fusco gli è appresso, che gli occulti sensi
chiari gli espone de
- Questo schivar, questo seguir conviensi,
se immortal brami e glorioso farte, -
Line 811 ⟶ 806:
<span style="font-size:80%">90</span> Poi cardinale appar, ma giovinetto,
sedere in Vaticano a consistoro,
e con facondia aprir
e far di sé stupir tutto quel coro.
- Qual fia dunque costui
(parean con maraviglia dir tra loro).
Oh se di Pietro mai gli tocca il manto,
Line 822 ⟶ 817:
Or gli orsi affronta sugli alpini sassi,
ora i cingiali in valle ima e palustre:
or
seguendo o caprio o cerva multilustre,
che giunta par che bipartita cada
Line 828 ⟶ 823:
<span style="font-size:80%">92</span> Di filosofi altrove e di poeti
si vede in mezzo
Quel gli dipinge il corso
questi la terra, quello il ciel gli squadra:
questi meste elegie, quel versi lieti,
Line 838 ⟶ 833:
<span style="font-size:80%">93</span> In questa prima parte era dipinta
del sublime garzon la puerizia.
Cassandra
di gesti di prudenza, di iustizia,
di valor, di modestia, e de la quinta
Line 846 ⟶ 841:
<span style="font-size:80%">94</span> In questa parte il giovene si vede
col duca sfortunato
or armato con lui spiega i colubri;
e sempre par
o
ne la fuga lo segue, lo conforta
ne
<span style="font-size:80%">95</span> Si vede altrove a gran pensieri intento
per salute
che va cercando per strano argumento,
e trova, e fa veder per cosa chiara
Line 864 ⟶ 859:
<span style="font-size:80%">96</span> Vedesi altrove in arme relucente,
e con tumultuaria e poca gente
a un esercito istrutto si va opporre;
e solo il ritrovarsi egli presente
tanto agli Ecclesiastici soccorre,
che
sì che può dir, che viene e vede e vince.
Line 875 ⟶ 870:
pugnar incontra la più forte armata,
che contra Turchi o contra gente argiva
la rompe e vince, ed al fratel captiva
con la gran preda
né per sé vedi altro serbarsi lui,
che
<span style="font-size:80%">98</span> Le donne e i cavallier mirano fisi,
Line 888 ⟶ 883:
belli e ben fatti, e legger le scritture.
Sol Bradamante da Melissa istrutta
gode tra sé; che sa
<span style="font-size:80%">99</span> Ruggiero, ancor
non ne sia dotto, pur gli torna a mente
che fra i nipoti suoi gli solea Atlante
Line 908 ⟶ 903:
sempre con molto onor resta di sopra.
<span style="font-size:80%">101</span>
convito era a gran festa incominciato;
che Carlo a man sinistra Ruggier tenne,
Line 914 ⟶ 909:
di verso la campagna in fretta venne
contra le mense un cavalliero armato,
tutto coperto egli e
di gran persona, e di sembiante altiero.
<span style="font-size:80%">102</span>
che gli
giurato avea di non porsi arme intorno,
né stringer spada, né montare in sella,
Line 928 ⟶ 923:
<span style="font-size:80%">103</span> Se ben di Carlo in questo mezzo intese
e del re suo signore ogni successo;
per non disdirsi, non più
che se non pertenesse il fatto ad esso.
Ma poi che tutto
vede finito, e tutto
con nuove arme e cavallo e spada e lancia
alla corte or ne vien quivi in Francia.
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e senza segno alcun di riverenza,
mostra Carlo sprezzar con la sua gesta,
e de tanti signor
Maraviglioso e attonito ognun resta,
che si pigli costui tanta licenza.
Lasciano i cibi e lascian le parole
per ascoltar ciò che
<span style="font-size:80%">105</span> Poi che fu a Carlo ed a Ruggiero a fronte,
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- Son (disse) il re di Sarza, Rodomonte,
che te, Ruggiero, alla battaglia sfido;
e qui ti
provar
e che non merti, che sei traditore,
fra questi cavallieri alcun onore.
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e se persona hai qui che faccia offerta
di combatter per te, voglio accettarla.
Se non basta una, e quattro e sei
e a tutte manterrò quel
<span style="font-size:80%">107</span> Ruggiero a quel parlar ritto levosse,
e con licenza rispose di Carlo,
che mentiva egli, e
che traditor volesse nominarlo;
che sempre col suo re così portosse,
che giustamente alcun non può biasmarlo;
e
che verso lui
<span style="font-size:80%">108</span> e
senza torre in aiuto suo veruno;
e che sperava di mostrargli in fatto,
Quivi Rinaldo, quivi Orlando tratto,
quivi il marchese, e
Dudon, Marfisa, contra il pagan fiero
<span style="font-size:80%">109</span> mostrando
non dovea conturbar le proprie nozze.
Ruggier rispose lor: - State in riposo;
che per me fôran queste scuse sozze. -
vennero, e fur tutte le lunghe mozze.
Gli sproni il conte Orlando a Ruggier strinse,
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<span style="font-size:80%">110</span> Bradamante e Marfisa la corazza
posta gli aveano, e tutto
Tenne Astolfo il destrier di buona razza,
tenne la staffa il figlio del Danese.
Feron
Rinaldo, Namo ed Olivier marchese:
cacciaro in fretta ognun de lo steccato
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<span style="font-size:80%">111</span> Donne e donzelle con pallida faccia
timide a guisa di columbe stanno,
che
rabbia
con tuoni e lampi, e
grandine e pioggia, e
timide stanno per Ruggier; che male
a quel fiero pagan lor parea uguale.
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dei cavallieri e dei baron parea;
che di memoria ancor lor non si parte
quel
che, solo, a ferro e a fuoco una gran parte
e rimarrà per molti giorni il segno:
né maggior danno altronde ebbe quel regno.
<span style="font-size:80%">113</span> Tremava, più
a Bradamante; non
che
che vien dal cor, più di Ruggier potesse;
né che ragion, che spesso dà
a chi
pur stare ella non può senza sospetto;
che di temere, amando, ha degno effetto.
<span style="font-size:80%">114</span> Oh quanto volentier sopra sé tolta
ancor che rimaner di vita sciolta
per quella fosse stata più che certa!
Avria eletto a morir più
se può più
più tosto che patir che
si ponesse a pericol de la morte.
<span style="font-size:80%">115</span> Ma non sa ritrovar priego che vaglia,
perché Ruggiero a lei
A riguardare adunque la battaglia
con mesto viso e cor trepido stassi.
Quinci Ruggier, quindi il pagan si scaglia,
e vengonsi a trovar coi ferri bassi.
Le lance
i tronchi, augelli a salir verso il cielo.
<span style="font-size:80%">116</span> La lancia del pagan, che venne a corre
lo scudo a mezzo,
tanto
temprato avea Vulcano, era perfetto.
Ruggier la lancia parimente a porre
gli andò allo scudo, e gliele passò netto;
tutto che fosse appresso un palmo grosso,
dentro e di fuor
<span style="font-size:80%">117</span> E se non che la lancia non sostenne
il grave scontro, e mancò al primo assalto,
e rotta in schegge e in tronchi aver le penne
parve per
se fosse stato adamantino smalto,
e finìa la battaglia; ma si roppe:
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<span style="font-size:80%">118</span> Con briglia e sproni i cavallieri instando,
risalir feron subito i destrieri;
e donde gittar
si tornato a ferir crudeli e fieri:
di qua di là con maestria girando
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che fu sì duro, al petto Rodomonte,
né di Nembrotte la spada tagliente,
né
che
contra la donna di Dordona al ponte,
lasciato avea sospese ai sacri marmi,
come di sopra avervi detto parmi.
<span style="font-size:80%">120</span> Egli avea
non come era la prima già perfetta:
ma né questa né quella né più dura
a Balisarda si sarebbe retta;
a cui non osta incanto né fattura,
né finezza
Ruggier di qua di là sì ben lavora,
<span style="font-size:80%">121</span> Quando si vide in tante parti rosse
il pagan
che la più parte di quelle percosse
non gli andasse la carne a ritrovare;
a maggior rabbia, a più furor si mosse,
getta lo scudo, e a tutto suo potere
su
<span style="font-size:80%">122</span> Con quella estrema forza che percuote
la machina
e levata con uomini e con ruote
cader si lascia su le aguzze travi;
fere il pagan Ruggier, quanto più puote,
con ambe man sopra ogni peso gravi:
giova
lui col cavallo avria in un colpo fesso.
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disarmata lasciò di sé la mano.
<span style="font-size:80%">124</span> Rodomonte per questo non
ma
in tal modo intronata avea la testa,
in tal modo offuscata avea la mente.
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gli cinge il collo col braccio possente;
e con tal nodo e tanta forza afferra,
che de
<span style="font-size:80%">125</span> Non fu in terra sì tosto, che risorse,
via più che
però che a Bradamante gli occhi torse,
e turbar vide il bel viso sereno.
Ella al cader di lui rimase in forse,
e fu la vita sua per venir meno.
Ruggiero ad emendar presto
stringe la spada, e col pagan
<span style="font-size:80%">126</span> Quel gli urta il destrier contra, ma Ruggiero
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e con la destra intanto al cavalliero
ferire il fianco o il ventre o il petto mira;
e di due punte
<span style="font-size:80%">127</span> Rodomonte,
il pome e
Ruggier su
che lo potea stordire
Ma Ruggier
gli prese il braccio, e tirò tanto allotta,
aggiungendo alla destra
che fuor di sella al fin trasse il pagano.
<span style="font-size:80%">128</span> Sua forza o sua destrezza vuol che cada
il pagan sì,
vo dir che cadde in piè; che per la spada
Ruggiero averne il meglio giudicaro.
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<span style="font-size:80%">129</span> E insanguinargli pur tuttavia il fianco
vede e la coscia e
Spera che venga a poco a poco manco,
sì che al fin gli abbia a dar vinta la lite.
e con tutte le forze insieme unite
da sé scagliolli, e sì Ruggier percosse,
che stordito ne fu più che mai fosse.
<span style="font-size:80%">130</span> Ne la guancia de
fu Ruggier colto, e sì quel colpo sente,
che tutto ne vacilla e ne traballa,
Line 1 175 ⟶ 1 170:
Il pagan vuole entrar, ma il piè gli falla,
che per la coscia offesa era impotente:
e
con un ginocchio in terra il fa cadere.
Line 1 183 ⟶ 1 178:
che con la mano in terra anco lo caccia.
Ma tanto fa il pagan che gli è risurto;
si stringe con Ruggier sì, che
arte aggiungendo alle sue forze estreme.
<span style="font-size:80%">132</span> Di forza a Rodomonte una gran parte
la coscia e
Ruggiero avea destrezza, avea grande arte,
era alla lotta esercitato molto:
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e donde il sangue uscir vede più sciolto,
e dove più ferito il pagan vede,
puon braccia e petto, e
<span style="font-size:80%">133</span> Rodomonte pien
Ruggier nel collo e ne le spalle prende:
or lo tira, or lo spinge, or sopra il petto
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e con tutta sua forza ivi lo strinse.
La gamba destra a un tempo inanzi al manco
ginocchio e
e da la terra in alto sollevollo,
e con la testa in giù steso tornollo.
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che da le piaghe sue, come da fonte,
lungi andò il sangue a far la terra rossa.
Ruggier,
perché levarsi il Saracin non possa,
<span style="font-size:80%">136</span> Come talvolta, ove si cava
là
se improvisa ruina su coloro
che vi condusse empia avarizia, fere,
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spirto a pena, onde uscire, adito avere:
così fu il Saracin non meno oppresso
dal vincitor, tosto
<span style="font-size:80%">137</span> Alla vista de
la punta del pugnal
e che si renda, minacciando, tenta,
e di lasciarlo vivo gli fa patto.
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<span style="font-size:80%">138</span> Come mastin sotto il feroce alano
che fissi i denti ne la gola gli abbia,
molto
con occhi ardenti e con spumose labbia,
e non può uscire al predator di mano,
che vince di vigor, non già di rabbia:
così falla al pagano ogni pensiero
<span style="font-size:80%">139</span> Pur si torce e dibatte sì, che viene
ad espedirsi col braccio migliore;
e con la destra man che
che trasse
tenta ferir Ruggier sotto le rene:
ma il giovene
in che potea cader, per differire
di far quel empio Saracin morire.
<span style="font-size:80%">140</span> E due e tre volte ne
alzando, più
il ferro del pugnale a Rodomonte
tutto nascose, e si levò
Alle squalide ripe
sciolta dal corpo più freddo che giaccio,
bestemmiando fuggì
che fu sì altiera al mondo e sì orgogliosa.
</poem>
[[fr:Roland furieux - Chant XLVI]]
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