Odi (Parini)/Il pericolo: differenze tra le versioni
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{{Qualità|avz=100%|data=18 novembre 2008|arg=Odi}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Il pericolo|prec=../La caduta|succ=../Piramo e Tisbe}}
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In vano in van la chioma
Deforme di canizie,
E
Dai casi, e fatto rigido
Il senno
Si crederà che scudo
Sien contro ad occhi fulgidi
A mobil seno a nudo
Braccio e
Arme della beltà. {{R|10}}
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E per novo periglio
Di tempeste,
Darlo del cieco figlio,
Esultando con perfido
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Ecco me di repente,
Me stesso, per
Lustro di già scendente,
Sentii vicino a porgere
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Tu dai lidi sonanti
Mandasti, o
Chi sola de gli amanti
Potea tornarmi a i gemiti
E al duro sospirar; {{R|35}}
Donna
Là fra i togati principi,
Che di consigli egregi
Fanno
Star libera sul mar. {{R|40}}
Parve a mirar nel volto
E ne le membra Pallade,
Quando,
Fin sopra il fianco scorrere
Si lascia il lungo crin: {{R|45}}
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Dannosamente adorno
Rendeano ai guardi cupidi
Qual, se parlando, eguale
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Chinandosi da i morbidi
Veli non ben costretto,
Fiero
Permetteva fuggir? {{R|60}}
In tanto il vago labro,
E di rara facondia
E
Gìa modulando i lepidi
Detti nel patrio suon. {{R|65}}
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Di poetica face,
Che tali mai non arsero
Nè quando al coro intento
De le fanciulle Lesbie
Per le midolle fervide
Amoroso velen; {{R|75}}
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Giogo era pronto a scendere
Su la incauta cervice,
Tornava il quarto dì! {{R|85}}
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Pensier di care immagini,
Con soave desìo
Intorno
Frequente volerò. {{R|100}}
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