Mastro Titta, il boia di Roma/Capitolo XCV: differenze tra le versioni
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- Dove vi incontravate? domandava all'indomani mattina Luigi Finocchi, a Geltrude, entrando nella camera da letto, ove l'aveva lasciata sola la notte, per mantenere il suo fiero proposito.▼
▲- Dove vi incontravate? domandava
- Ad una piccola casina lungo il mare, a pochi passi dalla città. È proprietà di una vecchia sorda, che gliel'affittava.▼
▲- Ad una piccola casina lungo il mare, a pochi passi dalla città. È proprietà di una vecchia sorda, che
- Prendi penna, carta e calamaio e scrivigli.
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"Arturo.<br />
"La tua denunzia è stata una viltà:
"Tuta."<br />
Finita la lettera e fatto
"Angelo mio,<br />
"Perdonami! Hai indovinato il sentimento che mi ha spinto. Vieni ti attendo stasera. Duolmi
"Arturo."<br />
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- Sì, purché taccia per sempre.
Erano le undici di sera quando Tuta bussava alla porta della casina
La vecchia sorda affittuaria non abitava nella casina, la quale non era che un pied-à-terre da cacciatori e si componeva di un ambiente a terreno, che serviva di cucina e di tinello ad un tempo, e di una camera superiore, ove si trovavano i letti per riposarsi e dormire. Da questa camera, tirando una sottile catena si alzava il saliscendi che chiudeva la porta della casina.
Non appena ebbe Tuta bussato, il saliscendi si alzò e la porta si dischiuse. Geltrude entrò lasciandola aperta. Quasi contemporaneamente un uomo usciva
Era Luigi Finocchi.
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- Ah! scusami. Scendo.
Quasi contemporaneamente si vide un lume a capo della scala di legno, che dal tinello conduceva al piano superiore e comparve
Scese lentamente il giovinotto, sempre credendo che Geltrude gli salisse incontro. Ma con sua grande sorpresa la vide immobile appiè della scala.
- Sei dunque sdegnata? - le disse il leggiadro, quando si trovò nel tinello, afferrandole una mano e tentando di attirarla a sé.
Ma in quel momento un terribile colpo al collo, lo faceva stramazzare al suolo. La lama del pugnale di Luigi Finocchi, gli aveva orribilmente squarciata la gola e troncata colla jugulare la vita. Il lume che egli portava gli era sfuggito di mano, si era spento. Giggi lo raccolse e lo riaccese. Quindi si chinò sopra
- Bisogna sbarazzarsi di questo cadavere, che potrebbe procurare delle noie alla giustizia e pur anco a noi.
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- Diamo il fuoco alla casina, il cadavere brucierà con essa e si crederà ad un fortuito accidente.
- No: sarebbe pericoloso. La notte è temporalesca, soffia un vento indiavolato,
- Dunque?
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Senza più, Luigi Finocchi si recò sulle spalle il cadavere di Arturo e uscì dalla porta; Geltrude spense il lume e lo seguì sbattendola leggermente, affinché il salicendi avesse ad alzarsi e rinchiuderla.
Giunti al mare Finocchi si trasse dalle spalle
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