Le novelle della nonna/L'impiccato vivo: differenze tra le versioni
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:'''L'impiccato vivo'''▼
Da alcuni giorni il signor Luigi e la signora Adele erano stabiliti al podere di Farneta, e le donne di casa eran tutte affaccendate a servirli e a render loro piacevole il soggiorno di quella campagna. La signora Adele era una vecchietta arzilla, tutta fuoco e penne, che si alzava all'alba e stava tutto il giorno a far conversazione con la Regina, mentre le mani, che erano preste come la lingua, menavano avanti, a vista d'occhio, una tenda di refe finissimo all'ago torto, destinata come dono di Natale alla figliuola, che non doveva tardare a giungere a Camaldoli. Il signor Luigi era un vecchio sano anche lui, ma di carattere taciturno e dedito alla lettura ed ai libri. Egli aveva una predilezione per il pergolato del giardino, dove passava l'intera giornata, in mezzo alla quiete della campagna, respirando l'aria pura dei monti.▼
I Marcucci avevano tutti una gran soggezione di lui; la mattina camminavano scalzi per non destarlo, e il giorno si riguardavano anche di parlare fra loro per non turbarlo mentre leggeva. Con la signora, invece, avevano più confidenza; ella si tratteneva giù nella cucina mentre essi mangiavano, e non sdegnava assaggiare le minestre saporite che preparava la Carola. Però la tavola dei Marcucci non accoglieva più tutta la famiglia. Beppe s'era impiegato a Stia nella fabbrica di tessuti, e non tornava altro che a cena; Cecco, coraggiosamente, vedendo che c'erano in famiglia anche troppe braccia per lavorare il podere, senza consigliarsi con alcuno, altro che con la Vezzosa, aveva domandato un posto di cantoniere sulla via provinciale che traversava il Casentino, e ora stava tutto il giorno sotto la sferza del sole a spaccare i sassi per la ghiaia.▼
▲Da alcuni giorni il signor Luigi e la signora Adele erano stabiliti al podere di Farneta, e le donne di casa eran tutte affaccendate a servirli e a render loro piacevole il soggiorno di quella campagna. La signora Adele era una vecchietta arzilla, tutta fuoco e penne, che si alzava
Vezzosa ne aveva sofferto, ma riconosceva che stava a Cecco, come minore dei fratelli, a cercar lavoro fuori, e per aiutare anche lei la famiglia che l'aveva accolta con tant'affetto, oltre al far le faccende di casa e stirare per i forestieri, la mattina presto e nel dopopranzo, quando le altre donne facevano un pisolino nella capanna sulle foglie del granturco, ella tesseva.▼
▲I Marcucci avevano tutti una gran soggezione di lui; la mattina camminavano scalzi per non destarlo, e il giorno si riguardavano anche di parlare fra loro per non turbarlo mentre leggeva. Con la signora, invece, avevano più confidenza; ella si tratteneva giù nella cucina mentre essi mangiavano, e non sdegnava assaggiare le minestre saporite che preparava la Carola. Però la tavola dei Marcucci non accoglieva più tutta la famiglia. Beppe
La domenica, la famiglia era al solito raccolta sull'aia, i forestieri erano a passeggiare, e i bimbi, che avevan fatto buona raccolta di fragole da spedir via, sapendo di essersi guadagnati la giornata, insistevano con la nonna perché raccontasse loro una novella.▼
▲Vezzosa ne aveva sofferto, ma riconosceva che stava a Cecco, come minore dei fratelli, a cercar lavoro fuori, e per aiutare anche lei la famiglia che
- Io non vi posso contentare; - rispondeva ella, - da un momento all'altro potrebbero giungere i signori, e il professore specialmente, che è tanto istruito, mi mette soggezione.▼
▲La domenica, la famiglia era al solito raccolta
- Nonna, non vi vergognate di parlare in presenza del signor Luigi; se sapeste quello che so io! - disse l'Annina.▼
▲- Io non vi posso contentare; - rispondeva ella, - da un momento
▲- Nonna, non vi vergognate di parlare in presenza del signor Luigi; se sapeste quello che so io! - disse
- Sentiamo, che cosa sai?
- Figuratevi che il professore non soltanto vi sta a sentire a bocca aperta quando parlate, ma scrive sopra un taccuino le vostre espressioni.
- Che vai forse a frugare fra le carte di lui? - domandò Maso con piglio di rimprovero.
- No davvero! - rispose
Mente
- Non è vero, signor professore, che la nonna parla molto bene?
- Benissimo; ed io che desidero tanto raccogliere dalla bocca del popolo la lingua parlata, sto a sentirla per incanto.
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E prese a narrare:
-
Bussa di qua, bussa di là, Fazio era trattato da tutti come un cane, e se non faceva presto a battere il tacco, avrebbe avuto anche le frustate o qualche
Vilipeso, maltrattato, il povero Fazio, che era già tanto e poi tanto afflitto per la morte del suo babbo e della sua mamma, non sapendo più che fare, se ne andò nel folto di un bosco verso Bibbiena, e si mise a piangere, col testone fra le mani.
- Mamma mia, - diceva
Fazio
Nel riabbassar gli occhi, vide davanti a sé un vecchio curvo, con un barbone bianco, e gli abiti logori e stracciati in più punti.
- Senti, ragazzo, - disse il vecchio con una voce dolce che scendeva al cuore, - io non conosco la via e vorrei esser guidato fino alla Verna; ma non ho come ricompensarti. Vuoi accompagnarmi?
Fazio fu tanto consolato sentendosi rivolger la parola in quel modo che, senza esitare un momento, benché fosse digiuno e stanco per aver tanto girato in cerca di rifugio, subito rispose:
- Buon vecchio, voi mi pregate con tanta benignità, che non saprei negarvi nulla; andiamo.
Il ragazzo
- Volete appoggiarvi? - gli disse Fazio, vedendo che il vecchietto faticava e ansava, - eccovi la spalla; aggrappatevici, e così il salire vi riuscirà meno grave.
Il vecchio accettò; ma anche appoggiandosi stentava assai ad andar oltre, e a un certo punto cadde per terra estenuato, e pareva che stesse per ispirare.
Anche Fazio era stanco, eppoi aveva lo stomaco vuoto e la testa gli girava dalla fame; ma fatto al vecchio una specie di guanciale col proprio mantello, gli disse di riposarsi, promettendogli di portargli presto qualche ristoro, che egli stesso non sapeva dove procacciarsi.
Però si sentiva sostenuto da una fiducia nuova, e dalla mente e dal cuore gli era svanito il ricordo doloroso di tante repulse provate nel domandar lavoro per sé.
Giunto in cima a una salita, volse intorno
La Verna era lassù in alto, troppo, troppo lontana, e il vecchio sarebbe morto prima che egli vi fosse giunto e ne fosse tornato.
Nel guardar così, gli venne fatto di scorgere una casetta di pietra dello stesso colore delle balze brulle e pietrose che la circondavano, e con nuova lena rivolse il passo verso quella.
Fazio, quando fu a una certa distanza dalla casa, ristette esitante. Sulla porta aveva veduto una donna secca, con un viso arcigno, una di quelle facce
Però, pensando che il vecchio sarebbe certo morto senza un qualche ristoro, vinse il timore che la donna
- Buona donna,
La donna lo guardò sinistramente, e con una vociaccia aspra, rispose:
- Hai quattrini per pagare quello che mi domandi? Qui non si può dar nulla senza compenso.
- Io non ho nulla, altro che le mie braccia; ma se mi date di che ristorare il vecchio, queste braccia lavoreranno per voi una settimana, e anche un mese se vi occorre.
- Quando è così, - rispose la donna, - vieni in casa e ti darò ciò che chiedi. Ma bada di tornare a far
- Vado e torno, - disse il ragazzo quando ebbe ottenuto quello che chiedeva, - e vedrete che non sarete mai stata servita con più zelo.
In sulle prime Fazio corse spedito giù per le balze; ma ad un tratto si sentì mancar le forze e gli parve di udire una voce che gli diceva:
- Sciocco, con lo stomaco dilaniato dalla fame, tu pensi a soccorrer gli altri! Mangia e bevi, e lascia che il vecchio crepi solo.
Il ragazzo guardò il fiaschetto del vino, e si accostò il pane alla bocca; ma poi, invece di ficcarci i denti, disse:
- Per lui
Ma quando giunse al punto dove aveva lasciato il vecchio, cadde in terra sfinito.
Il vecchio, che non era più disteso per terra, ma bensì stava in piedi, gli prese di mano il vino e il pane, e, fattone due parti, ne dette una al ragazzo. Poi gli fece trangugiare la metà del vino, e quando ambedue si furono ristorati, disse:
- Ragazzo, tu hai un cuore
Mentre il Santo pronunziava
Fazio rimase stupito a guardarla, e la stessa voce che lo aveva tentato prima gli disse:
- Ora che hai gli strumenti da falegname, perché, invece di andare a servir quella donna, non prendi il largo? Tu potresti guadagnare qualcosa occupandoti da un artefice; via, non essere stupido!
Fazio, per tutta risposta, si fece il segno della croce e, caricatosi in ispalla gli arnesi, si avviò alla casetta.
La donna lo aspettava
- Credevo che tu avessi fatto come tanti altri, - gli disse vedendolo da lontano. - Ma ora ti rimetto la stima; vieni, che
Infatti versò dal paiolo sul tagliere la bella polenta di farina di castagne, e con un fil di refe ne tagliò una fetta al ragazzo, il quale la mangiò avidamente, perché il pane non aveva fatto alto che stuzzicargli
Dopo che ebbe mangiato a sazietà, la donna gli disse:
- Vedi quel ciuffo di castagni giù in quella valle? Sono miei, e io voglio che tu me li poti tutti. Prendi
Fazio prese
Per quel giorno tutto andò bene, e la sera riportò a casa un bel fascio di rami potati, che la donna gli fece riporre in cantina, e, dopo aver mangiato la pattona arrostita sulle molle, andò a dormire nel lettuccio che gli era stato preparato.
La mattina dipoi, per tempo, la donna lo destò per mandarlo al lavoro, e gli disse di segare il più vecchio dei castagni, quello col tronco tutto vuotato, perché voleva farsene una tavola per cucina, ché quella che aveva era vecchia.
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Questa, nel vederle, fu tutta contenta.
- Sei bravo davvero e lavori con voglia, ragazzo mio; ma chi ti ha insegnato?
- San Giuseppe! - rispose Fazio umilmente; e lì in
Ogni giorno Fazio faceva un mobile; ora un letto, ora un armadio, ora degli sgabelli, di modo che, in capo a un mese, la casa della donna era tutta rifornita di attrezzi nuovi.
Il ragazzo, spirato quel tempo, credé di avere abbastanza rimunerato la donna per il piccolo servigio resogli, e le disse:
- Sapete, ho intenzione di andarmene per il mondo. Sono abbastanza abile per guadagnarmi ovunque la vita.
Queste parole dispiacquero alla donna. Ella aveva sperato di guadagnare molto vendendo ai frati della Verna i mobili fabbricati da Fazio, e siccome era avara, già sognava di veder assai aumentato il capitaletto che teneva nascosto sotto una pietra
- Senti, Fazio, perché non rimani meco? Io ti fornirò il legname, e quando venderò i mobili che tu fabbricherai, ti darò un terzo del guadagno.
Fazio si lasciò adescare da questa promessa e lavorava per dieci, ma non vedeva mai un picciolo. La donna ogni tanto gli faceva un vestito grossolano, un paio di scarponi, ma quattrini non gliene dava, e quando egli la richiamava ai patti, soleva rispondergli:
- Li avrai tutti insieme; che te ne faresti dei quattrini ora?
Sul finir
- Sei più che un figlio per me, - disse la donna una notte che era proprio in fin di vita, - e voglio ricompensarti. Sotto la terza pietra dinanzi al focolare è nascosto il mio tesoro e anche il frutto del tuo guadagno. Appena sarò morta, smuovi la pietra, prendi ogni cosa e
Fazio
- Rammentati la terza pietra davanti al focolare...
E spirò.
Fazio le costruì la cassa, la fece trasportare nel camposanto, e quando ebbe pregato e pianto sulla tomba della donna, ritornò a casa, rimosse la terza pietra del focolare, e, cavatone una grossa bisaccia di cuoio piena di fiorini, se la caricò sulle spalle insieme con gli arnesi e scese a Bibbiena.
Costì, invece di andar mendicando di porta in porta,
A un tratto si sparse la notizia che Fazio aveva fatto fortuna, e questa notizia giunse agli orecchi di certi parenti della morta, i quali sapevano che ella aveva tenuto in casa Fazio.
Questo bastò per insospettirli. La loro parente aveva fama di donna denarosa. Fazio dunque doveva avere spogliato la casa a danno loro.
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- Non ho rubato nulla; - protestò Fazio, - quello che ho, me lo sono guadagnato in parte, e in parte me lo ha lasciato la morta.
Gli avidi contadini non intesero ragioni.
Pochi mesi prima, Fazio era uno straccione, un mendicante; come poteva dunque aver accumulato
Questo fu il ragionamento che fecero e che fecero fare ai paesani, e anche al Potestà.
Fu fatta una perquisizione nella bottega del ragazzo, dove trovarono la borsa di cuoio; e Fazio fu condotto in prigione come un malfattore.
A farla breve, le sue proteste
Tre giorni soli trascorsero fra la condanna e
La domenica, dopo la messa, quando la piazza era affollata di gente intenta a esaminare la forca, che da tanti anni non era stata più veduta in paese, Fazio fu tolto dal carcere e, in mezzo alle guardie, venne condotto al patibolo. La gente lo fischiava, gli gettava insulti, gli sputava in faccia chiamandolo: «ladro! assassino!» e il povero innocente piangeva a calde lacrime sentendosi vilipendere.
- Confessa! - gli diceva il frate che lo accompagnava.
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- Zitto, ladro! assassino! - ripeteva la folla.
Fazio fu fatto salire sopra uno sgabello, il carnefice gli passò la testa nel nodo scorsoio, e dato un calcio allo sgabello lo tirò su fino al palco. In quel momento Fazio fece una nuova invocazione a san Giuseppe e si rassegnò a morire, pregando che gli fosse tenuto conto, almeno nel mondo di là, della sua innocenza.
Ma invece di soffrire le pene che soffrono
- Coraggio! La prova è quasi passata, tu sarai salvo; io ti sono accanto e non ti abbandono.
Allora
- Vedete se sono innocente! Il mio glorioso protettore non permette che muoia infamato. Io vivo e vivrò per provare che non sono un ladro né un assassino, e che il danaro
La gente, nel vederlo sorridere, nel sentirlo parlare con tanta calma e con voce naturale, fu presa da sgomento e incominciò a fuggire, in modo che di lì a poco non rimasero attorno al patibolo altro che le guardie e il carnefice, i quali si guardavano sbigottiti da tanto miracolo.
In quel momento comparve sulla piazza un frate della Verna, spronando un asino tutto coperto di sudore.
- Fermate! - urlava il frate, che era lo stesso che aveva raccolte le ultime parole della donna. - Fermate! Voi impiccate un innocente.
Quando fu giunto sotto al patibolo, narrò come egli stesso avesse udito la donna indicare a Fazio dove stava il tesoro e aggiunse:
- Dormivo ancora stamane quando mi è apparso il glorioso sposo di Maria, san Giuseppe, e mi ha detto: «Inforca un asino e corri a Bibbiena a salvare un innocente ragazzo che viene impiccato per ladro! Si tratta di quel Fazio, sai, con i capelli rossi». Sono corso, ma non avrei fatto in tempo senza un intervento celeste, e a metà strada
Allora le guardie tagliarono il capestro, che legava il collo del ragazzo, e questi, come se avesse avuto, invece del supplizio, un abbraccio di due mani amorose, scese sano e sorridente sulla piazza.
Si vide poscia un vero miracolo che persuase popolo e guardie
Fazio divenne un uomo, e quindi un vecchio, e la gente, vedendolo prosperare, non si accorgeva neppur più che avesse quel testone circondato da capelli rossi, perché egli sapeva farsi amare per il suo buon cuore e per le amorevolezze che mostrava verso i miseri e i bisognosi.
Trovandosi possessore
Fu in quel tempo che da noi crebbe molto la venerazione per san Giuseppe, e di lui non erano soltanto devoti i falegnami, ma anche i boscaiuoli e quanti maneggiavano legname.
Quando Fazio venne a morte, lasciò gli strumenti del mestiere al più indigente dei falegnami; ma essi non avevano più le virtù di un tempo, e se
Fazio fu sepolto in quella chiesa; ma la chiesa venne distrutta da un incendio, e di essa e del suo fondatore adesso rimane soltanto la memoria.
- E avevate soggezione di me? - esclamò il professor Luigi, quando la Regina ebbe cessato di narrare. - Se io avessi la vostra abilità, non me ne starei qui, ma andrei nelle principali città, e vi assicuro che la gente colta e intelligente correrebbe a sentirmi. Anzi, - aggiunse egli, - se mi permettete, la prossima volta che voi racconterete una novella, io la scriverò, e in seguito darò alle stampe la narrazione raccolta dalla vostra bocca, senza cambiarvi una parola.
- E dirà il nome e cognome della nonna? - domandò
- Altro! lo stamperò a grossi caratteri sopra la novella. Non le spetta forse
La Regina era confusa, ma i figli, le nuore e i nipoti esultavano, vedendo apprezzata la loro cara, la loro buona vecchietta.
E allora il professor Luigi disse alla famiglia Marcucci come molti altri prima di lui si fossero studiati di raccogliere dalla bocca del popolo le novelle, specialmente quelle narrate dagli abitanti delle montagne, dove la tradizione e la lingua si mantengono più pure. Così avevano raggiunto un doppio e utilissimo scopo: quello di ricercare in quelle novelle le credenze, le superstizioni e gli usi antichi di ciascun paese, e di ringiovanire ed arricchire la lingua con vocaboli andati in disuso nelle città, dove
I contadini stavano a bocca aperta a sentirlo parlare. La Regina ruppe il silenzio, dicendo:
- Non credevo mai, signor professore, che noi ignoranti e zoticoni si potesse insegnar qualche cosa alla gente di città. Mi pare che abbiamo tutti da imparare, e non mi sognavo davvero che il nostro linguaggio potesse esser preso ad esempio.
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- Tanto volentieri, - rispose il professor Luigi, - che se non avessi altri obblighi fisserei la mia dimora in questo bel paese. Voi non capite quanto siete felici!
- Tutti abbiamo i nostri guai, - disse Maso sospirando, - e se conoscesse i nostri, non vorrebbe sicuro fare a baratto.
- Chi lo sa! - replicò il professore. - È certo che la vita semplice e ritirata espone
- Questo è vero, - replicò Maso. - È ben difficile che il medico entri in casa o che lo speziale veda in faccia i nostri quattrini; eppure siamo dimolti in famiglia.
- Poi avete la pace...
Anche questo è vero.
- E le occupazioni vostre sono quelle che mantengono fresca la vecchiezza. Vedete: la Regina è più vecchia di me, eppure è
Il professore lo diceva e bisognava crederci; ma molti dei Marcucci avrebbero cambiato la loro esistenza con quella di lui, stimandosi felici del cambiamento.
La signora Maria, cui quella conversazione non riusciva gradita perché richiamava alla mente del marito i proprî acciacchi, volle troncarla.
- Ma incomincia a far fresco, - fece ella osservare, - e tu devi interrompere la conversazione per tornare a casa. Se tu prendessi un malanno, addio villeggiatura!
Il professore cedé al desiderio della moglie, e per quella sera non parlarono
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