Le novelle della nonna/Il frate con la gamba di legno: differenze tra le versioni
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:'''Il frate con la gamba di legno'''
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- Che vuol dire tutto questo concorso? domandò la Carola che ne aveva assai dei bambini di casa.
Uno rispondeva:
- Ci ha invitato
Un altro soggiungeva, quasi scusandosi:
- Gigino ci ha detto che la Regina racconta certe novelle da restare a bocca aperta!...
Un terzo aveva avuto un invito da un altro ragazzo di casa, e così venne in chiaro che i bambini Marcucci in quei giorni non avevano fatto altro che magnificare con i loro compagni del vicinato le novelle della nonna.
- Lo vedete, mamma: la fama ha le ali, - disse Cecco, - e le vostre novelle fanno sui nipoti lo stesso effetto che producevano su di noi. Vi rammentate, quando ero piccino,
- Che
- Io ci sto a mangiarla, - rispose Maso, - e gli altri non diranno di no, specialmente tutta questa marmaglia che ha per la pattona una tendenza speciale.
La Carola andò alla madia a stacciare la farina di castagne, mentre le altre donne sparecchiavano e rigovernavano i piatti.
- Ragazzi, - disse Cecco a tutta la comitiva piccina, - la mamma ora fa un sonnellino, e voi intanto andate a fare il chiasso
Le donne trafficavano, e la vecchia, alla quale per diritto spettava il riposo, si era seduta nel canto del fuoco e aveva cavato di tasca il rosario; ma, dopo che ebbe snocciolate due poste, la testa incominciò a inchinarsi ora da una parte, ora
Cecco le stava accanto fumando la pipa e la guardava con amore, mentre ella placidamente dormiva; ma il sonno dei vecchi dà alla loro fisonomia una espressione di profondo abbattimento, come se stessero per morire, e Cecco, che non toglieva gli occhi dal volto di sua madre, scrollò il capo come per dire: «Ce
Dopo un breve sonno la Regina aprì gli occhi e gli sorrise, mostrandogli le gengive sdentate, e, colpita dal turbamento di quel figliuolo, che era il suo cucco, gli domandò, mentre nessuno li ascoltava:
- Te ne accorgi, Cecco, che il giorno della separazione è vicino? Mi dispiaceva di morire senza che tu mi chiudessi gli occhi; ma ora son tranquilla.
Cecco non rispose, e per dare ai pensieri della madre un altro corso, andò
- Ragazzi, la mamma ha fatto il pisolino; venite a sentir la novella del frate con la gamba di legno!
La gaia masnada entrò di corsa in cucina e ci fu un
La vecchia Regina, vedendo attorno a sé tutto
-
Dalla ferita gli usciva il sangue, non a gocce, ma a bocca di barile, e Lapo, che si sentiva mancare il fiato, si raccomandava alla Madonna e a tutti i santi del Paradiso. Intanto annottava, ed egli, vedendo che nessuno veniva a soccorrerlo, cessò di pregare e incominciò a dire:
- Ma non
Queste parole furon da lui ripetute tre volte; alla terza giunse di corsa un can da pastori, scodinzolò, e poi, accucciatosi accanto al ferito, si diede a leccargli la ferita.
- Saremo amici, e, se campo, ti prometto che non soffrirai mai fame e non annuserai mai bastone, - disse Lapo, che sentiva rallentare il fiotto del sangue sotto quella continua medicatura.
Il soldato passò così buona parte della notte, ma si sentiva ardere dalla sete e provava allo stomaco un certo stringimento, che gli rammentava di non aver mangiato da più ore.
- Mi hai salvato dalla morte, - disse Lapo, - ma dovrò forse crepar di sete o di fame?
Non aveva finito di parlare che il cane si alzò e, scodinzolando, batté la coda sulla mano destra del soldato, il quale, afferratala come se fosse un canapo, si mise
Il cane tirava, e Lapo si strascicava dietro a lui, lasciandosi condurre come fanno i ciechi dalle loro guide.
Giunti che furono in prossimità di un fosso, nel quale scorreva acqua chiara e abbondante, il cane si fermò, e il ferito poté chinarsi sulla sponda e attinger acqua per dissetarsi. Il cane bevve pure e poi batté di nuovo la coda nella palma della mano destra di Lapo, e questi, afferratala, riprese la via col suo curioso compagno; ma non andaron molto oltre perché il cane si fermò accanto a un carro che pareva abbandonato e sotto al quale giaceva morta una mula.
Lapo non ne poteva più e non avea più forza
- Corri pure, cane mio, ma io non mi muovo più! Se è destinato che muoia qui, tu mi farai da becchino.
Il cane pareva che intendesse non soltanto quel che Lapo diceva, ma anche quello che pensava, perché fatto un lancio entrò nel carro abbandonato e si diede ad annusare, frugando da un lato e
Il cane era tornato sul carro, e ogni volta che ne usciva portava accanto al soldato pane, formaggio, salame e ogni grazia di Dio, senza addentare nulla per satollarsi.
- Sei una vera provvidenza, - diceva Lapo, - e se guarisco ti voglio fare un collare
Il sonno chiuse ben presto le palpebre di Lapo di Signa, e il cane, accucciatoglisi accanto, tenne a distanza da lui i predoni, che, vedendolo inetto a difendersi, gli avrebbero tolto anche le calze, che allora era uso portare affibbiate alla cintola.
Però Lapo non dormì di un sonno tranquillo. Gli pareva di essere in un bosco foltissimo e di vedersi sulla testa un uccello smisurato e nero come la pece, che faceva larghi giri per carpirlo. Vide in questo mentre un altro uccello, tutto bianco, piombare dal cielo, dare una beccata nel cervello
- Si vuole che i sogni che si fanno verso la mattina, sien veri. Cerchiamo di spiegare questo.
Appena egli ebbe nominato quel santo, il cane fece un lancio di gioia e si diede ad abbaiare festosamente come soglion fare i cani quando odono mentovare il padrone.
Intanto
- Bisogna che cerchi di sloggiare di qui; - disse Lapo, - ma con questa gamba così rovinata, come farò mai!
Il cane gli leccò le mani, come se volesse dirgli di aspettare un momento e poi corse via.
- La morte è brutta quando la viene fra i piedi, - diceva Lapo che aveva
Così lamentandosi sulla propria sorte egli
- San Rocco benedetto, - aggiunse col viso nero e polveroso tutto solcato di lacrime, - se siete proprio voi che mi avete mandato quel cane, non mi abbandonate così. Se mi aiutate, non vi posso promettere né una tavola
Intanto che si lamentava a quel modo, impetrando
- San Rocco è sordo come tutti gli altri santi, - disse Lapo, - e son
Frattanto egli stava per coricarsi sulla nuda terra, spossato e scoraggiato, quando vide tornare di corsa il cane e non fece a tempo a difendere la gamba ferita, che già quello aveva addentato la calza che gliela copriva, e la stracciava furiosamente con le zanne.
Lapo, anche in quel momento, espresse a voce alta i suoi pensieri:
- Morte, come sei brutta; se mi vuoi davvero, pigliami subito, e non mi fare sbrandellare così da un cane da pastore!
Ma il cane, appena ebbe strappato la calza, andò a tuffare il muso in un rivo e ne bagnò la ferita. E tante volte tornò
- Che cane! - esclamò Lapo sentendosi sollevato dal dolore dopo quella medicatura. - Io scommetto, sapiente animale, che tu hai imparato a curar le piaghe stando al servizio di san Rocco?
Il ferito
- Evviva il cane cerusico ed il suo santo protettore! - e buttò
Raccolse infatti le sottili bende, con quelle si fasciò la ferita, e dopo essersi ristorato con le vivande che il cane avea prese nel carro, disse
- Vogliamo andarcene da questo campo di morte prima che cali la sera? Se te lo devo dire, la vicinanza di questi ceffi di morti e i lamenti dei feriti non mi vanno a genio. Aiutami, e io ti vorrò più bene che a tutte le creature della terra e
Il cane non si fece ripetere due volte
Lapo, appena coricato su quel letto di fieno, dormì come un ghiro senza pensare a nulla, e così, ben nutrito dal cane e ben riposato, non stette molto a rimettersi in salute; ma la prima volta che si provò a posare il piede in terra,
- Sono un uomo rovinato, sono un uomo perduto! - diceva. - Era meglio, cane mio, che tu mi avessi lasciato morire dove ero, piuttosto che farmi tanta assistenza per poi avere questo bel risultato! Lapo senza una gamba è un uomo morto!
Il cane gli leccava le mani e guaiva.
- Lo capisci anche tu, - continuava Lapo, - che per me non
E senza rammentarsi la promessa fatta a san Rocco, snocciolò una filastrocca di bestemmie degne di un turco.
Il cane corse a rintanare il muso fra il fieno, e Lapo, accorgendosi di aver mancato di parola al suo santo protettore, si morse le dita a sangue.
La sera di quel giorno, Lapo, appoggiandosi sul troncone
- Ma come farai a tornartene a casa tua con una gamba sola?
- Non ci penso neppure a tornare a casa! Signa è lontana, e poi così mutilato non avrei faccia di presentarmi a nessuno.
- E che vuoi fare allora?
- Quel che vorrà san Rocco; è lui che
- Aspetta, - rispose il capoccia, - ho visto una volta uno storpiato come te che si serviva di un certo armeggio per poter camminare; guardiamo se mi riesce di fartene uno.
E preso dalla legnaia un ceppo di lecciolo, lo misurò al ginocchio dello storpio per vedere se era largo abbastanza per potervelo appoggiare; poi, lo assottigliò da un lato con
- Cammina, - ordinò il contadino a Lapo.
Lo storpiato non se lo fece dir due volte e incominciò a battere in terra, gridando:
- Ora il mio passo è accompagnato dalla musica: bim, bum; bim, bum!
Nella sua allegria di potersi movere, Lapo aveva dimenticato la promessa fatta a san Rocco, e appena fu sulla strada maestra, invece di domandare al primo che incontrava quale via avrebbe dovuto seguire per giungere al gran sasso della Verna, domandò dove poteva trovare
La mattina dopo,
- Ben ti sta del tuo malanno, can
- Ma che si son dati
E senza sgomentarsi per
Quella salita si fa male con due gambe; figuriamoci quel che sia il farla con una gamba sola ed a stomaco vuoto! Lapo doveva fermarsi ogni momento, e quando si sedeva sopra un sasso, si lamentava più della notte dopo la battaglia, quando era in mezzo ai morti e ai feriti.
Mentre era colà in preda alla disperazione, vide salire per
- Frate benedetto, - gli disse con voce piagnucolosa, - ho promesso al mio santo protettore, a san Rocco, di compiere il pellegrinaggio della Verna; ma con una gamba sola mi è assai disagevole il far la salita; mi faresti portar dal tuo asino?
- Non vedi, - rispose il Frate, - che egli già
- Ma di quello lo libererò io, - replicò Lapo, - e lo caricherò sulle mie spalle.
Il Frate, che era un semplicione e al convento non lo impiegavano altro che alla cerca, non
- Il tuo asino è stanco, - disse Lapo cui era tornato
Il Frate, assuefatto
Lassù, come avviene a tutti i pellegrini, egli fu refocillato e ospitato.
- Ora che ci sono e che ho compiuta la penitenza, - disse Lapo, - è bravo chi mi manda via. Per fare il soldato non son più buono, ma per vestire il saio, sì.
Per molti giorni Lapo rimase alla Verna, e gli pareva
Dipingeva allora una cappelletta detta degli Angeli, un certo frate Bigio fiorentino, il quale, attaccato discorso con lo zoppo, si fece narrare come era rimasto impedito nella gamba nonché tutte le avventure capitategli dopo, e financo il sogno. Lapo non aveva la lingua punto legata, sicché frate Bigio, dopo esserlo stato a sentire una
- Frate Bigio, lo so
- Vedremo, vedremo, - replicava il Frate. - Ti contenteresti, per esempio,
- Magari mi contenterei; ma come volete che me ne vada per le salite e per le scese con questa gamba unica?
-
- Allora dico di sì subito, e se mi fate presto toglier da dosso
- Io te ne sarò grato, e avrò caro che tu resti fra noi, poiché ciò che
Lapo non tardò ad ascriversi
Appena ebbe vestito il saio se ne andò alla cerca, e nessuno degli altri cercatori riportava al convento tanti donativi quanti egli ne recava.
- Come fai? - gli domandavano gli altri frati.
- San Rocco mi aiuta, - rispondeva egli.
Ma non era, davvero, mercé
Ecco che cosa aveva fatto. Prima di tutto aveva pregato frate Bigio che gli facesse un quadretto da appendersi nella chiesa del convento, nel quale egli fosse raffigurato mentre san Rocco gli mandava il cane a leccargli la ferita; e, non contento di questo, aveva ottenuto dal buon Frate che da un lato della tavola dipingesse il sogno, poi la sua conversione, e che sotto al quadro scrivesse il racconto di quel periodo della sua vita. Poi, dallo stesso Frate si fece fare un buon numero di abitini di tela da portarsi al collo, con
Naturalmente ogni giorno una gran quantità di gente saliva per devozione alla Verna, vedeva il quadro di frate Bigio, era informato del miracolo, e quando quella gente tornava a casa, spargeva in tutto il contado la notizia. Così, quando
A pregare per gli oblatori non ci pensava neppure, anzi, se aveva alzato il gomito più del consueto, snocciolava a voce alta per la via una litania di bestemmie da far venir la pelle
Così durò il Frate alcun tempo, e più grande si faceva nel contado la sua nomea di
E di questi inganni
Una sera, mentre tornava
- Con queste erbe e con questi esorcismi ho trovato un tesoro. Oltre il grano, il vino e i polli, mi dànno anche elemosine in denari. Quando ne avrò raggruzzolati abbastanza, butto il saio in un burrone e mi metto la via fra le gambe per tornare a Signa. E allora, Lapo mio, che baldorie!
Mentre così diceva, era giunto a un bosco molto folto, e il somaro
Fra il dolore e la paura, Lapo credé di morire, e non trovava neppur la forza di spronare il somaro per uscire da quel luogo cupo e solitario. Prima che il somaro si rimettesse in moto, tal quale come nel sogno, Lapo vide scendere dalla vetta altissima di un poggio
- È finita! San Rocco pietoso aiutatemi, mi pento, salvatemi!
E si buttò di sotto dal somaro.
Alla invocazione di san Rocco il cane era tornato accanto a Lapo e lo aveva afferrato per la gamba sana, mentre
Come Dio volle
- Torno in un bello stato, - disse al frate portinaio, - mi mancano tre dita e la gamba.
- Foste forse assalito dai predoni? - domandò
- Così
- Noi ci prepariamo ogni giorno e ad ogni ora al gran passo. Per questo la morte non ci coglie mai alla sprovvista.
- Così potessi dir io! - esclamò Lapo tutto afflitto, - ma sono ancora un gran peccatore.
- Fate pubblica confessione.
- La farò domattina.
Infatti la mattina dopo, Lapo si fece portare nella chiesina degli Angeli, perché non poteva più camminare senza
- È maledetto! È maledetto!
E lo fecero portare fuori del recinto della Verna.
- Ieri
E tanto per consolarsi, trasse fuori dalla scarsella i quattrini accumulati con frode e con inganni e si diede a contarli; ma eccoti che mentre contava gli vola in grembo una gazza, piglia i fiorini nel becco e fugge.
- Ora son
E difatti, nel colmo della notte scese il Diavolo, e, afferratolo, se lo portò
I ragazzi capirono che la novella era finita e ringraziarono la vecchia, la quale trattenne i piccoli invitati, dicendo loro:
- O che la pattona non la volete?
- Orsù, servitevi! - disse la Carola.
Nessuno si fece pregare. E ne mangiarono anche i grandi, specialmente Cecco, che al reggimento non
- Ora andate a casa, -
- Verremo! - risposero i bambini uscendo
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