I rossi e i neri/Secondo volume/XXXV: differenze tra le versioni
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{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[I rossi e i neri/Secondo volume|Secondo volume]] - XXXV.<br/>Dal campo dell'Iliade alla patria di Omero.|prec=../XXXIV|succ=../XXXVI}}
Ha ragione il signor di Montalto con la sua triste sentenza? Sì, e no; è questione d'intenderci. Che cosa è il fato? Se davvero una forza prepotente, fuori e sopra di noi, conseguenza logica di atti sconsiderati, frutto amaro d'incaute passioni, potremmo dire di no; perchè agli atti nostri c'è qualche volta rimedio, e alle nostre passioni può sempre comandare lo spirito. Ma, d'altra parte, come fare a sceverar noi medesimi dalle cose, che premono d'ogni lato, confondendosi troppo spesso con noi? Come esser padroni di mutar l'indirizzo del vivere, quando il verso è preso, ed altre forze, soverchiando la volontà, ci travolgono? L'istesso Cosimo Donati, il nobilissimo duca di Feira, che ebbe la rara virtù di sopravvivere al suo dolore, facendosi della propria sventura una religione, una norma di vita, poteva dirsi libero in tutto dagli eventi? Diciamo dunque, temperando l'orgoglio della nostra filosofia, che in un certo punto, i casi nostri prendono un corso violento, su cui non ha più potere la nostra ragione; e il fato riacquista allora quei diritti, che il nostro libero arbitrio non ha fatto in tempo a contendergli.▼
▲Ha ragione il signor di Montalto con la sua triste sentenza? Sì, e no; è questione
Contro il fato di Aloise combatteva ad ogni modo il duca di Feira. A quanti atti, che parevano irrevocabili, non aveva gli rimediato? Ed anche al resto si sarebbe provveduto, che era certamente il meno, come quello che dipendeva soltanto da uno sforzo di volontà. Partire, a buon conto; levarsi di lì; condurre Aloise per tutte le vicende, per tutte le distrazioni forzate di un lungo viaggio! In quel muoversi irrequieto, variando sensazioni, soggiacendo a nuove necessità, portate lì per lì dalla diversità dei luoghi e dei costumi, non aveva egli, il povero Cosimo, ingannata la sua pena, trovate le ragioni del vivere? Perchè non le avrebbe trovate il suo Aloise, che finalmente non doveva serbarsi fedele a nessuna immagine celeste, a nessun sacro ricordo? Così fu impreso il viaggio, così fu continuato; capricciosamente, in apparenza, ma con accorta progressione di varietà, per tutte le capitali d'Europa, non isfuggendo neppur quelle dove Aloise era già stato, e dove anche aveva sofferto.▼
▲Contro il fato di Aloise combatteva ad ogni modo il duca di Feira. A quanti atti, che parevano irrevocabili, non aveva gli rimediato? Ed anche al resto si sarebbe provveduto, che era certamente il meno, come quello che dipendeva soltanto da uno sforzo di volontà. Partire, a buon conto; levarsi di lì; condurre Aloise per tutte le vicende, per tutte le distrazioni forzate di un lungo viaggio! In quel muoversi irrequieto, variando sensazioni, soggiacendo a nuove necessità, portate lì per lì dalla diversità dei luoghi e dei costumi, non aveva egli, il povero Cosimo, ingannata la sua pena, trovate le ragioni del vivere? Perchè non le avrebbe trovate il suo Aloise, che finalmente non doveva serbarsi fedele a nessuna immagine celeste, a nessun sacro ricordo? Così fu impreso il viaggio, così fu continuato; capricciosamente, in apparenza, ma con accorta progressione di varietà, per tutte le capitali
Muovere incontro ai dolorosi ricordi, col proposito di lasciarsi soverchiare da essi, è atto di poca prudenza, certamente; passarci accanto, irritandoli un poco, quasi mostrando di non temerli, è buona arte di guerra, specie di ricognizione offensiva in cui si provano le nostre forze, e si addestrano a più grosse giornate. Erano perciò andati a Parigi, ma proseguendo assai presto per Madrid, per Lisbona, per Londra; erano stati a Brusselle, a Monaco, a Vienna, a Berlino, ma spingendosi tosto a Stoccolma, a Pietroburgo, a Mosca. La Grecia, divina nelle sue memorie, vero balsamo a tutti i mali dell'anima, aveva poi la miglior parte del tempo loro. Così meglio disposti, erano passati da Atene per Costantinopoli; sempre in moto i corpi, sempre in agitazione gli spiriti, qualche vantaggio doveva pure venire.▼
▲Muovere incontro ai dolorosi ricordi, col proposito di lasciarsi soverchiare da essi, è atto di poca prudenza, certamente; passarci accanto, irritandoli un poco, quasi mostrando di non temerli, è buona arte di guerra, specie di ricognizione offensiva in cui si provano le nostre forze, e si addestrano a più grosse giornate. Erano perciò andati a Parigi, ma proseguendo assai presto per Madrid, per Lisbona, per Londra; erano stati a Brusselle, a Monaco, a Vienna, a Berlino, ma spingendosi tosto a Stoccolma, a Pietroburgo, a Mosca. La Grecia, divina nelle sue memorie, vero balsamo a tutti i mali
Già più e più volte in Grecia il duca di Feira aveva veduto Aloise infiammarsi; triste a Misitra, ma per la scomparsa delle istesse rovine di Sparta; accigliato in Maratona e al passo delle Termopili, ma per la troppo lunga carestia di Milziadi e di Leonida ai tempi moderni; accigliato ancora e triste in Atene, ma più spesso esaltato per ciò che rimaneva dell'antica grandezza, dell'antica bellezza, dell'antica idealità degli Elleni. - Chi può pensare, - aveva egli detto un giorno, - chi può pensare ai propri dolori, salendo all'Acropoli? Quanta storia, quant'arte, e quanto pensiero, tra l'Erettèo e il Partenone! E il mondo ne vive ancora! -▼
▲Già più e più volte in Grecia il duca di Feira aveva veduto Aloise infiammarsi; triste a Misitra, ma per la scomparsa delle istesse rovine di Sparta; accigliato in Maratona e al passo delle Termopili, ma per la troppo lunga carestia di Milziadi e di Leonida ai tempi moderni; accigliato ancora e triste in Atene, ma più spesso esaltato per ciò che rimaneva
Da Costantinopoli, ultimo lembo d'Europa, il salto alla costa d'Asia era naturale, come a dire indicato. Aloise gradì molto l'occasione di visitare la Troade. Laggiù, da occidente e da settentrione, s'era mostrato sollecito di vedere molte cose, pensando di far cosa grata al duca di Feira; ma in quelle terre orientali diventava particolarmente sollecito, singolarmente curioso per sè. Da un libraio della via di Ermete, in Atene, aveva comprati parecchi volumi, e tra questi l'Iliade; poteva dunque viaggiare la Troade con Omero alla mano. - Questo è un Baedeker! - diceva egli sorridendo al duca di Feira. - È certamente il primo della serie! -▼
▲Da Costantinopoli, ultimo lembo
La celia e il sorriso dicevano molto al suo Mèntore, che si lodava in cuor suo di aver condotto in quella forma il viaggio.
A quel tempo il signor Enrico Schliemann, gran milionario e gran pellegrino
Al nostro giovine amico, che con tanta divozione classica percorreva quei luoghi, facendo sostare ad ogni tratto la scorta, parve di riconoscere un
Filosofava, adunque. Ora, quando
- Se fosse qui il Giuliani! - aveva esclamato Aloise. - Quanto latino metterebbe fuori, vedendo il tumulo di Achille, et solum quo Troia fuit. Hai notato, babbo, - (da qualche tempo Aloise dava del tu al duca di Feira, chiamandolo ancora col dolce nome di padre) - hai notato come il dottor Giuliani parli spesso e volentieri in latino? Può forse annoiare tanti altri, non me. Mi pare, sentendolo infiorare i suoi discorsi di tante citazioni, buttate anche là con un tono di celia, che le cose della vita moderna, della vita comune, prendano colore e sapore
-
- Eh, credo bene che avremmo un panegirico; - ripigliò Aloise, fermandosi volentieri su quel tema. - Una buona ragione per farlo, la troverebbe di certo. La cagione di tanti guai non fa più nessun male ad anima viva, mentre
Il duca di Feira assentiva, sorridendo.
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- Ah, qui ti sento anche più volentieri; - disse il duca, esultante.
- Ma sì; - proseguiva infervorato Aloise. - Vediamo una stupenda creatura, per caso; il nostro cuore
Il duca era fuori di sè dalla gioia.
- Ma bravo, il mio Aloise! - gridò, accostandosi a lui e con atto amorevole battendogli della palma sul braccio. - Tu mi maravigli,
- Oh, le donne antiche non
- Se ti sei vinto, puoi darti gloria di questo; - disse il duca di Feira. - Saper vincere sè stesso è il sommo della forza morale.
- Ma io non potrò farmene un merito! - esclamò Aloise, sorridendo. - Non son io che ho vinto; sei tu che
La burrasca girava, verso un altro quadrante. Tra sciocchi e scioperati
-
- E in fondo,
Il duca di Feira pensò che il suo Aloise possedeva una memoria di ferro. Anche leggendo rapidamente, il giovine aveva molto ritenuto del libro amaro. Amaro al palato, del resto; ma buono e nutritivo allo stomaco. Anche questo pensava il saggio duca; e
- Capisco, sì; - concesse il duca; - la gioventù è capace di adattarsi a molte cose,
- E non mi voglio già disdire sul conto suo; leale per quel che fa la piazza; - soggiunse Aloise. - In fine, è il tanto che basta, e di cui possiamo contentarci nelle relazioni sociali. Io, del resto, lo avrai già notato, ho un debole per Enrico Pietrasanta; un cuor
Era gaio, Aloise; e fu gaia la giornata della Troade, col pasto improvvisato dagli uomini della scorta, sotto le mura iliache, di cui non si vedeva più traccia, accanto alle fontane cantate da Omero, che sussurravano ancora. Distrutta è la città di Priamo; - potevano dire i due nobili viaggiatori; - disperse le sue reliquie, con le bellezze lusinghiere di Elena Argiva; tu sola vivi eterna, o natura.
Il più vecchio dei due poteva anche pensare
- È salvo! è salvo! - diceva a sè stesso il duca di Feira, lasciando quella medesima sera le rive dello Scamandro. - Ed ora, per compir
Due giorni dopo quella gita archeologica, i due viaggiatori riprendevano il mare, costeggiando la punta settentrionale
A Smirne, città orientale e insieme tanto europea
- Ecco un bel programma, Aloise; - diceva il duca di Feira, cogliendo la palla al balzo, mentre sul terrazzino del primo albergo di Smirne il giovine Montalto dava gli ultimi tocchi al suo disegno di rinnovamento orientale; - ed è qui la tua vocazione. Vedendo così largo e così lontano, tu non vorrai già ridurti a vivere ancora la vita ristretta e disutile in cui ti ho ritrovato. Sei ricco per me, poichè mi accetti per padre, ed io non ho creatura al mondo
- Ho inteso, babbo: mi vuoi mettere in diplomazia.
- Per
- Giusto! - disse Aloise. - Ma saran poi tutte rose?
- Eh,
- Giustissimo! - gridò il giovine Montalto, persuaso da quella argomentazione del duca di Feira. - Ed io vedrò volentieri di tentar qualche cosa in questo povero Oriente.
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- Scegli bene il tuo campo; - riprese il duca. - Si era cominciato così, con Marco Polo; ma poi, povera gente, abbiamo smarrita la strada. Sei dunque risoluto?
- Sì, padre mio. Tanto, la vita oziosa non
- Quale?
- Siamo forse alla vigilia di grandi cose.
- Ora?
- Non ora, che entriamo
Il duca di Feira stette pensoso un istante; poi, disse, con accento solenne:
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- E allora, qua la mano, camerata, - osò dire Aloise. Ma non osò stender la mano; bensì, con atto di devozione filiale, chinò la fronte sul petto del duca.
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