Decameron/Giornata quinta/Novella quinta: differenze tra le versioni
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{{Qualità|avz=75%|data=20 dicembre 2008|arg=Novelle}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Decameron/5a giornata|Quinta giornata]]<br/>Novella Quinta|prec=../Novella Quarta|succ=../Novella Sesta}}
''Guidotto da Cremona lascia a Giacomin da Pavia una fanciulla, e muorsi; la quale Giannol di Severino e Minghino di Mingole amano in Faenza; azzuffansi insieme; riconoscesi la fanciulla esser sirocchia di Giannole, e dassi per moglie a Minghino.''
Aveva ciascuna donna, la novella
- Sicuramente, se tu ieri ci affliggesti, tu ci hai oggi tanto dileticate, che niuna meritamente più di te si dee ramaricare.
E avendo a Neifile le parole rivolte, le
Poi che Filostrato ragionando in Romagna è intrato, a me per quella similmente gioverà
Dico adunque che già nella città di Fano due lombardi abitarono,
Avvenne in questi tempi che la città di Faenza, lungamente in guerra e in mala ventura stata, alquanto in miglior disposizion ritornò, e fu a ciascun che ritornar vi volesse libarerete conceduto il potervi tornare; per la qual cosa Giacomino, che altra volta dimorato
La quale crescendo divenne bellissima giovane quanto alcuna altra che allora fosse nella città; e così come era bella, era costumata e onesta. Per la qual cosa da diversi fu cominciata a vagheggiare, ma sopra tutti due giovani assai leggiadri e da bene igualmente le posero grandissimo amore, in tanto che per gelosia insieme si
Aveva Giacomino in casa una fante attempata e un fante che Crivello aveva nome, persona sollazzevole e amichevole assai; col quale Giannole dimesticatosi molto, quando tempo gli parve, ogni suo amore discoperse, pregandolo che a dovere il suo disidero ottenere gli fosse favorevole, gran cose se ciò facesse promettendogli.
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Al quale Crivello disse:
- Vedi, in questo io non potrei per te altro adoperare se non che quando Giacomino andasse in alcuna parte a cenare, metterti là dove ella fosse, per ciò che, volendole io dir parole per te, ella non mi starebbe mai ad ascoltare. Questo
Giannole disse che più non volea, e in questa concordia rimase.
Minghino
Avvenne adunque, non molto tempo appresso queste parole, che, per opera di Crivello, Giacomino andò con un suo amico a cenare; e fattolo sentire a Giannole, compose con lui che, quando un certo cenno facesse, egli venisse e troverrebbe
Venuta la sera, non sappiendo i due amanti alcuna cosa
Crivello e la fante, non essendovi Giacomino,
- Come non ti vai tu a dormire oramai? Che ti vai tu pure avviluppando per casa?
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- Ma tu perché non vai per signorto? Che aspetti tu oramai qui, poi hai cenato?
E così
Ma Crivello, conoscendo
La giovane cominciò a resistere e a gridar forte, e la fante similmente. Il che sentendo Minghino, prestamente
- Ahi traditori, voi siete morti; la cosa non andrà così: che forza è questa?; - e questo detto,
La mattina venuta, i parenti
Giacomino, il qual
- Signori, se io fossi a casa mia come io sono alla vostra, mi tengo io sì vostro amico, che né di questo né
I valenti uomini, udendo costei esser di Faenza, si maravigliarono; e rendute grazie a Giacomino della sua liberale risposta, il pregarono che gli piacesse di dover lor dire come costei alle mani venuta gli fosse, e come sapesse lei esser faentina.
- Guidotto da Cremona fu mio compagno e amico, e venendo a morte mi disse che quando questa città da Federigo Imperatore fu presa, andataci a ruba ogni cosa, egli entrò
Era quivi intra gli altri un Guiglielmino da Medicina, che con Guidotto era stato a questo fatto, e molto ben sapeva la cui casa stata fosse quella che Guidotto avea rubata; e vedendolo ivi tra gli altri, gli
- Bernabuccio, odi tu ciò che Giacomin dice?
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Disse Bernabuccio:
- Sì; e testé vi pensava più, per ciò
A cui Guiglielmino disse:
- Per certo questa è dessa, per ciò
Per che, pensando Bernabuccio, si ricordò lei dovere avere una margine a guisa
Giacomino il vi menò volentieri, e lei fece venire dinanzi da lui. La quale come Bernabuccio vide, così tutto il viso della madre di lei, che ancora bella donna era, gli parve vedere; ma pur, non stando a questo, disse a Giacomino che di grazia voleva da lui poterle un poco levare i capelli sopra la sinistra orecchia; di che Giacomino fu contento.
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La giovane, udendo questo e vedendolo uomo attempato e dando alle parole fede e da occulta virtù mossa, sostenendo li suoi abbracciamenti, con lui teneramente cominciò a piagnere.
Bernabuccio di presente mandò per la madre di lei e per altre sue parenti e per le sorelle e per li fratelli di lei, e a tutti mostratala e narrando il fatto, dopo mille abbracciamenti fatta la festa grande, essendone Giacomino forte contento, seco a casa sua ne la menò. Saputo questo il capitano della città, che valoroso uomo era, e conoscendo che Giannole, cui preso tenea, figliuolo era di Bernabuccio e fratel carnale di costei, avvisò di volersi del fallo commesso da lui mansuetamente passare; e intromessosi in queste cose con Bernabuccio e con Giacomino, insieme a Giannole e a Minghino fece far pace; e a Minghino, con gran piacer di tutti i suoi parenti, diede per moglie la giovane, il cui nome era Agnesa, e con loro insieme liberò Crivello e gli altri che impacciati
E Minghino appresso lietissimo fece le nozze belle e grandi, e a casa menatalasi, con lei in pace e in bene poscia più anni visse.
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