Canti (Leopardi - Donati)/VI. Bruto minore: differenze tra le versioni
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{{Qualità|avz=100%|data=9 aprile 2007|arg=poesie}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=VI<br />Bruto minore|prec=../A un vincitore nel pallone|succ=../Alla primavera, o delle favole antiche}}
<poem>
Poi che divelta, nella tracia polve
Giacque ruina immensa
{{r|5}}Il calpestio
Prepara il fato, e dalle selve ignude
Cui
A spezzar le romane inclite mura
Chiama i gotici brandi;
{{r|10}}Sudato, e molle di fraterno sangue,
Bruto per
Fermo già di morir,
Numi e
E di feroci note
{{r|15}}Invan la sonnolenta aura percote.
Stolta virtù, le cave nebbie, i campi
Son le tue scole, e ti si volge a tergo
Il pentimento. A voi, marmorei numi,
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La terrena pietà? dunque degli empi
Siedi, Giove, a tutela? e quando esulta
Per
Il tuon rapido spingi,
{{r|30}}
Preme il destino invitto e la ferrata
Necessità
Schiavi di morte: e se a cessar non vale
Gli oltraggi lor,
{{r|35}}Si consola il plebeo. Men duro è il male
Che riparo non ha? dolor non sente
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Tua destra, allor che vincitrice il grava,
Indomito scrollando si pompeggia,
Quando
{{r|45}}E maligno alle nere ombre sorride.
Spiace agli Dei chi violento irrompe
Nel Tartaro. Non fora
Tanto valor
Forse i travagli nostri, e forse il cielo
{{r|50}}I casi acerbi e
Giocondo agli ozi suoi spettacol pose?
Non fra sciagure e colpe,
Ma libera
Natura a noi prescrisse,
{{r|55}}Reina un tempo e Diva. Or poi
Sparse i regni beati empio costume,
E il viver macro ad altre leggi addisse;
Quando
Virile alma ricusa,
{{r|60}}Riede natura, e il non suo dardo accusa?
Di colpa ignare e
Le fortunate belve
Serena adduce al non previsto passo
La tarda età. Ma se spezzar la fronte
{{r|65}}
Dare al vento precipiti le membra,
Lor suadesse affanno
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E tu dal mar cui nostro sangue irriga,
Candida luna, sorgi,
E
{{r|80}}Cognati petti il vincitor calpesta,
Fremono i poggi, dalle somme vette
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Lavinia prole, e gli anni
{{r|85}}Lieti vedesti, e i memorandi allori;
E tu su
Tacita verserai quando
Del servo italo nome,
Sotto barbaro piede
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Ecco tra nudi sassi o in verde ramo
E la fera e
Del consueto obblio gravido il petto,
{{r|95}}Sorti del mondo: e come prima il tetto
Rosseggerà del villanello industre,
Al mattutino canto
Quel desterà le valli, e per le balze
Quella
{{r|100}}Agiterà delle minori belve.
Oh casi! oh gener vano! abbietta parte
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{{r|105}}Né scolorò le stelle umana cura.
Non io
Regi, o la terra indegna,
E non la notte moribondo appello;
Non te,
{{r|110}}Conscia futura età. Sdegnoso avello
Placàr singulti, ornàr parole e doni
Di vil caterva? In peggio
Precipitano i tempi; e mal
A putridi nepoti
{{r|115}}
Le penne il bruno augello avido roti;
Prema la fera, e il nembo
Tratti
{{r|120}}E
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{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}
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