Brani di vita/Libro primo/Monte Coronaro: differenze tra le versioni
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Molti trattati di geografia approvati, lodati e adottati nelle scuole, fanno nascere il Tevere e
▲Molti trattati di geografia approvati, lodati e adottati nelle scuole, fanno nascere il Tevere e l'Arno dallo stesso monte, uno di qua l'altro di là, colla fraterna armonia di due gemelli. Non è giovato che Dante, buon conoscitore dell'Appennino, mettesse "''il crudo sasso'' in tra Tevere ed Arno", proprio quella Verna che, tanto dalla Falterona dove nasce l'Arno, quanto dal Fumaiolo dove nasce il Tevere, si vede azzurra e sfumata nella profondità dell'orizzonte. Non giovarono le parecchie diecine di miglia che sono tra le due sorgenti e le interposte cime di Camaldoli, dell'Alpe di Serra e del Bastione, per convertire i geografi che si copiano a vicenda. Il Governo, le commissioni, i provveditori, gl'ispettori, i maestri, approvano e benedicono le geografie sbagliate, e il Tevere e l'Arno nascono per gli scolari sempre dallo stesso monte. Potete credere, come noi, in una calda estate, benedicessimo cordialmente i geografi e le geografie di testo!
Da tre giorni infatti camminavamo in media sedici orette salendo e scendendo
Un giovinotto, che aveva a cottimo alcune opere lungo la via, ci fu guida sino al valico di Mandrioli. Chiuso e freddo come un vero montanaro, camminava tranquillamente nel buio senza dir parola, senza nemmeno animarsi ai dolorosi ricordi di Custoza dove era stato granatiere. Camminavamo silenziosi dietro di lui, senza sapere dove, ora sui ciottoli, ora
Ivi, proprio sulla spina
E lungo il crine
Ma
A mezza costa, in un pianerottolo dove per ironia
Poi su di nuovo, verso Montioni, sudando sempre, ansando sempre. Non più alberi, non più erba, non un segno di vegetazione. Il terreno franoso, friabile, cenerognolo, non consente la vita nemmeno alla gramigna e tutto porta il marchio di una desolazione squallida, di una aridità grigia da non invidiare il deserto. Ci pareva di camminare sulle ceneri semispente di un focolare, e
Ci parve di entrare in un racconto di Edgardo Poe, in una delle fantasticherie malate
Tutte le mosche, delle quali
Serrava tra le ginocchia le mani stecchite e chinava sul petto la barba nerissima. Era il marito
Così ci fu spiegato come si possa vegetare su questi monti di cenere arida. I maschi scendono ad avvelenarsi in maremma, e le femmine, prima che siano morti, passano a seconde nozze.
Dopo il pasto frugale gli amici miei si buttarono su certi aculei che a Monte Coronaro chiamano letti. Io che di giorno non posso dormire, volli sedermi sullo scalino
Mi parve un buon diavolo, modesto, premuroso, ma un
Il vescovo guardò al bimbo ma finse di non capire.
Ma il piovano di Monte Coronaro non ci parve capace di fare uno sdrucio così largo nei sacri canoni. Ci mostrò la chiesa, vasta cameraccia cadente che per fienile sarebbe brutta. La pietra di un altare è fatta con una vecchia iscrizione cristiana e qui si conservava una croce proveniente dalla scomparsa Abazia di Trivio. Ma ci colpì più di tutto il confessionale, che consiste in un solo asse mal digrossato, interposto fra il penitente e il prete. Qui dunque la confessione è pubblica, vista da tutti per colpa del confessionale, e sentita da tutti per
O come fa a confessarsi
Ma no, è proprio sacrilegio scherzare su questo povero prete. Quando
Così maravigliati e scandalizzati ripigliammo la strada per salire a quelle sorgenti del Tevere che le geografie approvate e adottate fanno nascere
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