De le mia disïanza: differenze tra le versioni
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<poem>
De le mia disïanza
mi fa sbaldire - poi
chè
[ lu meu placire ] - senza ogne cagione,
a la stagione -
Senza fallanza - voglio la persone,
per cui cagione - faccio
A tut[t]ora membrando{{R|10}}
de lo dolze diletto
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che per neiente - vanno disturbando
e rampognando - chi ama lealmente;
Sospiro e sto
e pauroso - mi face penare.
Ma tanto
lo suo viso amoroso,
e lo gioioso - riso e lo sguardare
e lo parlare - di quella criatura,{{R|25}}
che per paura - mi face penare
e dimorare: -
Tanto è sagia e cortise,
no creco che pensasse,
nè distornasse - di ciò che
Da la ria gente aprise
da lor non si stornasse,
che mi tornasse - a danno chi gli ò offiso,
e ben mi à miso - [ . . . -ise]
[ . . . -ise] - in foco, ciò
che lo bel viso - lo cor
Diviso
e lo corpo à
tienmi e mi lia - forte incatenato.
La fiore
prego per cortesia,
che più non sia - lo suo detto fallato,
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