Rime (Alberti)/7: differenze tra le versioni

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Nessun pianeta che possegga il cielo
mai potrà quel che non potette morte.
Stringonmi e'e’ lacci, que'que’ con che mia donna
già priva fe'fe’ di libertà mia vita,
quando qua giù ella lustrava al mondo{{R|5}}
non men cogli occhi ch'orch’or si faccia il sole.
 
Ardon le vive fiamme di quel sole
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poi che sì bella cosa vidi al mondo.
Vive el bel viso ancora, quel che morte{{R|10}}
si crese aver privato d'ognid’ogni vita,
sol per farmi suggetto ad altra donna.
 
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facea ristar a vagheggiarla il sole,
tanto gli piacque di vederlo in vita.{{R|15}}
Però cercò d'averlad’averla seco in cielo.
Ebbela el ciel, ma non patì che morte
di tal tesoro mai privasse il mondo.
 
Onde s'i's’i’ cerco e'e’ luoghi qui nel mondo
dove io solea onorar mia donna,{{R|20}}
gli veggo ancor risprender, benché morte
spegnesse que'que’ begli occhi onde uscì el sole
che scaldò prima me ch'ornassech’ornasse il cielo
e vuol nutrir persin ch'ioch’io lasci vita.
 
Ancora il nome suo triunfa in vita,{{R|25}}
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Scritto ho nel cuor, persin che venne a morte,
ogni sembiante ch'ellach’ella porse in vita,
tal che mi avampa ove non lustra el sole,
e sento e veggo di chi è privo il mondo: