Istoria delle guerre gottiche/Libro primo/Capo VII: differenze tra le versioni

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''Morte di MandoMundo e delfiglìuoldel figlìuol suo profetinolaprofetizzata, giusta la fama, dalla Sibilla. — Teodato manca alla data parola, e fa disonorevole accoglienza all ' imperiale ambasceria. Colloquio tra lui e gli ambasciatori. Lettera di Giustiniano agli ottimati de' Gotti. — Constanziano mandato dall' imperatore con esercito in DatmaziaDalmazia ; la sottomette ai Romàni. Termina l'anno primo della guerra contro i Gotti.''
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I. IntantoenéIntantoché Giustiniano dava opera a questi maneggi e gli ambasciadori correvano la via dell' Italia, i Gotti con forte esercito capitanato da Asinario, Grippa e da altri duci metton piede sulla Dalmazia , e procedendo a Salona viene ad incontrarli piccola mano di armati sultosotto gli ordini di Maurizio figlio di M,mdoMundo, colTintemli,nentocoll'intendimento anzi di esplorare che di combattere.
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Appiccata impertanto un'ostinata zuffa tra loro, caddero spenti da quinci i principali ed i valorosissimi de' Gotti; da quindi poco menumeno che tutti i Romani collo siesso Maurizio. A tal nuova Mundo forte addolórossi per la uccisione del figlio; ma poscia tramutatosi il dolore in isdegno mosse alla rinfusa per assalire il nemico. Aggiuntolo, si pugna da ambe le parti con singolare bravura, a dapprincipio la vittoria volge propizia ai Romani, vittoria impertanto addivenuta ben presto cadmea <ref>(i) L'origine dì questo greco proverbio, col quale si vuole esprimere una vittoria ottenuta a prezzo di moltissimo sangue sparso tanto dal vincitore che dal vinto,' l'abbiamo in Pausania (V. la Beozia , lib. IX, cap. 9).</ref>, da che trucidati molti barbari e ridotti gli altri ad una manifesta fuga , Mundo forsennato nella strage e malaccorto nel perseguitarli, impotente di rattemperare dopo la sofferta sciagura 1' animo suo, monmorì da nemica mano trafitto. Cessatosi allora dal correr dietro a' fuggenti, i due eserciti si partirono. Tornò per ciò in mente ai Romani l'oracolo sibillino, tenuto al primo suo divulgamento annunziatore d'un grande prodigio, vo' dire che dopo la conquista dell'Affrica l'universo intiero con la sua progenie ridurrebbesi affatto al nulla. Vedine le parole: Catta.''Capta Africa, McnnusMundus Cum Nato PeribltPeribit.'' Ora con la voce mundus latinamente esprimendosi 1' universo intiero, ad esso veniva riferita la predizione, ma di ciò basti. Nessuno de' combattenti poi entrò in Salona, essendosi restituiti i Romani , privi di tutti i loro duci , nelle terre imperiali , ed i Gotti, giuntatovi il nerbo dell'esercito, riparipararono per lo timore anzi ne'luoghi forti della regione, che nella città, consapevoli di essere in odio ai Romani, abitatori di lei.
 
ll. Teodato dopo si lieto annunzio pigliò a non tener conto alcuno degli ambasciadori venuti già presso di lui, sortito avendo dalla natura un animo in guisa perfido e volubile che lo vedevi ad ogni variar di fortuna, stoltamente ed in onta alla personale e regia dignità , o fuor misura atterrito dallo spavento, o in preda a tale orgoglio da non avere io qui parole atte ad esprimerlo. Intesa adunque la morte di Mundo e di Maurizio, sopra modo e al di là di quanto portassero le faccende, imbaldanzitosi cominciò a schernire l'ambasceria, e un giorno tra gli altri, udito rimprocciarglisi da Pietro la violazione degli accordi stipulati con Giustiniano, fatti a sé venire gl' imperiali oratori profferì loro questa diceria. « L'essere eletti all'ufficio di ambasciadori é per verità augusto incarico, e di grandissimo rispetto degno appo tutte le genti: ma di tale onoranza e'godonsi meritamente sino a che guardano con modestia la nobiltà dell'uffizio loro. È per lo contrario diritto ad ogni popolo comune l'ucciderli se addivengano colpevoli di manifesti insulti alla reale persona, o di mescolamento con altrui donna. » II re di questo modo ammonì Pietro, non già che il volesse riprendere di commesso adulterio, ma per mostrargli avervi pur troppo di quelle colpe che render possono reo di capitale sentenza 1' amhasciadore. Fu la risposta de' Romani: "Non di conformità ai detti tuoi, o principe de' Gotti, passano le cose, né voler ora con frivoli e vani pretesti accagionare di gravi colpe l'ambasceria. Conn ciossiachéConciossiaché non può nomuom destinato alle nostre funzioni, » per quanto il brami, peccare di adulterio, non accor» dandoglisiaccordandoglisi tampoco Lhla facoltà di gustare agevolmente » dell' acqua senza riportarne il permesso in anticipaj5 zioneanticipazione da cui vien custodito. Per rispondere poi a'uloì nnoì detti, vuole a non dubitarne ragione che ov' egli con n fedeltà eseguisca l'ambasciata, se abbiavi in lei colpa » ne paghi il fio chi ne diede il comando e non l'ora•y, toreoratore, nel quale devi tu riconoscere non più che 1' o» peraopera di ministro : laonde non passeremo con silenzio jiil verbo di quanto udimmo dalla bocca stessa dell'im'» peratoreimperatore; e tu con animo tranquillo porgi oiecchio norecchio ai nostri discorsi, merceccbémercecché avendolo turbato potre» stipotresti di leggieri violare qucque'diritti che voglionsi in noi, » siccome ambasciadori, osservare. È ornai tempo che n tu di moto proprio adempia tutte le promesse fatte y a Ginstiniano, ed eccoti appunto il motivo che ci ha condotti alla Inatua presenza , e 1' argomento delle pi'» stolepistole, che ti abbiamo consegnate, scritte da lui alla » tua persona; quelle poi indiritte agli ottimati de"Ciotti' •»Gotti solo nelle mani loro da noi si deporranno. » Allora <|n.intiquanti eranvi presenti ragguardevolissimi tra' barbari dichiararono che le scritte loro si consegnassero a Teodato, e vi leggevi: « Desideriamo accogliervi nel corpo " della nostra repubblica, del che dovete voi andare lien tissimilietissimi. certi che non calo d' onoranza, ma accresci» mentoaccrescimento anzi cumulo attende coloro che si danno al » nostro impero. Vagliavi per tutto che noi non invi» l,amoinvitiamo i Gotti a prendere stanza quali forestieri nelle » nostre città, o in luoghi da loro sconosciuti; ma cer» chiamocerchiamo ricongiungerci con persone famigliari dopo » qualche tempo d'interrotta amicizia. Con questo d,» visamentodivisamento vi abbiamo spedito AU,nasioAnastasio e Pietro, l'or, peraopera de' quali é vostro interesse di secondare in ogni » cosa. » Tale era il contenuto ne"' fogli; il re compiutane la lettura, ben lontano di voler attenere la sua parola ad Augusto, comandò che si ponesse l'ambasceria sotto di austera guardia. ' .
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meIII. Giustiniano poiché ebbe udito queste faccende e i sinistri alle sue truppe sopravvenuti nella Dnlmazia, spedì nell'Illirico il conestabile<ref>(l) Grado dì comando ln guerra secondo l' uso antico della milizia ; forse corrispondente al colonnello de' nostri tempi. Presso la corte bizantina era militare onoranza di maggiore considerazione.</ref> Constanziano acciocché vi mettesse in piedi un esercito col quale poscia tentare ad ogni costo l'espugnazione di Salona: ingiunse altresì a Bclisario di passare con prontezza in Italia trattandovi nimichevolmente i Gotti. Constanziano arrivato in Epidanno e fallavi qualche dimora apprestò la soldatesca ; ma i Gotti in quel mezzo aventi a duce Grippa entrati nella Dalmazia rinforzarono Salona. Il Romano come si fu ottimamente provveduto d'ogni suo bisogno levò le àncore dal porto e con tutta l'armata di mare afferrò ad Epidauro, città alla destra di chi entra nel seno lonico. Quivi tenevansi allora gli esploratori de'Gotti, e parve agli occhi loro in mirando 1'esercito ed i vascelli imperiali, che dappertutto cosi dal mare come dalla terra scaturissero genti agguerrite; rivenuti pertanto al duce assicuraronlo clieche procedeva Constanziano segnitoseguito da non poche miriadi di combattenti. E quegli sorpreso dalla riferta giudicava mal sicuro consiglio raffrontare il nemico per istrada, né tampoco volea essere dai CcsarianiCesariani, fortissimi padroni del mare, assediato là entro. Le mura in ispicie di Salona diroccate nella maggior parte , ed i grandi sospetti intorno agli animi de'cittadini verso i Gotti ricavaugliricavangli molta pena: il perché uscitone a fretta con tutto il presidio andò a oste tra Salona e Scardona città. Constanzinno levatosi da quel porto navigando con l'intiero novero de' vascelli afferra a Lissa posta nel seno . e di là manda a spiare gli andamenti di Grippa per averne subito avviso, e informatone appuntino piglia la via di Salona. Giunto in vicinanza della città e fatto dare in terra alle truppe vi pose gli steccati : ordinò quindi a Sifillan, altra delle sue lance, di occupare con cinquecento armati i luoghi stretti , a lui noti, ne' sobborghi , e tosto furon esegniti i suoi comandamenti. Al dimane poi tutto 1' esercito entrò e da terra e da mare in Salona , gittando le àncore de' vascelli in quel purinporto; dopo di che il duce volse ogni sua cura a risarcire prontamente le rovine de' muri. Grippa e le ^OtticheGottiche schiere correndo il settimo giorno dall'ingresso degli imperiali nella città, disertato il campo, batterono la via di Ravenna , lasciando- con la partenza loro in poter de'Romani la Dalmazia e tutta la Liburuia Liburnia<ref>(i) Ora Croazia.</ref>, dove riuscì a Constanziano di cattivarsi gli animi di que' gettici abitatori ; qui abbian tregua le cose avvenute presso i Dalmati. Col verno terminò il primo anno di questa guerra da Procopio tramandata per iscritto alle genti avvenire.
I. Intantoené Giustiniano dava opera a questi maneggi e gli ambasciadori correvano la via dell' Italia, i Gotti con forte esercito capitanato da Asinario, Grippa e da altri duci metton piede sulla Dalmazia , e procedendo a Salona viene ad incontrarli piccola mano di armati sulto gli ordini di Maurizio figlio di M,mdo, colTintemli,nento anzi di esplorare che di combattere.
Appiccata impertanto un'ostinata zuffa tra loro, caddero spenti da quinci i principali ed i valorosissimi de' Gotti; da quindi poco menu che tutti i Romani collo siesso Maurizio. A tal nuova Mundo forte addolórossi per la uccisione del figlio; ma poscia tramutatosi il dolore in isdegno mosse alla rinfusa per assalire il nemico. Aggiuntolo, si pugna da ambe le parti con singolare bravura, a dapprincipio la vittoria volge propizia ai Romani, vittoria impertanto addivenuta ben presto cadmea (i), da che trucidati molti barbari e ridotti gli altri ad una manifesta fuga , Mundo forsennato nella strage e malaccorto nel perseguitarli, impotente di rattemperare dopo la sofferta sciagura 1' animo suo, mon da nemica mano trafitto. Cessatosi allora dal correr dietro a' fuggenti, i due eserciti si partirono. Tornò per ciò in mente ai Romani l'oracolo sibillino, tenuto al primo suo divulgamento annunziatore d'un grande prodigio, vo' dire che dopo la conquista dell'Affrica l'universo intiero con la sua progenie ridurrebbesi affatto al nulla. Vedine le parole: Catta. Africa, Mcnnus Cum Nato Periblt. Ora con la voce mundus latinamente esprimendosi 1' universo intiero, ad esso veniva riferita la predizione, ma di ciò basti. Nessuno de' combattenti poi entrò in Salona, essendosi restituiti i Romani , privi di tutti i loro duci , nelle terre imperiali , ed i Gotti, giuntatovi il nerbo dell'esercito, ripa
 
{{Sezione note}}
(i) L'origine dì questo greco proverbio, col quale si ? noie esprimere una vittoria ottenuta a prezzo di moltissimo sangue «parso tanto d;il vincitore che dal tinto,' l'abbiamo in Pausania (V. la Beozia , lih. IX, cap. 9).
 
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rarono per lo timore anzi ne'luoghi forti della regione, t-bc nella città, consapevoli di essere in odio ai Romani, abitatori di lei.
 
ll. Teodato dopo si lieto annunzio pigliò a non tener conto alcuno degli atnbasciadori venuti già presso di lui, sortito avendo dalla natura un animo in guisa perfido e volubile che lo vedevi ad ogni variar di fortuna, stoltamente ed in onta alla personale e regia dignità , o fuor misura atterrito dallo spavento, o in preda a tale orgoglio da non avere io qui parole atte ad esprimerlo. Intesa adunque la morte di Mundo e di Maurizio, sopra modo e al di là di quanto portassero le faccende, imbaldanzitosi cominciò a schernire l'ambasceria, e ua giorno tra gli altri, udito rimprocciarglisi da Pietro la violazione degli accordi stipulati con Giustiniano, fatti a sé venire gl' imperiali oratori profferì loro questa diceria. « L'essere eletti all'ufficio di ambasciadori é per » verità augusto incarico, e di grandissimo rispetto de» gno appo tutte le genti: ma di tale onoranza e'go» donsi meritamente sino a che guardano con modestia » la nobiltà dell'uffizio loro. È per lo contrario diritto » ad ogni popolo comune l'ucciderli su addivengano » colpevoli di manifesti insulti alla reale persona, o di » mescolamento con altrui donna. » II re di questo modo ammonì Pietro, non già che il volesse riprendere di commesso adulterio, ma per mostrargli avervi pur troppo di quelle colpe che render possono reo di capitale sentenza 1' amhasciadore. Fu la risposta de' Romani: u Non di conformità ai detti tuoi, o principe de' » Gotti, passano le cose, né voler ora con frivoli e vani
 
» pretesti accagionare di gravi colpe l'ambasceria. Conn ciossiaché non può nom destinato alle nostre funzioni, » per quanto il brami, peccare di adulterio, non accor» dandoglisi tampoco Lh facoltà di gustare agevolmente » dell' acqua senza riportarne il permesso in anticipaj5 zione da cui vien custodito. Per rispondere poi a'uloì n detti, vuole a non dubitarne ragione che ov' egli con n fedeltà eseguisca l'ambasciata, se abbiavi in lei colpa » ne paghi il fio chi ne diede il comando e non l'ora•y, tore, nel quale devi tu riconoscere non più che 1' o» pera di ministro : laonde non passeremo con silenzio ji verbo di quanto udimmo dalla bocca stessa dell'im'» peratore; e tu con animo tranquillo porgi oiecchio n ai nostri discorsi, merceccbé avendolo turbato potre» sti di leggieri violare quc'diritti che voglionsi in noi, » siccome ambasciadori, osservare. È ornai tempo che n tu di moto proprio adempia tutte le promesse fatte y a Ginstiniano, ed eccoti appunto il motivo che ci ha -» condotti alla Ina presenza , e 1' argomento delle pi'» stole, che ti abbiamo consegnate, scritte da lui alla » tua persona; quelle poi indiritte agli ottimati de"Ciotti •» solo nelle mani loro da noi si deporranno. » Allora <|n.inti eranvi presenti ragguardevolissimi tra' barbari dichiararono che le scritte loro si consegnassero a Teodato, e vi leggevi: « Desideriamo accogliervi nel corpo " della nostra repubblica, del che dovete voi andare lien tissimi. certi che non calo d' onoranza, ma accresci» mento anzi cumulo attende coloro che si danno al » nostro impero. Vagliavi per tutto che noi non invi» l,amo i Gotti a prendere stanza quali forestieri nelle » nostre città, o in luoghi da loro sconosciuti; ma cer» chiamo ricongiungerci con persone famigliari dopo » qualche tempo d'interrotta amicizia. Con questo d,» visamento vi abbiamo spedito AU,nasio e Pietro, l'or, pera de' quali é vostro interesse di secondare in ogni » cosa. » Tale era il contenuto ne" fogli; il re compiutane la lettura, ben lontano di voler attenere la sua parola ad Augusto, comandò che si ponesse l'ambasceria sotto di austera guardia. ' .
 
IIl. Giustiniano poiché ebbe udito queste faccende e i sinistri alle sue truppe sopravvenuti nella Dnlmazia, spedì nell'Illirico il conestabile (i) Constanziano acciocché vi mettesse in piedi un esercito col quale poscia tentare ad ogni costo l'espugnazione di Salone: ingiunse altresì a Bclisario di passare con prontezza in Italia trattandovi nimichevolmente i Gotti. Constanziano arrivato in Epidanno e fallavi qualche dimora apprestò la soldatesca ; ma i Gotti iu quel mezzo aventi a duce Grippa entrati nella Dalmazia rinforzarono Salona. Il Romano come si fu ottimamente provveduto d'ogni suo bisogno levò le àncore dal porto e con tutta Tarmata di mare afferrò ad Epidauro, città alla destra di chi entra nel seno lonico. Quivi tenevansi allora gli esploratori de'Gotti, e pacve agli occhi loro in mirando 1'esercito ed i vascelli imperiali, che dappertutto cosi dal mare co
 
(l) Grado dì comando ln guerra secondo 1' uso antico della milizia ; forse corrispondente al colonnello de' nostri tempi. Presso la corte bizantina era militare onoranza di maggiore considerazione*
 
me dalla terra scaturissero genti agguerrite; rivenuti pertanto al duce assicuraronlo clie procedeva Constanziano segnito da non poche miriadi di combattenti. E quegli sorpreso dalla riferta giudicava mal sicuro consiglio raffrontare il nemico per istrada, né tampoco volea essere dai Ccsariani, fortissimi padroni del mare, assediato là entro. Le mura in ispicie di Salona diroccate nella maggior parte , ed i grandi sospetti intorno agli animi de'cittadini verso i Gotti ricavaugli molta pena: il perché uscitone a fretta con tutto il presidio andò a oste tra Salona e Scardona città. Constanzinno levatosi da quel porto navigando con l'intiero novero de' vascelli afferra a Lissa posta nel seno . e di là manda a spiare gli andamenti di Grippa per averne subito avviso, e informatone appuntino piglia la via di Salona. Giunto in vicinanza della città e fatto dare in terra alle truppe vi pose gli steccati : ordinò quindi a Sifillan, altra delle sue lance, di occupare con cinquecento armati i luoghi stretti , a lui noti, ne' sobborghi , e tosto furon esegniti i suoi comandamenti. Al dimane poi tutto 1' esercito entrò e da terra e da mare in Salona , gittando le àncore de' vascelli in quel purin; dopo di che il duce volse ogni sua cura a risarcire prontamente le rovine de' muri. Grippa e le ^Ottiche schiere correndo il settimo giorno dall'ingresso degli imperiali nella città, disertato il campo, batterono la via di Ravenna , lasciando- con la partenza loro in poter de'Romani la Dalmazia e tutta la Liburuia (i),
 
(i) Ora Croazia.
 
dove riuscì a Constanziano di cattivarsi gli animi di qm:' gettici abitatori ; qui abbian tregua le cose avvenute presso i Dalmati. Col verno terminò il primo anno di questa guerra da Procopio tramandata per iscritto alle genti avvenire.
 
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