Fu il fuoco o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano?/Lettera seconda: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 46:
{{Indent|0|abbondanza di cenere spinta dal vento occupò la terra, l'aria e tutto il mare, ciò che, per avventura, cagionò molti danni agli uomini, alle campagne, ed al bestiame, uccise tutti gli uccelli ed i pesci, e sotterrò interamente le due intere città d'Ercolano e di Pompei, nel mentre il Popolo nel teatro sedea.»}}
 
[[:w:Publio Cornelio Tacito|Tacito]] descrive un tal avvenimento, come segue<ref>''[[:w:Historiae (Tacito)|Lib. I. Hist]]. Jam vero Italia novis cladibus, vel post longam saeculorum seriem repetitis, adflicta. Haustae aut obrutae urbes, Fecundissima Campaniae ora et urbs incendiis vastata.''</ref>: «Ormai l'Italia fu tormentata da nuove calamità, che furono rinnovate dopo una lunga serie di secoli. Le città furono o consumate, o sotterrate. Le spiagge ubertose della Campania, e le città furono devastate dagl'incendj.»
 
[[:w:Louis-Sébastien Le Nain de Tillemont|Tillemonzio]] dice<ref>''Art. 3. in Tit. Theatrum in urbe Pompeis cecidisse Neronis aevo, inde iterum excitatum, postea sub Tito cineribus Vesuvii oppletum, civibus Pompeianis insidentibus.''</ref>: «Esser caduto il teatro nella città di Pompei al tempo di [[:w:Nerone|Nerone]], indi riedificato; fu poi coperto sotto Tito dalle ceneri del Vesuvio, nel mentre i cittadini in esso sedeano.»
Riga 54:
===25===
 
{{Indent|0|a Pompei due calamità, la prima cagionata dal tremuoto sotto l'impero di Nerone, e la seconda dall'incendio del Vesuvio regnando Tito. Con quel tremuoto, primieramente, il popolo di Pompei, che sedea nel teatro, fu in parte oppresso da gran danno. La città fu scossa bensì, ma non seppellita; nulladimeno appena restaurata, fu abbattuta dall'incendio del Vesuvio, sotto l'impero di Tito, quale incendio la seppellì, una con Ercolano, sotto ceneri e pietre, di modo che pochi avanzi di esse rimasero alla posterità.»}}
 
L'[[:w:Encyclopédie|enciclopedia francese]] all'articolo Pompei parla come segue<ref>''Pompei ancienne ville d'Italie, au [[:w:Regno di Napoli|royaume de Naples]], dans la Campanie, un peu plus loin de la mer que ce qu'on appelle aujourd'hui Civita. Cette ville fut engloutie par l'éruption du Vésuve, qui l'ensevelit avec Herculanum''</ref>: «Pompei antica città d'Italia nel regno di Napoli un poco più lontana dal mare, di quel che si chiama oggi Civita. Questa città fu inghiottita dall'eruzione del Vesuvio, che la seppellì con Ercolano». Ed all'articolo ''Ercolano''
Riga 60:
===26===
 
{{Indent|0|dice così<ref>''L'affreuse éruption du Vésuve, qui engloutit cette ville avec d'autres de la Campanie, est une époque bien célèbre dans l'histoire: on la date la première année de l'Empereur Titus, et la 79<sup>e</sup> de l'Ère Chrétienne''</ref>: «La terribile eruzione del Vesuvio, che inghiottì questa città con altre nella Campania, costituisce un'epoca assai celebre nella storia: quest'epoca incomincia dall'anno primo dell'Imperatore Tito, e dal 79 dell'Era Cristiana».}}
 
Termina, secondo la mia scoperta, nel 1810 di [[:w:Gesù Cristo|Gesù Cristo]], 59 dell'[[:w:Augusto (titolo)|Augusto]] nostro [[:w:Re di Napoli|Sovrano]] [[:w:Ferdinando IV di Napoli|Ferdinando {{Sc|IV}}]].
 
[[:w:Antoine-Augustin Bruzen de La Martinière|Bruzen de La Martinière]] si esprime nella maniera seguente<ref>''Grand Dictionnaire géographique, historique et antique, Vol. 4., Article Pompei: Pompei ancienne ville d'Italie dans le Royaume de Naples, dans la Campanie, un peu plus loin de la mer de ce qu on appèle Civita. En creusant la terre pour planter les arbres on a trouvè quelque vestiges de cette ville, qui fui ensevelie par les cendres et les pierres qui sortirent du Vésuve au temps de l'Empereur Titus</ref>: «Pompei antica città d'Italia nel regno di Napoli nella Campania, un poco più lontana dal mare, di quel che si chiama Civita [...] Nello scavare la terra, per piantarvi alberi, sono state ritrovate le vestigia di questa città, la quale fu sotterrata dalle ceneri e pietre, che uscirono dal Vesuvio nel tempo dell'Imperatore Tito».
 
===27===
Riga 78:
{{Indent|0|di cui abbiamo memoria, accaduto l'anno 79 dell'Era Cristiana sotto l'impero di Tito [...] Dopo Ercolano veniva Pompei, città situata poco distante dalla presente Torre dell'Annunciata, seppellita anch'essa nell'istesso incendio, come Ercolano».}}
[[:w:Giacomo Martorelli|Martorelli]] parlando del gabinetto d'antichità di Portici, ripieno di tanti oggetti ricavati da Ercolano, Pompei, e Stabia parla nella maniera seguente<ref>''Praefat. in Thec. Calam. Unum seligam...</ref>: «Farò menzione d'una cosa sola, cioè, della Regia munificenza, colla quale facesti acquisto d'un tesoro di antichi mobili, specialmente di pitture, e di molti [[:w:Codice (filologia)|codici]] [[:w:lingua latina|latini]] e [[:w:Greco antico|greci]], ricavati dalle tre tue città, seppellite dalle ceneri del Vesuvio, in modo che da paesi i più lontani gli uomini più sagaci vengono in folla per osservarlo». E nella pagina 381 il nostro erudito autore si esprime così<ref>''[[:w:Giacomo Martorelli|Mart.]] pag. 381...''</ref>: «Non deve mettersi in oblio
 
===29===
Riga 92:
 
===31===
{{Indent|0|è quella della riempitura e del sotterramento delle tre città [...] La copritura delle medesime, non è accaduta, siccome generalmente si crede, per opera d'un torrente di [[:w:Lava|lava]], ma da ceneri e pietre pomici, le quali in gran quantità caddero dall'aria a guisa di neve»}}
 
Ciò mi sorprende, poiché il [[:w:Johann Jacob Ferber|signor Ferber]] mineralogista tedesco scrive da Napoli. Non sembra potersi dire, che tra tante migliaia di naturalisti e forestieri, che han visitato Pompei ed Ercolano, non vi sia stato un solo, avvezzo alle osservazioni geologiche? Infatti se qualcheduno di costoro avesse sospettato la distruzione ed il sotterramento di queste due città ''per opera delle alluvioni, lo avrebbe scritto, e non avrebbe tacciuto sicuramente''. Soprattutto mi sorprende il silenzio de' signori [[:w:Déodat de Dolomieu|Dolomieu]], [[:w:Giuseppe Gioeni|Gioeni]], [[:w:Alberto Fortis (scienziato)|Fortis]], [[:w:Giuseppe Vairo|Vairo]], della Torre, [[:w:Scipione Breislack|Breislak]], Vargas, [[:w:G. Thomson|Thomson]], [[:w:Filippo Cavolini|Cavolini]], e particolarmente de' nostri mineralogisti [[:w:Giuseppe Melograni|Melograni]], Savarese, e [[:w:Giuseppe Raimondini|Ramondini]], i quali han viaggiato tanto per le miniere della [[:w:Germania|Germania]] e dell'[[:w:Inghilterra|Inghilterra]]. Devo, poi, a questo proposito, osservare, che dopo alcuni sguardi gittati sul terreno di Pompei nella prima volta che vi fui, conobbi esser questo un [[:w:Pianura alluvionale|terreno d'alluvione]], e mi avvidi della falsità del tanto rinomato punto istorico; che prima di andare in Ercolano, feci, dall'analogia, deduzione, essere stata questa città seppellita dalle acque e non già dal fuoco, ciò che ritrovai vero nel luogo; e che, finalmente, le mie osservazioni ne' sotterranei d'Ercolano, mi fecero, ritrovandomi sotterra, tirare la conseguenza, dover essere un terreno d'alluvione tutto il circondario esteriore di
Riga 99:
{{Indent|0|questa città, che mai avea veduto, ciò che per l'appunto ritrovai.}}
 
Il marchese [[:w:Marcello Venuti|Marcello Venuti]] (''Descrizione delle prime scoperte dell'antica città d'Ercolano'') alla pagina 46 parla così: «Dirò solo che benissimo si vede, che dopo l'eruzione, dalla quale Ercolano fu sepolta, se ne contano altre ventisei. Dalle lave, che sono nella maggior parte passate sopra questa disgraziata città, proviene che tra essa ed il piano di Portici vi sia presentemente una volta (''monte'') di circa 80 palmi di pendio».
Ma questo monte è, precisamente, quello ch'io chiamo ''monte d'alluvione volcanico'', in cui non vi è un sol [[:w:atomo|atomo]] di [[:w:lava|lava]], come dirò in seguito.
 
Riga 106:
===33===
 
Per conto della pioggia delle ceneri, ecco come vien da essi confutata relativamente ad Ercolano<ref>''Dissertatio Isagogica ad Herculanensium voluminum explanationem cap. XI. §. XIV.pag. 71....''</ref>: «Non persuaderti inconsideratamente essere tutta la materia lanciata in aria dalla bocca del volcano, siccome osservammo con proprj occhi nell'eruzione del 1779. In questa guisa portata via dal vento, e [[:w:Caduta dei gravi|descrivendo una parabola]], sarebbe caduta, dopo essere cessata la forza sospignente, in forma di grandine, ne' terreni sottoposti, come difatti cadde poco tempo dopo in Pompei (con che ecco la pioggia, o la grandine volcanica, coma essi dicono sopra Pompei);»
ma le osservazioni da noi fatte c'impediscono di abbracciare questa ipotesi. Difatti né il vento di mezzogiorno che soffiava allora, secondo rileviamo dalla seconda navigazione
 
Riga 119:
===35===
 
{{Indent|o|in Ercolano per opera delle acque. Difatti se fosse uscita mescolata colle acque» (con che l'opinione relativa a quel ''siccome alcuni si sono persuasi'' è diversa dalla mia: quelli intendendo acqua uscita dal Vesuvio colle materie volcaniche, ciò che confuterò in seguito, ed io ''alluvioni da dirotte piogge'', delle quali nessuno finora ha sospettato, oltre di che altro è parlare ''incidentemente'' dell'acqua, come forse altri, senz'appartarsi dall'opinione comune, e senza provarlo, avran fatto, scrivendo di questo avvenimento, ed altro è trattarlo con principj geologici in tutta la sua estensione, qual'è il mio proponimento, veduto che in materie di fisica non basta dire le cose, ''ma bisogna provarle'', N.d.A) «non avrebbe conservato quel grado di calore, che brucia le legna, né, ciò che forma la difficoltà principale, avrebbe coperto tutto egualmente; ma secondo la legge de' fluidi sarebbe scorsa ne' luoghi più bassi, siccome sappiamo esser [[:w:Vesuvio#L'eruzione del 1631|accaduto nel 1631]], allorchèallorché tutte le valli, e le altre profondità furono ripiene ed appianate da materie volcaniche dalla violenza dell'acqua, in quelle spinte.»}}
 
I signori [[:w:Accademia Ercolanese|Accademici Ercolanesi]], intanto, volendoci far conoscere la loro nuova dottrina, incominciano a protestare contro gli antichi ne' termini seguenti<ref>''Cap. II. pag. 9. Piaculum nobis profecto foret in tanta naturalis historiae luce... </ref>: «Sarebbe per noi certamente un delitto
Riga 133:
===37===
 
{{Indent|0|il circondario d'Ercolano è un [[w:Pianura alluvionale|terreno d'alluvione]], N.d.A.), «non già da una materia liquida, che scorre a guisa di torrente, e che poi repentinamente si consolida (''cioè le lave''), ma da un volume infocato di lapilli, di pomici e di ceneri, che scorrendo precipitosamente in giù pel declivio del monte, pervenne sino al mare, siccome qui appresso verrà da noi insegnato, qual volume col passar del tempo si rappigliò in una pietra tufacea, che vien oggi volgarmente chiamata ''pappamonte''. Difatti questa tal materia, dalla quale vediamo coperto Ercolano, s'incontra in tutto il circondario, allorchèallorché vi si fanno degli [[:w:Scavo (edilizia)|scavamenti]].»}}
 
Ed in seguito delle lettere di [[:w:Gaio Plinio Cecilio Secondo|Plinio il giovane]] a [[:w:Publio Cornelio Tacito|Tacito]], che parla della cenere caduta sulle navi, i signori Accademici conchiudono così<ref>''Cap. XI. §. X. pag. 70. E quibus verbis manifesto eruimus igneum illum torrentem, a quo Herculanum et adjacens Retina periere, cinere et ignitis lapidibus constitisse, quorum leviores vento impulsi supervolarunt, et navibus inciderent, major vero pars spissitudine sua gravior, praeceps per decliva volveretur ad mare usque, adeout vadum subitum efformaret, et lilora<!--Ctrl--> navibus obstarent ob montis ruinam.''</ref>: «Da quali parole si deduce manifestamente, che quel torrente di fuoco, che distrusse Ercolano e la vicina Retina, era formato da ceneri e lapilli infocati, de' quali i più leggieri, spinti dal vento, caddero sulle navi, la più gran parte, poi, come più
Riga 140:
{{Indent|0|pesante, a cagione della loro spessezza, scorrendo precipitosamente in giù per lo declivio del monte, giunse sino al mare, dove formò immediatamente un guado, da non rendere più le navi accessibili al lido, a cagione della [[:w:Frana|ruina]] del monte.»}}
 
E nel ''cap. XI. §. XI. pag. 70'' i signori Accademici si esprimono in questa guisa<ref>''Cap. XI. §. XI. pag. 70. Interim nemo Plinio infìciasinficias iverit, qui cinere, ambustis pumicibus, et fractis igne lapidibus subitum in mare vadum efformatum narrat. Haec enim ipsa Hercuìaneum operuisse, et in mare procurrisse deprehendimus.''</ref>: «Intanto nessuno si opporrà a Plinio, che racconta essersi formato rapidamente un guado nel mare dalle pomici bruciate, e dalle pietre infrante dal fuoco; infatti noi abbamo osservato che queste stesse sostanze furono quelle, che coprirono Ercolano, e pervennero sino al mare.»
 
E finalmente nel ''cap. XI. §. XIII. pag. 71'' i dotti Accademici Ercolanesi stringono l'argomento cosi<ref>''Cap. XI. §. XIII. pag. 71. Sed quando nec Plinium testem haberemus, nec longa nos experientia doctiores reddidisset, ipsamet effossionum inspectio satis nos de illius materiae inflammatione certos faceret [...] Satis igitur et ex veterum testimonio, et ex recentibus inspectionibus exploratum habemus, quo igne, quave materia adgesta Herculaneum pessum iverit, non quidem liquido ignis torrente, de quo aequalium nemo verba fecis, nec ullum invenìnus vestigium, sed infiammalo cinere, pumicibusque.''</ref>: Ma supposto che non avessimo Plinio
Riga 146:
===39===
 
{{Indent|0|per testimonio,» (ed intanto Plinio non dice una parola sola d'Ercolano e di Pompei, N.d.A.) «e che una lunga sperienza non ci avesse resi più dotti, l'istessa ispezione degli [[:w:Scavo (archeologia)|scavamenti]] c'istruisce abbastanza dell'arroventamento di questa materia [...] Bastantemente, dunque, dalla testimonianza degli antichi, e dalle osservazioni recenti resta dimostrato qual fu il fuòco, e quale la materia che distrussero Ercolano; cioè non già un torrente di fuoco liquido, di cui nessuno ha parlato finora, e del quale non abbiamo ritrovato vestigio alcuno, ma da ceneri e pomici infiammate.»}}
 
La spiega, intanto, della nuova dottrina de' signori Accademici è incomprensibile a segno, ch'essi stessi sentono dover imbarazzare il lettore, poichèpoiché soggiungono<ref>''Cap. XI. §. XV. pag. 71. At quo pacto, inquies, hujusmodi farrago e monte explosa minime liquescens tanta celeritate, et tam longe per solum non adeo declive procurrere potuit? Id enim, difficultatis caput videtur.''</ref>: «Ma ci direte, come mai potèpoté avvenire che una farragine simile, eruttata fuora dal monte, e non liquida, fu capace di caminare con tanta velocità per un terreno non molto scosceso? A dire il vero questa sembra la difficoltà più grande.» Or questa difficoltà svanisce
 
===40===
Riga 164:
{{Indent|0|essendo vere, che anzi verissime, era nostro dovere di esaminare, quanto il mare fosse lontano dalla città, e per qual luogo scorreva il fiume prima che quella terribile grandine di pomice avesse ripieno il porto ed il [[:w:Golfo di Napoli|golfo]], e prima che col riempimento del primo letto del fiume lo avesse scacciato via in un terreno più basso verso [[:w:Scafati|Scafati]].»}}
 
[[:w:Giuseppe Maria Galanti|Galanti]] (''Descrizione di Napoli e suoi contorni pag. 326'') si esprime come segue «La stessa eruzione che abbatté Ercolano, seppellì ancora Pompei [...] Una pioggia dunque di materie, volcaniche cadde inopinatamente su di quella città infelice. Tutti gli abitanti non poterono scappare, poiché in tutte le case si ritrovano, de' scheletri d'uomini e di donne colle anella, pendenti, e braccialetti d'oro.»
 
[[:w:Domenico Romanelli|Romanelli]] (''Viaggio a Pompei, a [[:w:Paestum|Pesto]], e ad Ercolano'') ch'egli fa stampare adesso che sto scrivendo, in molti luoghi del suo libro ripete la distruzione d'Ercolano e di Pompei dalla pioggia delle ceneri e del lapillo, uniformandosi a tutti gli altri scrittori. Non citerò le sue parole, perché sarei troppo prolisso;
 
===42===
 
{{Indent|0|mi contento d'indicare qui le pagine dalle quali risulta, secondo lui, la distruzione delle due città per opera del fuoco, ossia del Vesuvio. Queste pagine sono la 6. 10. 12. 22. 24. 25. 26. 25. 26. 26. 28. 29. 29. 39. 40. 65. 103. 120. 167. 188. 189. <!--l'elencazione doppia di alcune pagine appartiene già all'originale-->}}
 
[[:w:Giovanbattista Gagliardo|Giovanbattista Gagliardo]] (''Atti del [[:w:Reale Istituto d'Incoraggiamento di Napoli|Real Istituto d'incoraggiamento alle scienze naturali di Napoli]] Tom. 1. fol. pag. 301.'') socio ordinario dell'Istituto, nella sua memoria ''sull'agricoltura Ercolanese'', letta nell'adunanza de' 12 Aprile 1810, parla così «Il Vesuvio colla terribile eruzione del 79, che come ognuno sà<!--accentato nell'originale-->, costò la vita a [[:w:Plinio il Vecchio|Plinio]], seppellì di terra volcanica, detta pozzolana bianca la città d'Ercolano, e copri di altra terra volcanica, detta lapillo, le città di Pompei e [[:w:Stabiae|Stabia]].»
Riga 192:
{{Indent|0|oggi [[:w:Ercolano|Resina]], e che costituisce un vero ''monte d'alluvione volcanico''.}}
 
Se ciò è vero, conforme passo a dimostrare, voi vedete benissimo che Pompei ed Ercolano non poterono essere seppellite nell'istesso tempo, e quest'ultima città non nello spazio d'un giorno solo. Di fatti Pompei, coperta da uno strato di lapillo, fatto da tritumi di pomici e di lava, della doppiezza da 8 a 10 piedi (oltre la terra vegetabile che siede al disopra), poté benissimo restar vittima di un allagamento, accaduto in un giorno; ma Ercolano il quale ha al disopra un masso di circa 60 piedi, fatto da materie eterogenee, volcaniche, e non volcaniche, le quali si ritrovano disposte a strati, precipitate non istantaneamente, ma a poco a poco dalle acque, a misura, cioè, che queste si asciugarono, ed i quali, dalla loro varia natura, suppongono alluvioni in epoche diverse, Ercolano, io dissi, non potèpoté sicuramente restar sotterrato ''in un tempo eguale a quello, in cui fu seppellita Pompei''. Vale a dire che queste due desolazioni, ossia la genesi de' monti d'alluvione, che vediam oggi sopra Pompei ed Ercolano (ed io considero qui la cosa da geologo, facendo astrazione da tutto il patetico, relativo alle due città sotterrate e rimaste accidentalmente al disotto del masso de' nuovi monti) porta seco epoche diverse. Nessuno, io sostengo, de' due sotterramenti accadde nella tanto spaventevole descritta eruzione del 79.
 
E che sia cosi, egli è veramente cosa singolare, che [[:w:Plinio il giovane|Plinio il giovane]], il quale nelle sue due lettere a [[:w:Publio Cornelio tacito|Tacito]], nelle quali descrive questa eruzione,
Riga 203:
{{Indent|0|''e finti avesse ingranditi i veri pericoli''. Ma lascio agl'istorici la cura di fare l'apologia della storia, ed io proseguendo il filo del mio argomento cercherò di smentirla colla geologia. Il libro della natura è ormai aperto, e gl'istorici non potran chiuderlo sicuramente colle loro ipotesi.}}
 
Prima di ogni altra cosa, poi, devo qui accennare lo stato, in cui si ritrova oggi Ercolano, dove non bisogna attendersi di vedere case e strade disotterrate, come si osservano in Pompei. Tutti gli edificj, infatti, scavati, e dai quali sono uscite tante pitture, tante statue, tanti vasi, tanti candelabri, tanti utensilj, tanti istromenti, tanti famosi papiri, e finanche varie [[:w:Alimento|provvisioni da bocca]], non esistono più. Essi dopo lo spoglio di tanti oggetti antichi, furono, perchèperché la soprapposta Resina non precipitasse ne' voti sottoposti, ossia negli [[:w:Scavo (archeologia)|scavamenti]] fatti, ripieni. Ma non meritano di essere censurati i nostri architetti, che fecero sotterrar tutto, in vece di conservar tutto con idonee fortificazioni? Con ciò si sarebbero tramandate alla posterità quelle famose rovine, ed il governo sarebbe stato giornalmente nel caso di far eseguire, con poche spese, delle nuove scoperte. Gli amatori delle cose antiche dovrebbero, mi pare, crepare di rabbia. Quante pentole screpolate! Quanti ''monolicni e dilicni'', ossia lucerne ad uno, ed a due lucignoli rotte ed infrante! Quante monete arruginite! Quanti lacrimali sfondati! Quanti magnifici [[:w:Priapo|Priapi]], rosicati e mutilati dal tempo! E quante altre di somma erudizione e dottrina gravide bagattelle, peste, e sfigurate,
 
===47===
{{Indent|0|non sono state involate loro dalla negligenza degli architetti!}}
 
Si riduce oggi il rinomato Ercolano al solo teatro, in gran parte scavato bensì, ma esistente ancora sotterra, sul quale sono stati fatti da sopra Resina degli scavamenti, cioè un pozzo perpendicolare, che cade sopra de' gradini, su de' quali il popolo spettatore sedea una volta (in guisa che oggi bisogna discendere, dove prima si perveniva ascendendo, una gran scala, e delle grotte, le quali conducono ne' corridoi, ne' [[:w:Vomitorium|vomitorj]], nel proscenio, dietro il teatro, ed in varie parti di quest'edificio. Gli [[:w:Scavo (archeologia)|scavamenti]] suddetti formano una specie di [[:w:Labirinto|laberinto]], e non mostrano, che alcune parti del teatro. Ho già indicato che il masso, che lo cuopre ha circa 60 piedi di spessezza, incominciando dal piano inferiore del [[:w:Proscenio|proscenio]], ch'è quello della cittacittà distrutta, sino al suolo superiore, sul quale si vede oggi edificata Resina. La sommità, nulladimeno, del teatro si ritrova assai più giù a questo suolo, giacendo circa 30 piedi sotterra.
 
Come è stato scritto tante volte ch'Ercolano fu coperta da una pioggia di ceneri, l'altezza per l'appunto del teatro, ch'è di circa 30 piedi (alla quale metto eguale quella eziandio degli altri edifici, ciò ch'è vantaggioso per gl'istorici riguardo alla pioggia delle ceneri) è quella, che deve indicare il sotterramento della città all'epoca del 79, se cioè fu essa distrutta nel tempo di Tito. Vale a dire che questa altezza dovrebbe essere ''interamente ripiena di ceneri volcaniche''. Tutto il dippiù del masso, che giace al disopra del teatro, dal cornicione
Riga 215:
{{Indent|0|in su, lo suppongo formato posteriormente all'eruzione del 79, e ciò per fare grazia agl'istorici.}}
 
Or tanto l'altezza del teatro, quanto il dippiù della spessezza del masso, ch'è al disopra, cioè, tra la parte superiore di questo edificio ed il suolo esteriore di Resina (che importa altri 30 piedi in circa) non è ripiena né da ceneri vulcaniche, da lapillo di pomice e di lava, come in Pompei, né da lave venute sul luogo fluide per mezzo del fuoco, ma è ripiena da strati di materie diverse, cioè di rocce, e di terre sciolte di varia natura, conforme vedremo appresso. Questi strati son messi l'uno sopra dell'altro, ed indicano diverse alluvioni accadute sul luogo in epoche differenti, dalle quali è surta a poco a poco l'altezza del monte, dentro di cui giace Ercolano. Dunque se il masso che cuopre Ercolano non è fatto da materie omogenee; se questo masso è stato formato non da una causa, che ha agito ''in una volta sola ed in breve tempo'', come sarebbe la supposta piaggia delle ceneri del 79, ma da una cagione reiterata e lenta ''in tempi diversi'' (siccome agiscono le alluvioni, nelle quali vi è bisogno di tempo perché possan reiteratamente aver luogo, asciugarsi le acque, precipitarsi le materie, rappigliarsi queste e rendersi consistenti, e nelle quali alluvioni dalla diversa natura de' precipitati bisogna ammettere la reiterazione dell'allagamento ad epoche differenti, massimamente allor quando materie più leggieri occupano, come in Ercolano, le parti più basse d'un riempimento qualunque), dobbiamo da questi irrefragabili fatti necessariamente conchiudere, ch'il sotterramento d'Ercolano non poté
 
===49===
{{Indent|0|seguire affatto ''in un'epoca soltanto'': che nou poté aver luogo in seguito d'una pioggia di ceneri lanciate per aria dal Vesuvio: che questo preteso sotterramento dalle ceneri Volcaniche non ritrovandosi corrispondente colle osservazioni geologiche del luogo, la distruzione d'Ercolano non accadde seppure nell'anno 79, poiché tolta da mezzo la pioggia delle ceneri, ''cade anche l'epoca del sotterramento'': e che, infine, cadendo l'epoca del sotterramento di queste due città, assegnata dalla storia, i due sotterramenti d'Ercolano o di Pompei dovettero accadere in tempi diversi, l'uno forse molto lontano dall'altro, e nessuno de' due nell'anno 79). Mi pare che gl'istorici posteriori a [[:w:Plinio il giovane|Plinio il giovane]], i quali non ebbero sospetto alcuno delle alluvioni suddette, ed i quali aveano bisogno d'una gran cagione per esterminare le due città, ebbero ricorso all'eruzione del 79, non potendo spiegare il fatto altrimenti. Ma perchèperché, replico, Plinio non ne parla? Il suo silenzio rende troppo sospetto quel che gl'istorici han detto posteriormente intorno all'epoca ed alla cagione delle due desolazioni. Vengo ora alla dimostrazione del mio assunto, che dal fin qui detto resta bastantemente enunciato.}}
 
Primieramente non furono le ceneri volcaniche che coprirono Ercolano, né tampoco Pompei. Questo si ritrova al disotto d'un denso strato di lapillo, fatto da pezzi di pomice e di lava, rotolati e configurati in ciottoli dalle acque, sul quale siede uno strato di terra vegetabile, fatto eziandio dall'alluvione, importando questa copertura da 10 a 15 piedi al disopra degli edificj. Ercolano, all'opposta, giace sotto
Riga 234:
Ecco, intanto, la natura delle diverse sostanze, componenti il masso, che cuopre Ercolano, giusta le osservazioni da me fatte a varie altezze del teatro, e negli scavamenti praticati al disopra, ed intorno al medesimo.
 
{{sc|prima specie}}. Strato di limo siliceo-calcare, effervescente, depositato dalle acque, d'un colore griggio. Egli è polveroso, ed estremamente friabile tra le dita. Giace immediatamente sotto al suolo di Resina, ed è l'ultimo strato del masso, cioè, il superiore, che cuopre il teatro, ossia è lo strato fatto dall'ultima alluvione. Si può vedere in una piccola grotta, scavata a [[:w:destra|mano dritta]] nell'entrata d'Ercolano, come anche al [[:w:solaio|cielo]] d'una piccola stanza
 
===52===
Riga 249:
===54===
 
{{Indent|0|ed unisce le parti eterogenee della doppia origine. Or se tutte le genesi di questi tufi sono originate dalle acque, come sono quelle di [[:w:Possillipo|Posilipo]], di [[:w:Capodimonte (Napoli)|Capodimonte]], e di [[:w:Certosa di San Martino (Napoli)|S. Martino]] etc., perchèperché quella che cuopre Ercolano non deve essere prodotta dalla stessa cagione? I geologi nell'udire la [[:w:Stratigrafia (geologia)|stratificazione]] del masso che cuopre Ercolano, adotteranno subito la mia opinione; ma io mi vedo nella necessità di rammentare qui quel che ho accennato nella prima lettera (pag. 12.) relativamente all'origine de' tufi dall'acqua. Cioè l'incastratura delle materie eterogenee, tra le quali alcune non volcaniche, nel tufo, le fessure quasi orizzontali, dalle quali son divisi i banchi tufacei e la presenza degli strati di lapillo ne' monti di tufo, dimostrano evidentemente esser essi stati una volta nello stato molle, ed in conseguenza formati dalle acque. Aggiugnerò qui, per confermare la stessa cosa, la seguente osservazione. Da per tutto si veggono monti di tufo nelle vicinanze di Napoli, estesissimi ed altissimi. Da per tutto sono stati fatti degli scavamenti, cioè pozzi e grotte nel tufo, ed a varie altezze di detti monti. Or in tutti questi scavamenti, ossia nelle parti le più interne de' monti tufacei, si veggono sempre infiniti, e grossi pezzi di lava, incastrati nel tufo. Per spiegare questo fenomeno non vi è altro mezzo, che o quello delle acque, ovvero di supporre i pezzi di lava lanciati in aria da un volcano, e caduti in quelle montagne. Ma in quest'ultimo caso, come avrebbero potuto penetrare nell'interno delle montagne tufacee? Uopo è, dunque, riconoscere la genesi de' tufi per via umida, ed in conseguenza anche il tufo}}
 
===55===
 
{{Indent|0|che giace sopra Ercolano è il prodotto della stessa cagione. Alcuni han preteso esser il tufo uscito in forma di un volume infiammato da un volcano vicino; ed in conseguenza anche in istato ignito, pervenne il tufo sopra Ercolano. Così gli [[:w:Accademia Ercolanese|Accademici Ercolanesi]]; ma ciò è un errore; {{Sc|1.°}} perchèperché in una tale supposizione si dovrebbero ritrovare ne' monti di tufo crateri volcanici, ciò che si oppone all'esperienza; {{Sc|2.°}} perchèperché i monti di tufo dovrebbero, in tal caso, avere la figura conica, ciocchè non si verifica affatto, mentre tali monti forman catene di più miglia di lunghezza; {{Sc|3.°}} finalmente perchèperché in una tale ipotesi il tufo non sarebbe altro, se non che una specie di lava. Or la lava per effetto della fusione si ravvisa omogenea, vitrea, e compatta, ed il tufo eterogeneo, terroso, e friabile. Altronde il tufo esposto ad un leggiero calore si fonde, e scorre liquido in forma di scoria griggia nera, conforme ho io sperimentato. Val quanto dire, che non si ritroverebbe ora in forma di tufo sopra Ercolano, se avesse provate l'azione del fuoco, e fosse corso infiammato sulla città. Questi stessi raziocinj, poi, bastan a dimostrare, che tutti gli altri monti di tufo non sono stati vomitati dai volcani nelle loro eruzioni, ma fatti per via umida.}}
 
{{Sc|quarta specie}}. [[:w:Rocce sedimentarie clastiche#Brecce|Breccia]] volcanica a cemento argilloso-calcare. In questo cemento, che fa effervescenza coll'[[:w:acido nitrico|accido nitrico]]<!--"accido" nell'originale-->, sono incastonati de' pezzi di pomice fibrosa. Chiamo cosi quest'aggregato non per la durezza (propria delle brecce), ma per la grandezza de' pezzi della pomice, che lo distinguono dal tufo comune, e pel cemento che a
Riga 271:
 
===58===
{{Indent|0|di alluvione, sulle quali lussureggian alberi, viti, ed erbe, sono quasi interamente fatte dalle stesse materie d'Ercolano, descritte nella specie quinta e sesta. Degli strati di lapillo, che s'incontrano nelle montagne di alluvione di [[:w:Monte Somma|Somma]] e del [[:w:Vesuvio|Vesuvio]]; ed un'infinità di pezzi di lava, di pietra calcare, e di altre rocce primitive, che si veggon incastonati nel masso di dette montagne, dimostrano essere state queste formate dalle acque. La specie, quindi, precedente e la presente sono il risultato delle alluvioni, ciò che indipendentemente dalla natura del masso, che cuopre Ercolano, è provato anche dall'analogia. Giova, poi, far qui parola della posizione di queste due specie, per dedurne la falsità dell'avvedimento raccontato dalla storia, volendole, cioè, supporre ceneri volcaniche. Questi due strati, dunque, si ritrovano tra il tufo volcanico, ch'è al disotto, e la breccia volcanica, che giace al disopra degli strali in quistione, i quali occupano quasi la parte media dell'altezza del teatro. Ammessa, quindi, una pioggia di ceneri volcaniche, caduta nel 79 sopra Ercolano, questa non potèpoté seppellirla affatto, poiché questi strati, che figurano la cenere, giusta la supposizione suddetta, non occupano tutta l'altezza del teatro, ossia l'altezza della città, che dovrebbe ritrovarsi coperta da queste sostanze. Dippiù se questi due strati giaccion in mezzo ad altri, e quasi nella parte media dell'altezza del teatro, bisogna dire che gli strati inferiori, che sono al disotto, furono fatti prima del 79, per la ragione, che non son essi di cenere volcanica. Ma in questi strati inferiori, che sono al disotto, s'incontrati seppellite}}
 
===59===
Riga 278:
===60===
 
{{Indent|0ceneri0|ceneri volcaniche, lanciate dal Vesuvio perchèperché già seguita, e perchèperché queste ceneri non arrivarono neppure alla metà degli edificj, ma per opera delle alluvioni, conforme ho già osservato. Ecco conseguentemente la dimostrazione del reiterato e consecutivo sotterramento d'Ercolano per via umida, ossia la dimostrazione dell'incremento successivo della doppiezza del masso (altezza della montagna) che cuopre la città, masso ch'è di circa piedi 60, e che costituisce ora un monte di alluvione volcanico, che contiene nelle sue viscere la città distrutta, ed il quale smentisce, nel tempo istesso, tre fatti capitali della storia; cioè ''la cagione distruggitrice; l'epoca della distruzione; e l 'unità del tempo delle due celebri città distrutte''.}}
 
{{Sc|settima specie}}. Tufo calcare volcanico, effervescente. La pomice è in esso polverosa, e giallastra. Giace al disotto della specie precedente. Che questo tufo sia stato una volta nello stato molle, si deduce dalla bella impressione d'un volto umano, scolpita nel medesimo, siccome dirò in seguito. Lo stato di mollezza di questo tufo, si rileva, eziandio, da molti pezzi di colonne incastonate in questa specie nella parte più bassa del teatro. Similmente risulta la stessa cosa da un acquidotto, che scorre per la città, e che si vede oggi incastonato in questa specie di tufo, la quale riempie la strada, per la quale l'acquidotto passa. Intanto considerata la diversa natura delle due specie di tufo, che s'incontrano in Ercolano, cioè dell'argilloso ''non effervescente'', specie 3., e del calcare effervescente, specie 7., dobbiamo necessarjamente dire, che queste due specie
 
===61===
Riga 296:
===63===
 
{{Indent|0|avvezzo alle osservazioni geologiche, non permettono di dubitare ''della [[:w:Stratigrafia (geologia)|stratificazione]]'', che cuopre la città, cagionata dalle acque. Sarebbe, certamente, pregio dell'opera esaminare, con alcuni perciamenti perpendicolari, palmo a palmo, l'intera altezza del masso, che cuopre il teatro, e le sue vicinanze, per definire così i limiti di ogni strato, e tutte le altre particolarità di questo sotterramento. Altronde non bisogna credere che l'estensione degli strati, fatti dalle alluvioni sia molto grande; essa è proporzionale alla quantità delle acque, le quali essendo più o meno abbondanti nelle varie inondazioni, dan origine a strati più, o meno estesi. Ecco perchèperché i monti di alluvione surti dalle reiterate inondazioni son composti da strati non egualmente larghi, e perché questi si combacian tra loro ad una data distanza. Generalmente parlando ''i monti a strati'' propriamente detti, son essi eziandio formati da inondazioni, ma queste non son prodotte da piogge dirotte, come nelle alluvioni. Delle inondazioni più grandi, cagionate da altre cagioni, delle quali fo parola nella mia geologia, dan origine ai monti a strati, de' quali l'estenslone è assai grande, ed alla quale sarebbe un errore paragonar quella de monti di alluvione, formati dalle piogge.}}
 
Il fin qui detto convince sicuramente i geologi del sotterramento d'Ercolano, seguito mercè delle consecutive e reiterate inondazioni. Ma la più bella prova di questo sotterramento per via umida, prova che deve persuadere anche quelli, i quali non hanno tintura alcuna della geologia, è messa nella bellissima impressione, che si osserva nel tufo della
Riga 302:
===64===
 
{{Indent|0|specie 7. Questa impressione rappresenta un volto umano, incavato nel masso, simile a quelle che s'imprimono nel gesso, allorchèallorché si vuol modellare un busto. Bisogna che in tempo dell'alluvione un cadavere, o una statua si fosse ritrovato steso a terra col volto riguardante il cielo. La materia molle e liquida d'uno strato di tufo calcare volcanico coprì il volto, e vi si modellò sopra, perchèperché nell'impressione, ch'è oggi rovesciata, scolpita, cioè, nel cielo d'una grotta incavata nel tufo, ch'è durissimo, si distinguono perfettamente e mirabilmente il mento, le labbra, la bocca, il naso, le guancia, gli occhi, le ciglia, la fronte, e finanche i capelli, in modo che la vista dell'impressione suddetta produce una sorpresa. Or chi potrà negare lo stato molle, in cui dove ritrovarsi il tufo, allorchèallorché ricevè l'impressione del volto? Devo solo qui accennare, che questo stato di mollezza non fu comunicato al tufo dal fuoco, come taluni, non riflettendo agli effetti di questo elemento, applicato alle sostanze terrose, han voluto meco sostenere. Se ciò fosse stato, il masso in cui si ritrova l'impressione sarebbe di lava volcanica; ma il tufo non è lava, e non ha provato l'azione del fuoco. Altronde ho già osservato che il tufo si fonde al fuoco in una scoria grigia nera. Egli dunque non sarebbe tufo adesso, se fosse stato fuso dal fuoco. Oltre a ciò, se questo stato di mollezza fosse stato cagionato dal fuoco, il volto umano, o la statua, che formò l'impressione sarebbero spariti, e non esisterebbe ora l'impressione. Infatti se fosse stato il volto d'un cadavere, sarebbe stato bruciato; se un volto di marmo, ossia}}
 
===65===
Riga 314:
===66===
 
{{Indent|0|volte, dietro la pioggia di ceneri vantata tanto dalla storia? Se fosse stato così, come le ceneri cadeano dall'alto, i corridoi, i vomitorj, come altresì tanti altri luoghi coperti da volte, che si osservano in Ercolano, avrebbero dovuto ritrovarsi voti. Un'alluvione quindi potèpoté soltanto riempirli; mentre un fluido potea pervenirvi benissimo dalle aperture laterali, strascinadovi dentro le materie, dalle quali vediam oggi detti luoghi ripieni. Intanto ecco come fatti dell'istesso genere, mirabilmente corrispondono tra loro in due luoghi di alluvione. Cioè luoghi coperti da volte si sono ritrovati pieni in Pompei, e luoghi coperti da volte sono stati anche ritrovati ripieni in Ercolano. Impressione d'un seno muliebre ei è ritrovata nella terra, che riempiva la cantina di Tompei, ed impressione d'un volto umano si è ritrovata nel masso pietroso, che riempie i corridoi ed i vomitorj d'Ercolano. Dunque io ho dritto di conchiudere, che un'alluvione sotterrò Pompei, ed un'alluvione seppellì ancora Ercolano.}}
 
ll teatro d'Ercolano ha 18 ordini di gradini, su de' quali sedea il popolo spettatore. Ogni gradino ha l'altezza di 14 pollici; altezza totale piedi 21. l1 cornicione superiore del teatro si ritrova nove piedi, in circa, al disopra dell'ultimo gradino; in guisa che l'altezza intera del teatro è di 30 piedi. Convien dire che gli altri edificj d'Ercolano aveano presso a poco la stessa altezza tanto essendo quasi quella della contemporanea Pompei, e non essendo 30 piedi un'altezza considerevole, considerata anche l'architettura bassa di quei tempi. Or io ragiono così. Se una pioggia di ceneri seppellì Ercolano,
Riga 320:
===67===
 
{{Indent|0|l'intera altezza del teatro, il quale è al livello del mare, dovrebbe ritrovarsi formata e ripiena da ceneri volcaniche, ma ciò non si verifica affatto; poichèpoiché il masso, che riempie l'altezza del teatro è composto da un tufo argilloso volcanico ''non effervescente'' (specie 3.), da una breccia volcanica (specie 4.), da un. aggregato calcare-argilloso ''effervescente'' (specie 5.), da un limo siliceo-argilloso ''non effervescente'' (specie 6.), da un tufo calcare volcanico ''effervescente'' (specie 7.), da un limo argilloso-siliceo ''non effervescente'' (specie 8.), e da una marna calcare ''effervescentissima'' (specie 9.). Tutte queste sostanze giacciono giusta l'ordine qui notato; incominciando, cioè, dal tufo (specie 3.), che scende dalla scala sino al disotto del cornicione del teatro. Or come spiegare tante genesi, diverse tra loro [[:w:geognosia|geognosticamente]] e chimicamente per mezzo d'una pioggia di ceneri? Come spiegare la regolarità d'ogni strato? Non si dovrebbero ritrovare tutte le dette materie. mischiate disordinatamente ed alla rinfusa, se fossero cadute dall'aria? Non si dovrebbero ammettere, pel sotterramento d'Ercolano, reiterate e consecutive piogge, lanciate dal Vesuvio, una, cioè, di tufo, un'altra di brecce volcaniche, una terza di aggregato calcare, una quarta di limo siliceo etc., per spiegare cosi la regolarità degli strati che cuoprono la città, e la diversa natura de' loro principj componenti? Ma non sarebbe, con ciò, appartarsi dalla storia, che parla della sola pioggia di cenere del 79, alla quale soltanto attribuisce la desolazione d'Ercolano e di Pompei nel solo corso d'una giornata? Come potea seguire il}}
 
===68===
Riga 342:
{{Indent|0|all'[[:w:acido nitrico|acido nitrico]]. In esso si veggono de' pezzi di pietra calcare, rotolati dalle acque, ed una quantità immensa di rottami di lava di tutte le grandezze. Io ho ritrovato anche incastonati in questo masso de' pezzi di mattoni, ed altre terre cotte. Niente dico de' monti di tufo, esistenti tra la Torre del Greco e ''lo Scavamento'', ne' quali veggonsi infiniti pezzi di lava. In una delle grotte, poi, si osserva, in mezzo al masso argilloso-calcare, uno strato di arena nera, che dimostra le reiterate soprapposizioni delle materie, originate dalle acque, e dalle quali nacque 1'altezza del monte.}}
 
Il lettore scenderà, indi, dallo ''Scavamento'' della [[:w:Torre del Greco|Torre del Greco]] alla marina sottoposta, e vedrà, quasi al [[:w:livello del mare|livello del mare]] uno strato ben caratteriticocaratteristico di marna calcare effervescentissima all'acido nitrico, affatto simile a quella, che s'incontra nel piano del [[:w:proscenio|proscenio]] del teatro, indicata nella specie 9. La posizione, ossia l'elevazione presso a poco la stessa de' due luoghi, ne' quali giace la marna, mi fa credere essere uno e lo stesso strato tanto quello, che si osserva nel proscenio, quanto l'altro, che si vede alla Torre del Greco al disotto dello ''Scavamento''. Son persuaso che a forza di livellazioni, e di scavamenti perpendicolari in alcuni luoghi tra [[:w:Ercolano|Resina]] e la Torre del Greco, si verrebbe a definire l'identità degli altri strati, descritti nel teatro, con quelli che s'incontrano nel circondario di Resina e della Torre.
 
Allorché il lettore si ritrova sul lido del mare al disotto dello ''Scavamento'' della Torre del Greco, potrà caminare circa due miglia, andando verso la
Riga 357:
===73===
 
{{Indent|0|seguendo il [[:w:litorale|littorale]], e per poco che sia egli avvezzo alle osservazioni geologiche, dovrà confessare subito le alluvioni, che vi son accadute, e dalle quali è surto tutto quel terreno al di sopra del mare. Egli sarà, anzi, sorpreso dell'avermi veduto insistere tanto su quest' argomento, quando bastava averlo indicato.}}
 
Intanto non ostante quest'abbondanza d'argomenti a favore dell'acqua, i fautori del fuoco sono tuttavia ricalcitranti, e mi hanno oppresso con una ripetizione nojosa delle loro opposizioni. La novità della mia opinione, e l'essere i miei opponenti i più rispettabili soggetti di questa capitale, i quali da un altro lato si staccano con difficoltà somma dall'antica e generale credenza, mi obbligano di ponderare un poco le loro difficoltà.
Riga 363:
ll primo argomento, e ch'è quello che potrebbe sembrare il più solido, è dedotto da tanti famosi papiri, ritrovati in Ercolano in forma di carboni. Ma oltre che i papiri niente provano a favore del fuoco, essi, all'opposto, costituiscono una prova in contrario, siccome ho più e più volte osservato ai miei opponenti, i quali incomincian sempre da capo.
 
Di fatti i papiri ridotti in carboni nulla provano, perchèperché il legname il più duro, (ed i papiri sono membrane d'alberi) diventa carbone senza il soccorso del fuoco; allorchèallorché, cioè, resta lungamente seppellito sotterra, e massimamente quando viene penetrato da acque [[:w:acido solforico|vitrioliche]]. Ciò è tanto vero, che boschi immensi sotterrati dalle alluvioni, restano interamente [[:w:carbonizzazione|trasformati in carboni]]. Dirò, anzi, che l'errore
 
===74===