Piccolo mondo antico/Parte seconda/La sonata del chiaro di luna e delle nuvole: differenze tra le versioni

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{{Qualità|avz=75%|data=4 giugno 2008|arg=Romanzi}}{{IntestazioneIncludiIntestazione|sottotitolo=[[Piccolo letteraturamondo antico/Parte seconda|Parte seconda]] - La sonata del chiaro di luna e delle nuvole}}
|Nome e cognome dell'autore=Antonio Fogazzaro
|Titolo=Piccolo mondo antico
|Iniziale del titolo=P
|Nome della pagina principale=Piccolo mondo antico
|Eventuale titolo della sezione o del capitolo=[[Piccolo mondo antico/Parte seconda|Parte seconda]] - La sonata del chiaro di luna e delle nuvole
|Anno di pubblicazione=1895
|Secolo di pubblicazione=XIX secolo
|Il testo è una traduzione?=no
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|Abbiamo la versione cartacea a fronte?=no
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{{capitolo
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|NomePaginaCapitoloPrecedente=Piccolo mondo antico/Parte seconda../Pescatori
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Il sole calava dietro al ciglio del monte Brè e l'ombra oscurava rapidamente la costa precipitosa e le case di Oria, imprimeva, violacea e cupa, il profilo del monte sul verde luminoso delle onde che correvano oblique a ponente, grandi ancora ma senza spuma, nella breva stanca. Casa Ribera si era oscurata l'ultima. Addossata ai ripidi vigneti della montagna, sparsi d'ulivi, essa cavalca la viottola che costeggia il lago, e pianta nell'onda viva una fronte modesta, fiancheggiata a ponente, verso il villaggio, da un giardinetto pensile a due ripiani, a levante, verso la chiesa, da una piccola terrazza gittata su pilastri che inquadrano un pezzo di sagrato. Entra in quella fronte una piccola darsena dove allora si dondolava, fra lo schiamazzar delle onde, il battello di Franco e Luisa. Sopra l'arco della darsena una galleria sottile lega il giardinetto pensile di ponente alla terrazza di levante e guarda il lago per tre finestre. La chiamavan loggia, forse perché lo era stata in antico. La vecchia casa portava incrostati qua e là parecchi di questi venerandi nomi fossili che vivevano per la tradizione e figuravano, nella loro apparente assurdità, i misteri nella religione delle mura domestiche. Dietro alla loggia vi ha una sala spaziosa e dietro alla sala due stanze: a ponente il salottino da pranzo tappezzato di piccoli uomini illustri di carta, ciascuno sotto il proprio vetro e dentro la propria cornice, ciascuno atteggiato dignitosamente a modo degl'illustri di carne e d'ossa, come se i colleghi nemmanco esistessero e il mondo non guardasse che a lui; a levante la camera dell'alcova dove accanto agli sposi dormiva nel proprio letticciuolo la signorina Maria Maironi nata nell'agosto del 1852.
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