La cattedrale e il bazaar/Letture consigliate: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
555 (discussione | contributi)
m iw
Qualc1 (discussione | contributi)
mNessun oggetto della modifica
Riga 13:
}}
 
*Ho citato diversi passaggi dal classico di Frederick P. Brooks “The Mythical Man-Month” perché, in molti sensi, le sue introspezioni meritano ulteriori riflessioni. Raccomando di cuore l'edizione pubblicata in occasione del 25° Anniversario da Addison-Wesley (ISBN 0-201-83595-9), che contiene anche il suo saggio del 1986 “No Silver Bullet”.<br/>Questa nuova edizione contiene un'importante retrospettiva dei 20 anni successivi in cui Brooks ammette schiettamente come alcuni giudizi espressi nel testo originale non abbiano sostenuto la prova del tempo. Ho letto la retrospettiva dopo aver sostanzialmente completato questo scritto, e sono rimasto sorpreso nello scoprire che Brooks attribuisse pratiche da quasi-bazaar a Microsoft! (In realtà, però, si è poi visto come tale attribuzione fosse erronea. Nel 1998 abbiamo appreso dagli Halloween Documents come la comunità interna dei programmatori di Microsoft risulti pesantemente balcanizzata, senz'alcuna possibilità per quel tipo di accesso generale ai sorgenti tipico dello stile bazaar).
 
*Questa nuova edizione contiene un'importante retrospettiva dei 20 anni successivi in cui Brooks ammette schiettamente come alcuni giudizi espressi nel testo originale non abbiano sostenuto la prova del tempo. Ho letto la retrospettiva dopo aver sostanzialmente completato questo scritto, e sono rimasto sorpreso nello scoprire che Brooks attribuisse pratiche da quasi-bazaar a Microsoft! (In realtà, però, si è poi visto come tale attribuzione fosse erronea. Nel 1998 abbiamo appreso dagli Halloween Documents come la comunità interna dei programmatori di Microsoft risulti pesantemente balcanizzata, senz'alcuna possibilità per quel tipo di accesso generale ai sorgenti tipico dello stile bazaar).
 
*“The Psychology Of Computer Programming” di Gerald M. Weinberg (New York, Van Nostrand Reinhold 1971) presenta il concetto, malamente etichettato, di “programmazione senza ego.” Pur essendo l'autore nient'affatto tra i primi a rendersi conto della futilità del “principio del comando”, probabilmente fu il primo a riconoscere e sostenere tale punto in particolare connessione con lo sviluppo del software.