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Quelle ''tot millia'' erano ''superfusa Alpibus''. E qui
Quelle ''tot millia'' erano ''superfusa Alpibus''. E qui
pure corregge Dante: Sì: ira fu la loro; ma la passione non generò che orgoglio; non fortezza. " Nessun altro affetto è più cupido ''vindicandi'', che l'ira, e per ciò stesso inabile ''ad vindicandum'', troppo avventato e pazzo; come ogni cupidità impaccia sè stessa nel suo fine<ref>Sen. ''de ira'' 1 12, 5.</ref>. E questo è il fatto del Minotauro che, correndo alla vendetta (''vindicare'' non è vendicare; ma tant'è), "gir non sa"<ref>Inf. XII 24, 15, 27.</ref>. E' l'ira che lo fiacca e lo fa morder sè stesso e poi lo manda
pure corregge Dante: Sì: ira fu la loro; ma la passione non generò che orgoglio; non fortezza. " Nessun altro affetto è più cupido ''vindicandi'', che l'ira, e per ciò stesso inabile ''ad vindicandum'', troppo avventato e pazzo; come ogni cupidità impaccia sè stessa nel suo fine<ref>Sen. ''de ira'' 1 12, 5.</ref>. E questo è il fatto del Minotauro che, correndo alla vendetta (''vindicare'' non è vendicare; ma tant'è), "gir non sa" <ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto XII#24|Inf. XII 24}}, {{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto XII#15|15}},{{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto XII#27|27}}.</ref>. E' l'ira che lo fiacca e lo fa morder sè stesso e poi lo manda
in furia; si che Dante può passare. Sicchè l'infamia
in furia; si che Dante può passare. Sicchè l'infamia
di Creti, come di bestialità, è acconcio simbolo d'ira.
di Creti, come di bestialità, è acconcio simbolo d'ira.