Epistolario di Renato Serra/A Emilio Lovarini - 22 gennaio 1905: differenze tra le versioni

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Mi son procurato dunque il fascicolo della "Favilla" e ho letto l'articolo del {{TestoCitato|Vittorio Cian|Cian}}; con l'intenzione di metter insieme prestamente, com'Ella mi consigliava, qualche cosa delle ricerche mie da pubblicare. Ma gli è un gran brutto lavorare quando si aspetta, come aspetto io, di giorno in giorno la chiamata alle armi, che mi deve giungere dentro il mese corrente, cioè fra una settimana al più; e il più del tempo è frastornato da gite al Distretto e mille brighe e fastidi, che soglion preparare quest'altro fastidio maggiore che sarà il servizio militare.
 
Un poco che avevo già fatto, leggendo l'articolo (che m'è arrivato stamattina), vedo che non fa in tutto al bisogno; e in cinuqe o sei giorni, che mi restano, capisco troppo bene che non mi sarà possibile allestire un articolo che dia la misura esatta di quello che ancora oggi mi par di poter dire che ho trovato io nuovo o più vero su l'argomento. Del resto, come stanno ora le cose, io son fermo di pubblicar sui trionfi o nulla o uno studio compiuto, e, per quel ch'io possa, esauriente; molte delle mie osservazioni speciali sono state anticipate dall'Appel (in uno studio, che ho letto di questi giorni sul fasc. dedicato al P. della Riv. d'Italia)<ref><small>C. APPEL</small>, ''I Trionfi del Petrarca'', in "Rivista d'Italia", Roma, luglio 1904, a. VII, fasc. VII, pp. 45-67.</ref>, dove sono sviluppate molte cose accennate solo in confuso nella Introduzione alla sua ediz. critica; altre aggiunte in più rendono oggimai oziosa più d'una pagina della mia tesi); e dal Cian, il cui scritto anticipa, più compiuta, ma in fondo tale quale la materia di due capitoli della mia tesi, ch'io mi industriavo appunto ora di allargare e compire con quelle ricerche, che egli oramai mi risparmia. La rassegna dei giudizi dati dal P. su le sue rime volgari; e specialmente l'analisi della ep. a {{AutoreCitato|Barbato da Sulmona|Barbato}}, come annunzio di una nuova e maggiore opera, che erano parte importantissima del mio lavoro, son fatte da lui proprio così come avrei voluto, e in parte avevo fatto io.
 
Poichè il mio lavoro non avrà il pregio di una assoluta novità, voglio almeno, per pubblicarlo, che abbia quelli di una compiutezza, così nella informazione bibliografica, come nell'analisi e nella dichiarazione di tutte le questioni e di tutti i dubbi, che ora non ha e non posso dargli.
 
{{Sezione note}}