Vita di Dante/Libro II/Capitolo IX: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 61:
Ma ciò è un nulla, rispetto a quello che avea detto un Canto prima, di lui insieme e d'Alberto; e si vede che quando ciò scriveva, egli era fresco della morte dell'ultimo, e sperava nel successore. Dante, imprecator di tante città nell'inferno, si fa qui imprecator di tutta Italia. E prima, troppo giustamente le rimprovera le divisioni; ma poi appone queste al non esservi discesi i due imperatori: il che quanto sia vero, ne giudichi ognuno dalla storia di quelle divisioni, e dopo, fino alla distruzione dell'imperio. Ad ogni modo, Dante e Virgilio incontrano nel Purgatorio Sordello, il trovator mantovano; e Virgilio richiesto di sua patria, appena incomincia a dir ''Mantova'', che Sordello, senza aspettar di saper meglio chi sia, l'abbraccia come concittadino. Ed allora prorompe egli Dante:
{{Centrato|<small><poem>Ahi serva Italia, di dolore ostello,
Nave senza nocchiero in gran tempesta</poem></small>}}
Non donna di province, ma bordello;
Quell'anima gentil fu così presta
Sol per lo dolce suon della sua terra,
Di fare al cittadin suo quivi festa;
Ed ora in te non stanno senza guerra
Li vivi tuoi; e l'un l'altro si rode
Di que' ch'un muro ed una fossa serra.
Cerca, misera, intorno dalle prode
Le tue marine, e poi ti guarda in seno
S'alcuna parte in te di pace gode.</poem></small>}}
{{Sezione note}}