Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/352: differenze tra le versioni

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modo ''che nella moderna lingua francese, per confessione del Bonamy ''(Discours sur l’introduction de la langue latine dans les Gaules: dans les Mémoires de l’Ac. des inscr. tome 41)., ''pochissime parole celtiche sono rimase; e nella provenzale, al dire dell’Astruc.'' (Ac. des Inscr. tome 41)., ''appena trovasi una trentesima parte di voci gallesi''<nowiki>; siccome la lingua spagnuola tutta figlia della latina, </nowiki>''non piú conserva alcun vestigio dell’antico parlare di quelle genti'' (Andrès, luogo cit. di sopra, p. 252). (4 maggio 1821).
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|1012}}-->modo ''che nella moderna lingua francese, per confessione del Bonamy ''(Discours sur l’introduction de la langue latine dans les Gaules: dans les Mémoires de l’Ac. des inscr. tome 41)., ''pochissime parole celtiche sono rimase; e nella provenzale, al dire dell’Astruc.'' (Ac. des Inscr. tome 41)., ''appena trovasi una trentesima parte di voci gallesi''<nowiki>; siccome la lingua spagnuola tutta figlia della latina, </nowiki>''non piú conserva alcun vestigio dell’antico parlare di quelle genti'' (Andrès, luogo cit. di sopra, p. 252). (4 maggio 1821).




{{ZbPensiero|1012/2}} Che la lingua latina a’ suoi buoni tempi, e quando ella era ''formata'', si distinguesse in due lingue, l’una {{ZbPagina|1013}} volgare, e l’altra nobile, usata da’ patrizi, e dagli scrittori (i quali neppur credo che scrivessero come parlavano i patrizi) (Andrès, l.c. p. 256. nota), che Roma al tempo della sua grandezza avesse una lingua ''rustica, plebeia, vulgaris, ''un ''sermo barbarus, pedestris, militaris'', (Spettatore di Milano, Quaderno 97. p. 242). è noto e certo, senza entrare in altre quistioni, per la espressa testimonianza di {{AutoreCitato|Cicerone}} (Andrès, l.c). Del quale antico volgare latino parlerò forse quando che sia, di proposito. Ora si veda quanto fosse impossibile che la lingua latina divenisse universale, mentre i soldati, i negozianti, i viaggiatori, i governanti, le colonie ec. diffondevano una lingua diversa dalla letterata, che sola avendo consistenza e forma, sola è capace di universalità; e mentre l’unicità di una lingua, come ho detto altrove, è la prima condizione per poter essere universale. Laddove la latina, non solo non era unica nella sua costituzione e nella sua indole, dirò cosí, interiore, come lo è la francese; ma era divisa perfino esteriormente in lingue diverse, e, si può dir, doppia ec (4 maggio 1821). Vedi p. 1020. capoverso 1.
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{{ZbPensiero|1013/1}} Alla p. 999. Cosí chi sapesse l’antica lingua teutonica, non intenderebbe perciò la tedesca, senza
{{ZbPensiero|1013/1}} Alla p. 999. Cosí chi sapesse l’antica lingua teutonica, non intenderebbe perciò la tedesca, senza<section end=2 />