Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/141: differenze tra le versioni

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vago e quell’incerto ch’è tanto propriamente e sommamente poetico, e destando immagini delle quali non sia evidente la ragione, ma quasi nascosta, e tale ch’elle paiano accidentali, e non proccurate dal poeta in nessun modo, ma quasi ispirate da cosa invisibile e incomprensibile e da quell’ineffabile ondeggiamento del poeta che quando è veramente inspirato dalla natura dalla campagna e da checchessia, non sa veramente com’esprimere quello che sente, se non in modo vago e incerto, ed è perciò naturalissimo che le immagini che destano le sue parole appariscano accidentali.
vago e quell’incerto ch’è tanto propriamente e sommamente poetico, e destando immagini delle quali non sia evidente la ragione, ma quasi nascosta, e tale ch’elle paiano accidentali, e non procurate dal poeta in nessun modo, ma quasi ispirate da cosa invisibile e incomprensibile e da quell’ineffabile ondeggiamento del poeta, che, quando è veramente inspirato dalla natura dalla campagna e da checchessia, non sa veramente com’esprimere quello che sente, se non in modo vago e incerto, ed è perciò naturalissimo che le immagini che destano le sue parole appariscano accidentali.


{{ZbPensiero|44}}Le più belle canzoni del Chiabrera non sono per la maggior parte altro che bellissimi abbozzi.
{{ZbPensiero|44}}Le più belle canzoni del {{AutoreCitato|Gabriello Chiabrera|Chiabrera}} non sono per la maggior parte altro che bellissimi abbozzi.


{{ZbPensiero|45}}Che il Filicaja seguisse lo stile profetico (così appunto dicevano quei due che ora citerò) lo scrive anche il Redi nelle sue lettere, e similmente del Guidi dice il Crescimbeni nella sua Vita che quantunque paia come il Chiabrera, aver bevuto ai fonti greci, nondimeno molto sembra aver preso dall’Ebraico; talchè la sua apparenza ha assai più del Profetico che del Pindarico, {{ZbPagina|27}}
{{ZbPensiero|45}}Che il {{AutoreCitato|Vincenzo da Filicaja|Filicaja}} seguisse lo stile ''profetico'' (così appunto dicevano quei due che ora citerò) lo scrive anche il Redi nelle sue lettere, e similmente del Guidi dice il Crescimbeni nella sua Vita che, quantunque paia come il Chiabrera, aver bevuto ai fonti greci, ''nondimeno molto sembra aver preso dall’ebraico; talchè la sua apparenza ha assai più del Profetico che del Pindarico'', {{ZbPagina|27}} e soggiunge che in un certo libro si dice di lui che ''da alcune forme di {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}, e del Chiabrera accoppiate con certi modi delle orientali favelle ha preso il suo stile''. E aggiunge egli subito: ''E questa senza fallo è la cagione, per la quale vien dato al carattere del Guidi il pregio di nuovo nel nostro idioma''. E finalmente riferisce l’intenzione dello stesso Guidi, intesa dalla di lui stessa bocca da esso Crescimbeni, e massime rispetto alla traduzione delle sei omelie che il Guidi fece per lasciare ''a’ posteri almeno in ombra l’{{Sc|imitazione}} totale'' del carattere profetico ''anche rispetto agli argomenti; cioè un genere di poesia sacra, che si vedesse trattata col gusto Davidico e con l’entusiasmo de’ profeti''.
e soggiunge che in un certo libro si dice di lui che ''da alcune forme di {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}, e del Chiabrera accoppiate con certi modi delle Orientali favelle ha preso il suo stile''. E aggiunge egli subito: ''E questa senza fallo è la cagione, per la quale vien dato al carattere del Guidi il pregio di nuovo nel nostro Idioma''. E finalmente riferisce l’intenzione dello stesso Guidi, intesa dalla di lui stessa bocca da esso Crescimbeni, e massime rispetto alla traduzione delle sei Omelie che il Guidi fece per lasciare ''a’ posteri almeno in ombra l’IMITAZIONE totale'' del carattere profetico ''anche rispetto agli argomenti; cioè un genere di Poesia sacra, che si vedesse trattata col gusto Davidico, e con l’entusiasmo de’ profeti''.