Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri/VIII: differenze tra le versioni

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<div style="text-align:center;">''COME IMPIEGASSE DANTE GLI ANNI DELLA SUA GIOVENTU'.''</div>
 
<big><big>L</big></big>o studio delle divine, ed umane lettere, e delle belle arti, ed il pensiero della sua Donna, furono le occupazioni di ''Dante'' nella sua gioventù. Egli per altro potè stimarsi fortunato, mentre quest'ultima cura non lo distolse dall'applicar seriamente a ciò che più doveva giorvarli. Racconta ''Francesco da Buti'', antico comentatore della Commedia, che ''Dante'' ne' suoi più verdi anni aveva vestito l'abito dei Frati Minori dell'Ordine di ''San Francesco'', ma che prima di terminare il noviziato era uscito da detta Religione<ref>Il ''Buti'' comentando quel verso del Cant. XXX. del Purgatorio vers. 42. "Prima ch'io fuor di puerizia fosse" dice che ''Dante'' fino dalla sua puerizia si era invaghito della Sacra Scrittura "e questo credo che fosse quando si fece Frate Minore dell'Ordine di S. Francesco, del quale uscette innanzi che facesse professione". Questa curiosa notizia la comunicò al Mondo letterario il Canonico ''Biscioni'' per mezzo del laborioso autore di ''Stor. letter. d'Italia vol. VIII. pag. 119. n. 25.'' e fu accennata ancora dal ''padre Nicha'' nel tom. I. della sua ''Storia delle Chiese Fiorentine pag. 105''</ref>. Io non so che d'altronde si abbia notizia di tal fatto; so bene, che il trovarlo riferito assolutamente da un'Autore, che scrisse poco più di 70. anni dopo la morte di ''Dante'', è una prova ben forte per supporlo vero. E' certo che ''Fra Antonio Tognocchi da Terrinca'' nomina ''Dante'' fra gli scrittori Toscani dell'Ordine di ''San Francesco''; ma non fa questo perchè egli sapesse che ''Dante'' fosse entrato in questa Religione nell'età sua più fresca, ma perchè trovò che egli era morto con l'abito indosso di detto Santo, come Terziario del medesimo Ordine, lo che vedremo quanto sia insussitente tra poco. Se poi fin d'allora, come narra il ''Buti'', si desse ''Dante'' allo studio della Teologia, nella quale fece tanto profitto, o se molto dopo si applicasse ad una scienza così sublime, io non saprei deciderlo, benchè mi senta portato a credere, che ciò facesse egli nella sua gioventù, sul riflesso che di una tale scienza era ben fornito, quando intraprese la sua Commedia; la qual cosa non sarebbe potuta succedere, se dopo il suo esilio avesse a quello studio applicato. E chi non vede, che un'ingegno così vivace non era possibile che si restringesse a quegli studj, dei quali la gioventù generalmente suol esser contenta? Aveva egli di buon'ora<ref>Nella sua ''Vita Nuova'', che ''Dante'' scrisse nella sua gioventù, cita molti passi di antichi poeti.</ref>scorsi non tanto i più dotti scrittori della antichità, quanto le pagine dei sacri libri<ref>Ved. la sopraddetta ''Vita Nuova'', nella quale ''Dante'' riferisce alcuni passi tolti dalle sacre scritture.</ref>, e a questi studj aveva accoppiati ancora quelli della Platonica, ed Aristotelica Filosofia, che erano in grandissimo pregio presso quei pochi, che allora avevano stima di dotti<ref>Prima la filosfia di ''{{AutoreCitato|Platone|Platone}}'', poi quella di ''Aristotele'' furono con grande impegno insegnate nelle scuole. Di ambedue ''Dante'' aveva un'esatta cognizione, come da tutte le sue opere apparisce, e particolarmente da quella che intitolò ''Convivio''</ref>. Godeva per questo ''Dante'' dell'amicizia di tutti quei che erano in Firenze, ed altrove, in credito di Uomini letterati, e fra gli altri di ''{{AutoreCitato|Guido Cavalcanti|Guido Cavalcanti}}'', il quale il primo fra suoi amici egli stesso chiama<ref>Nella ''Vita Nuova'', ''Dante'' quando vuol nominare ''Guido Cavalcanti'', dice "il primo delli miei amici". </ref>. "Era ''Guido'' filosofo di autorità, non di poca stima, e ornato di dignità di costumi memorabili, e degno d'ogni laude e onore<ref>''Filippo Villani'' nella Vita di ''Guido'', fra le altre pubblicate dal ''Co. Mazzucchelli, pag.'' 96. ''Dino Compagni lib. 1. pag.'' 19. narra "che era cortese, e ardito, ma sdegnoso, e solitario, e intento allo studio" e senza più si può vedere ciò che ne dice il detto ''Villani'', ed il ''Mazzucchelli'' nelle sue annotazioni a detta Vita, oltre molti altri scrittori che citar si potrebbero. Egli morì verso la fine del 1300 coma racconta ''Gio. Villani, lib.8. cap. 41.'' ed è falso che egli fosse Epicureo, come dice il ''Boccaccio'' nella nov. 9. della 6. giorn. il quale prese forse abbaglio nell'attribuire al figliuolo quello che ''Dante'' nel Cant.X. dell'Inf. fu a messer ''Cavalcante'' suo padre attribuito. In effetto di ''Guido'' assai diversamente ne parla nel suo Comento al detto luogo dell'Inferno, il qual Comento compose molto dopo il Decamerone (Vedi il ''Biscioni'' nelle sue annotazioni alla ''Vita nuova'' di ''Dante'' fra le prose dello stesso ''Dante'', e del ''Boccaccio''). Forse ancora in detta novella messer ''Giovanni'' riferì quello che allora credeva il popolo, il quale diffamava per eretico chiunque fosse degli altri più dotto o nella fisica, o nell'atronomia (Vedi il ''Manni'' nell'illustrazione del Decamerone Par. 2. cap. 61.)</ref>: la simiglianza degli studj<ref>Egli fu eccellente poeta, ed a' suoi nobili componimenti "molto è tenuta la volgar poesia, perciocchè da essi ricevette non poca robustezza, e splendore". ''Crescimbeni'' tom. II. ''dell'istoria della volg. poesia pag. 266. Dante'' nella sua ''Vita nuova'' ci dice, che l'amicizia con ''Guido'' nacque dall'aver questo saputo, che dell'''Allighieri'' era un Sonetto, a cui con altro aveva esso risposto. Il mentovato sonetto di ''Dante'' è quello, di cui sopra si parlò, e che incomincia:
 
:"A ciascun alma presa, e gentil core ec."</ref> aveva fatto nascere fra lui, e ''Dante'' quella dolce amicizia, benchè quest'ultimo, conoscendo quanto il proprio sapere avanzasse quello di ogni altro suo coetaneo, non si facesse scrupolo d'innalzare se medesimo sopra lo suo amico. A quel tempo era ancora in molta reputazione messer ''Cino da Pistoja'' non meno celebre Giureconsulto, che accreditato poeta<ref>Di messer ''Guittorino de' Sigibuldi'', detto volgarmente ''{{AutoreCitato|Cino da Pistoia|Cino da Pistoja}}'', oltre il ''Crescimbeni'' nella ''Storia della volg. poesia vol. II. pag. 289.'' e molti altri, senza escludere le notizie raccolte dall'erudito ''Francesco Ignazio Merlini Calderini'' suo concittadino, vedasi il dotto padre ''Francesco Antonio Zaccaria nella sua Biblioteca Pistojese Part. II. pag. 220. e seg.'' Fra le rime di ''Dante'' si leggono alcuni Sonetti di lui a ''Dante'', e di ''Dante'' a messer ''Cino''. Fra' primi ve n'è uno in risposta al sopra mentovato Sonetto, che incomincia:
:A ciascun'alma presa, e gentil core ec.</ref>, ''Dante da Majano''<ref>''Dante da Majano'' fiorì intorno al 1290, e fu uno di quelli che cooperarono per l'ingrandimento della Toscana poesia. Amò una donna Siciliana chiamata ''Nina'', in lode della quale compose ed ordinò diverse bizzarrìe, che erano allora alla moda. ''Crescimbeni Comment. alla Stor. della volg. Poesia vol. I. lib. I., cap. 8. pag. 108'' e ''cap. 19. pag. 178.'' Ancor questa ''Nina'' si dilettò di poesia, come dice detto ''Crescimbeni loc. cit. vol. II. part. III. lib. 2 pag. 84'' e tanto amò ''Dante'', che si faceva chiamare la ''Nina di Dante''. Egli poi fu dei primi che introdussero le Lettere missive in Sonetti; (''Crescimbeni loc cit. pag. 93.'') il qual'uso avendo seguitato l'Allighieri, fra le mentovate rime si trova una risposta del detto ''Dante da Majano'' al più volte citato sonetto, che principia
:A ciascun'alma presa, e gentil core ec.