Divina Commedia/Purgatorio/Canto II: differenze tra le versioni
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{{opera
|NomeCognome=Dante Alighieri
|TitoloOpera=Divina Commedia
|NomePaginaOpera=Divina Commedia
|AnnoPubblicazione=
|TitoloSezione=[[Divina Commedia/Purgatorio|Purgatorio]]<br /><br />Canto secondo
}}
{{capitolo
|CapitoloPrecedente=Canto primo
|NomePaginaCapitoloPrecedente=Divina Commedia/Purgatorio/Canto I
|CapitoloSuccessivo=Canto terzo
|NomePaginaCapitoloSuccessivo=Divina Commedia/Purgatorio/Canto III
}}
''Canto secondo, nel quale tratta de la prima qualitade cioè dilettazione di vanitade, nel quale peccato inviluppati sono puniti proprio fuori del purgatorio in uno piano, e in persona di costoro nomina il Casella, uomo di corte.''
Già era 'l sole a l'orizzonte giunto<br />
lo cui meridïan cerchio coverchia<br />
Ierusalèm col suo più alto punto; {{r|3}}<br />
<br />
e la notte, che opposita a lui cerchia,<br />
uscia di Gange fuor con le Bilance,<br />
che le caggion di man quando soverchia; {{r|6}}<br />
<br />
sì che le bianche e le vermiglie guance,<br />
là dov'
per troppa etate divenivan rance. {{r|9}}<br />
<br />
Noi eravam lunghesso mare ancora,<br />
come gente che pensa a suo cammino,<br />
che va col cuore e col corpo dimora. {{r|12}}<br />
<br />
Ed ecco, qual, sorpreso dal mattino,<br />
per li grossi vapor Marte rosseggia<br />
giù nel ponente sovra 'l suol marino, {{r|15}}<br />
<br />
cotal m'apparve, s'io ancor lo veggia,<br />
un lume per lo mar venir sì ratto,<br />
che 'l muover suo nessun volar pareggia. {{r|18}}<br />
<br />
Dal qual com'
l'occhio per domandar lo duca mio,<br />
rividil più lucente e maggior fatto. {{r|21}}<br />
<br />
Poi d'ogne lato ad esso m'appario<br />
un non sapeva che bianco, e di sotto<br />
a poco a poco un altro a lui uscìo. {{r|24}}<br />
<br />
Lo mio maestro ancor non facea motto,<br />
mentre che i primi bianchi apparver ali;<br />
allor che ben conobbe il galeotto, {{r|27}}<br />
<br />
gridò:
Ecco l'angel di Dio: piega le mani;<br />
omai vedrai di sì fatti officiali. {{r|30}}<br />
<br />
Vedi che sdegna li argomenti umani,<br />
sì che remo non vuol, né altro velo<br />
che l'ali sue, tra liti sì lontani. {{r|33}}<br />
<br />
Vedi come l' ha dritte verso 'l cielo,<br />
trattando l'aere con l'etterne penne,<br />
che non si mutan come mortal pelo
<br />
Poi, come più e più verso noi venne<br />
l'uccel divino, più chiaro appariva:<br />
per che l'occhio da presso nol sostenne, {{r|39}}<br />
<br />
ma chinail giuso; e quei sen venne a riva<br />
con un vasello snelletto e leggero,<br />
tanto che l'acqua nulla ne 'nghiottiva. {{r|42}}<br />
<br />
Da poppa stava il celestial nocchiero,<br />
tal che faria beato pur descripto;<br />
e più di cento spirti entro sediero. {{r|45}}<br />
<br />
'In exitu Isräel de Aegypto'<br />
cantavan tutti insieme ad una voce<br />
con quanto di quel salmo è poscia scripto. {{r|48}}<br />
<br />
Poi fece il segno lor di santa croce;<br />
ond'
ed el sen gì, come venne, veloce. {{r|51}}<br />
<br />
La turba che rimase lì, selvaggia<br />
parea del loco, rimirando intorno<br />
come colui che nove cose assaggia. {{r|54}}<br />
<br />
Da tutte parti saettava il giorno<br />
lo sol, ch'avea con le saette conte<br />
di mezzo 'l ciel cacciato Capricorno, {{r|57}}<br />
<br />
quando la nova gente alzò la fronte<br />
ver' noi, dicendo a noi:
mostratene la via di gire al monte
<br />
E Virgilio rispuose:
forse che siamo esperti d'esto loco;<br />
ma noi siam peregrin come voi siete. {{r|63}}<br />
<br />
Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco,<br />
per altra via, che fu sì aspra e forte,<br />
che lo salire omai ne parrà gioco
<br />
L'anime, che si fuor di me accorte,<br />
per lo spirare, ch'i' era ancor vivo,<br />
maravigliando diventaro smorte. {{r|69}}<br />
<br />
E come a messagger che porta ulivo<br />
tragge la gente per udir novelle,<br />
e di calcar nessun si mostra schivo, {{r|72}}<br />
<br />
così al viso mio s'affisar quelle<br />
anime fortunate tutte quante,<br />
quasi oblïando d'ire a farsi belle. {{r|75}}<br />
<br />
Io vidi una di lor trarresi avante<br />
per abbracciarmi, con sì grande affetto,<br />
che mosse me a far lo somigliante. {{r|78}}<br />
<br />
Ohi ombre vane, fuor che ne l'aspetto!<br />
tre volte dietro a lei le mani avvinsi,<br />
e tante mi tornai con esse al petto. {{r|81}}<br />
<br />
Di maraviglia, credo, mi dipinsi;<br />
per che l'ombra sorrise e si ritrasse,<br />
e io, seguendo lei, oltre mi pinsi. {{r|84}}<br />
<br />
Soavemente disse ch'io posasse;<br />
allor conobbi chi era, e pregai<br />
che, per parlarmi, un poco s'arrestasse. {{r|87}}<br />
<br />
Rispuosemi:
nel mortal corpo, così t'amo sciolta:<br />
però m'arresto; ma tu perché vai?
<br />
là dov'
diss'
<br />
Ed elli a me:
se quei che leva quando e cui li piace,<br />
più volte m' ha negato esto passaggio; {{r|96}}<br />
<br />
ché di giusto voler lo suo si face:<br />
veramente da tre mesi elli ha tolto<br />
chi ha voluto intrar, con tutta pace. {{r|99}}<br />
<br />
Ond'
dove l'acqua di Tevero s'insala,<br />
benignamente fu' da lui ricolto. {{r|102}}<br />
<br />
A quella foce ha elli or dritta l'ala,<br />
però che sempre quivi si ricoglie<br />
qual verso Acheronte non si cala
<br />
E io:
memoria o uso a l'amoroso canto<br />
che mi solea quetar tutte mie doglie, {{r|108}}<br />
<br />
di ciò ti piaccia consolare alquanto<br />
l'anima mia, che, con la sua persona<br />
venendo qui, è affannata tanto!
<br />
'Amor che ne la mente mi ragiona'<br />
cominciò elli allor sì dolcemente,<br />
che la dolcezza ancor dentro mi suona. {{r|114}}<br />
<br />
Lo mio maestro e io e quella gente<br />
ch'eran con lui parevan sì contenti,<br />
come a nessun toccasse altro la mente. {{r|117}}<br />
<br />
Noi eravam tutti fissi e attenti<br />
a le sue note; ed ecco il veglio onesto<br />
gridando:
<br />
qual negligenza, quale stare è questo?<br />
Correte al monte a spogliarvi lo scoglio<br />
ch'esser non lascia a voi Dio manifesto
<br />
Come quando, cogliendo biado o loglio,<br />
li colombi adunati a la pastura,<br />
queti, sanza mostrar l'usato orgoglio, {{r|126}}<br />
<br />
se cosa appare ond'
subitamente lasciano star l'esca,<br />
perch'
<br />
così vid'
lasciar lo canto, e fuggir ver' la costa,<br />
com'
<br />
né la nostra partita fu men tosta.
===== Voci correlate =====
{{wikipediaargomento|Purgatorio_-_Canto_secondo|Purgatorio - Canto secondo}}
{{capitolo
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|NomePaginaCapitoloPrecedente=Divina Commedia/Purgatorio/Canto I
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