Pagina:Manzoni.djvu/142: differenze tra le versioni

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140 n. manzoni A nnusncmo.
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il Manzoni scrivendo, e questo riposo che l’autore ed
il lettore sono obbligati a prendere dopo due strofe,
non e atto troppo ad agevolare l' intelligenza di quello
che deve seguire. Lasciando poi stai che non e mai
venuto in mente ad alcuno, e al Manzoni meno che ad
altri, che alcuna virtù amica possa immaginarsi di far
risalire in cima d`un monte quel macigno che n’e pre-
cipitato, nessuno si sentirà disposto acommuoversi al
pensiero poco dopo espresso che l’uomo, per il pec-
Z cato originale, sia caduto nella condizione medesima
, di quel macigno che non può da se risorgere a quel-
È Yaltezza, onde la giustizia o la vendetta di Dio lo pre-
È2 cipitò. La comparazionedal maggior numero de' lettori
che declamano l’Inno del Natale, non e, per fortuna,
intesa; si guarda alla similitudine e non all’oggetto
comparato; se fosse intesa, più tosto che commuove-
re, quasi ofienderebbe. Ed il Manzoni non era di certo
commosso, quando intonava il suo Inno. Proseguendo,
il Poeta s’intiamma nel suo canto mistico e trova parole ~
1; eloquenti per esprimere alcuni alti concetti; ma il Bam-
bino Gesu si vede poco, quel Bambino che nei razzi
canti popolari di Natale, i quali si sentono in Italia, in
Francia, in Ispagna, si ode veramente piangere, ha
freddo, è povero, e accarezzato, e venerato. lo miri-
cordo essermi intenerito, da fanciullo, cantando in
coro con ingenua fede uno di quefrozzi idillii natali-
zii innanzi al Presepio; nessuno potrebbe innanzi al
Prcsepio cantare ora tutto il Natale del Manzoni , perche
troppi versi vi sono, i quali avrebbero bisogno di com-
mento per venire intesi, atti benissimo a significare.,
alle persone colte (che pur troppo, in Italia almeno,
ii
gi