Pagina:Sotto il velame.djvu/234: differenze tra le versioni
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Dante dunque passerà i tre fiumi, trasportato dai loro passatori, i quali non si possono diniegare a un morto alla seconda morte. Ora questa seconda morte si assomma nella difficoltà e ignoranza originali; ma questa difficoltà e ignoranza si specificano in concupiscenza, infermità, malizia, ignoranza (in senso speciale e derivato). Passando i fiumi che rappresentano queste ''vulnera naturae'', Dante muore a esse, come passando l’Acheronte muore alla ''vulneratio'' primitiva. Ora là egli muore alla ''vulneratio'' originale, per dir così e sebbene paia risibile detto, in due tempi. La sua viltà o infermità o difficoltà muore nel vestibolo, sull’entrare dalla porta disserrata; egli riacquista la discrezione o prudenza, ossia muore alla ignoranza, passando l’Acheronte. Succede così anche nel rimanente del suo viaggio?<section end=1 /> |
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⚫ | Ma, a ogni modo, Minos, parlando di ampiezza |
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⚫ | Ma, a ogni modo, Minos, parlando di ampiezza d’entrare, segna un nuovo principio dell’inferno, che pur comincia con la porta disserrata. In vero qui comincia l’inferno del peccato attuale; e questo inferno comincia con l’incontinenza, la quale si estende sino a Dite. E l’incontinenza è di due specie; di concupiscibile, o concupiscenza; d’irascibile, o infermità. L’una è connessa con l’altra come causa ad |
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