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110 Il ventre di Napoli

di balconi, di finestrelle: i due lati sono legati fra loro da cavalcavia, da ponte di pietre, da ponticelli di legno, il che ne aumenta l’oscurità: i due lati, anche, sono legati da corde, da funicelle a cui pendono panni, di tutti i colori, rappezzati, stinti: e questo lunghissimo vicolo Barre, i cui portoncini sembrano caverne, non ha un lampione: è una vera sentina di ogni cosa più ignobile: ed è pericoloso a esser attraversato, anche di giorno, tutto abitato da donne di mala vita, da camorristi, da ladri, e l’orrore che ne proverete, non sarà solamente fisico, voi proverete uno di quegli avvilimenti morali che provocano delle profonde tristezze. E se voi volete scrivere un capitolo di romanzo popolare, più innanzi, molto più innanzi di questo tremendo vicolo Barre, attraversate il vico dei Cangiani, col suo relativo supportico. Esso è costeggiato, a manca e a dritta, tutto da piccole locande, ove si pagano quattro o cinque soldi, per dormire, ove si dorme in quattro o in cinque, in una sola stanza: queste locande hanno una clientela speciale, quella dei carrettieri di Calabria, di Basilicata, del Cilento, di Terra di Lavoro, coloro che si chiamano, nel popolo, valicali, da viatico, certo: e questi contadini stanno, di giorno.