Pagina:Alfieri - Rime scelte, Sansoni, 1912.djvu/55: differenze tra le versioni
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:Già non fia che di te l’uom favoleggi, |
:Già non fia che di te l’uom favoleggi, |
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Nel dir che intera dall’etereo polo |
Nel dir che intera dall’etereo polo |
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Giú ti portasse un bello alato stuolo |
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{{R|8}}Sovra il gran tempio, in cui per te ti reggi. |
{{R|8}}Sovra il gran tempio, in cui per te ti reggi. |
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:Ma se pur fosti, opra immortal, concetta<ref>9. '''Concetta,''' concepita.</ref> |
:Ma se pur fosti, opra immortal, concetta<ref>9. '''Concetta,''' concepita.</ref> |
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In uom mortal, donde ei l’idea mai tolse |
In uom mortal, donde ei l’idea mai tolse |
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{{R|11}}D’una magion di Dio |
{{R|11}}D’una magion di Dio cosí perfetta? |
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:Fervido ingegno dal suo fral si sciolse, |
:Fervido ingegno dal suo fral si sciolse, |
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E in ciel d’ogni bell’opra ebbe l’eletta; |
E in ciel d’ogni bell’opra ebbe l’eletta; |
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{{R|14}} |
{{R|14}}Quaggiú tornato, unica palma ei colse.<ref>12-14. {{AutoreCitato|Michelangelo Buonarroti|Michelangelo}} si sciolse dal suo corpo mortale e, salito in cielo, ebbe facoltà di scegliere ciò che vi fosse di piú bello; tornato in terra, fece opera che non avrà mai l’eguale. Il {{Sc|Buonarroti}} ha, in uno dei sonetti per {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}, un pensiero analogo a questo: |
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:::Dal ciel discese, e col mortal suo, poi |
:::Dal ciel discese, e col mortal suo, poi |
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::Che visto ebbe l’inferno giusto e ’l pio, |
::Che visto ebbe l’inferno giusto e ’l pio, |
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{{ct|f=110%|t=2|v=1|L=1px|XXXII.<ref name="p27">Questa prima ode ha nell’autografo la data: «19 dicembre 1781»: alla strofe quinta è la data del giorno successivo, ripetuta alla fine; mancano al principio i versi di {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}. Essa è, come tutte le seguenti, meno la terza, di otto strofe, |
{{ct|f=110%|t=2|v=1|L=1px|XXXII.<ref name="p27">Questa prima ode ha nell’autografo la data: «19 dicembre 1781»: alla strofe quinta è la data del giorno successivo, ripetuta alla fine; mancano al principio i versi di {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}. Essa è, come tutte le seguenti, meno la terza, di otto strofe, cosí disposte: A b C B a C c D E e D d f G F G.<br/> |
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A ben intendere questa specie di poemetto dell’A., è necessario riandare brevemente la storia della guerra d’indipendenza americana. Lunga e tenace era stata la lotta che, per tutto il sec. {{Sc|xvii}} e {{Sc|xviii}}, l’Inghilterra aveva sostenuta nelle Indie contro la Francia, poiché ambedue aspiravano alla supremazia di quella regione. La campagna, condotta nell’ultimo tempo dal governatore {{Wl|Q335205|Lord Mornington}}, e nella quale si illustrò {{Wl|Q131691|Arturo Wellesley}}, che sarebbe stato |
A ben intendere questa specie di poemetto dell’A., è necessario riandare brevemente la storia della guerra d’indipendenza americana. Lunga e tenace era stata la lotta che, per tutto il sec. {{Sc|xvii}} e {{Sc|xviii}}, l’Inghilterra aveva sostenuta nelle Indie contro la Francia, poiché ambedue aspiravano alla supremazia di quella regione. La campagna, condotta nell’ultimo tempo dal governatore {{Wl|Q335205|Lord Mornington}}, e nella quale si illustrò {{Wl|Q131691|Arturo Wellesley}}, che sarebbe stato piú tardi il duca di Wellington, si chiuse con la vittoria {{Pt|dell’Inghil-|}}</ref>}} |
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{{ct|f=110%|v=2|L=1px|'''L’America libera.'''}} |
{{ct|f=110%|v=2|L=1px|'''L’America libera.'''}} |
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