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i benefattori degli uomini venivano coll’andare degli anni ascritti al coro de’ celesti. Cosi i poeti traeano da tutti i più astratti pensieri, allegorie e pitture sensibili, più de’ sillogismi e de numeri preste a persuadere: quello più doma e vince le menti che più percuote i sensi. Magnificavano le passioni umanizzando gli Dei, e divinizzando i mortali. La fantasia inclina ad abbellire i numi; e siccome fra gli antichi i numi erano in tutte le passioni e in tutti gli effetti naturali, così l’uomo e la natura erano luminosamente rappresentati. E quando le nostre azioni si attribuiscono agli Dei, noi ci compiacciamo perchè ci sembra che contraggano del divino. Chi de’ Greci e de’ Troiani di Omero non aspirava a’ baci di Venere poiché li avevano conseguiti Adone ed Anchise? Che se taluno opponesse, queste cose non esser vere, non gli domanderò io che mai sappia egli di vero, anzi dirò che ben mi si oppone, giacché la nostra poesia è voto suono e lusso letterario. Ma se ella fosse teologica e legislatrice come l’antica, assai meglio torrebbero i pastori de’ popoli di descrivere al volgo la sera, dicendo col poeta Stesicoro: Che il sole, figliuolo d’Ipperione, discendeva nell’aureo cocchio, acciocché traversando l’oceano pervenisse a’ sacri profondi