Utente:Xavier121/Prove: differenze tra le versioni

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NOTTURNI
==[[Pagina:Dino Campana - Canti Orfici, Ravagli, Marradi 1914.djvu/37]]==
 
==__MATCH__:[[Pagina:Dino Campana - Canti Orfici, Ravagli, Marradi 1914.djvu/38]]==
LA CHIMERA
Non so se tra rocce il tuo pallido
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Ma per il vergine capo
Reclino, io poeta notturno
Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,
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vivide nei pelaghi del cielo,
Io per il tuo dolce mistero
Io per il tuo divenir taciturno.
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E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.
 
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Al giardino spettrale al lauro muto
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Ne le arene dorate: nel silenzio
Stanno le bianche statue a capo i ponti
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Volte: e le cose già non sono più.
E dal fondo silenzio come un coro
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Tra le statue immortali nel tramonto
Ella m’appar, presente.
 
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Per Pamor dei poeti
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• • •
Per Pamor dei poeti, porte
Aperte de la morte
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la morte
Su Pinfinito!
Per Pamor dei poeti
Principessa il mio sogno vanito
Nei gorghi de la Sorte!
 
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L’INVETRIATA
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Sempre una piaga rossa languente.
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IL CANTO DELLA TENEBRA
La luce del crepuscolo si attenua:
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Intendi chi ancora ti culla:
Intendi la dolce fanciulla
 
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Che dice all’orecchio: Più Più
Ed ecco si leva e scompare
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Pum! mamma quell’omo lassù!
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LA SERA DI FIERA
Il cuore stasera mi disse: non sai?
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Che soleva passare silenziosa
E bianca come un volo di colombe
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Certo è morta: non sai?
Era la notte
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Eppure il cuore porta nel dolore:
Lasciando il cuore mio di porta in porta.
 
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Me ne vado per le strade
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E cammino poveretto
Nella notte fantasiosa,
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Pur mi sento nella bocca
La saliva disgustosa. Via dal tanfo
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Da lontano un ubriaco
Canta amore alle persiane.
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rocciosi che le venano i fianchi e si perdono nel cielo di nebbie
che le onde alterne del sole non riescono a diradare. La pioggia
ha reso cupo il grigio delle montagne. Davanti alla fonte hanno
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Davanti alla fonte hanno
stazionato a lungo i Castagnini attendendo il sole, aduggiati da
una notte di pioggia nelle loro stamberghe allagate. Una ragazza
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luminose su quel mistero. Alzando gli occhi alla roccia a picco
altissima che si intagliava in un semicerchio dentato contro il
violetto crepuscolare, arco solitario e magnifico teso in forza dimagnif
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ico teso in forza di
catastrofe sotto gli ammucchiamenti inquieti di rocce all’agguato
dell’infinito, io non ero non ero rapito di scoprire nel cielo luci
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elegante, semplice e austero, veramente toscano. Tra i cipressi
scorgo altri portici. Su una costa una croce apre le braccia ai
vastissimi fianchi della Falterona, spoglia di macchie, che scopresp
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oglia di macchie, che scopre
la sua costruttura sassosa. Con una fiamma pallida e fulva
bruciano le erbe del camposanto.
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bionda: limpidi sotto la linea del sopra ciglio nero i chiari occhi
grigi: la dolcezza della linea delle labbra, la serenità del sopra
ciglio memoria della poesia toscana che fu.
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.
(Tu già avevi compreso o Leonardo, o divino primitivo!)
Campigna, foresta della Falterona
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mentre tu sorgevi e sparivi dolce amica luna, solitario e
fumigante vapore sui barbari recessi. E non guardai più la tua
strana faccia
strana faccia ma volli andare ancora a lungo pel viale se udissi la
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strana faccia ma volli andare ancora a lungo pel viale se udissi la
tua rossa aurora nel sospiro della vita notturna delle selve.
Stia, 20 Settembre
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promesso, un castello isolato e lontano: e al fine Stia, bianca
elegante tra il verde, melodiosa di castelli sereni: il primo saluto
della vita felice del paese nuovo: la poesia toscana ancor viva
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poesia toscana ancor viva
nella piazza sonante di voci tranquille, vegliata dal castello
antico: le signore ai balconi poggiate il puro profilo
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tutt’intorno rinchiuse dalla foresta cupa.
Incantevolmente cristiana fu l’ospitalità dei contadini là
presso. Sudato mi offersero acqua. «In un’ora arriverete alla
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. «In un’ora arriverete alla
Verna, se Dio vole.» Una ragazzina mi guardava cogli occhi neri
un po’ tristi, attonita sotto l’ampio cappello di paglia. In tutti un
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22 Settembre (La Verna)
«Francesca B. 0 divino santo Francesco pregate per me
peccatrice. 20 Agosto 189...»Agost
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o 189...»
Me ne sono andato per la foresta con un ricordo risentendo
la prima ansia. Ricordavo gli occhi vittoriosi, la linea delle ciglia:
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ginocchio a terra, lassù così presso al cielo:
• • •
 
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stradine solitarie tra gli alti colonnari d’alberi contente di
una lieve stria di sole... finché io là giunsi indove avanti a una
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Acqua, Frate Lupo. Un caro santo italiano. Ora hanno rivestito la
sua cappella scavata nella viva roccia. Corre tutt’intorno un
 
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tavolato di noce dove con malinconia potente un frate... da
Bibbiena intarsiò mezze figure di santi monaci. La semplicità
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grande silenzio un grande vuoto nella luce falsa dai freddi
bagliori che ancora guizza sotto le strette della penombra. E
 
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corre la memoria ancora alle signore gentili dalle bianche
braccia ai balconi laggiù: come in un sogno: come in un sogno
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IL
RITORNO
 
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salgo (nello spazio, fuori del tempo)
L’acqua il vento
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La casetta di sasso sul faticoso verde:
La bianca immagine dell’elemento.
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La tellurica melodia della Falterona. Le onde telluriche.
L’ultimo asterisco della melodia della Falterona s’inselva nelle
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Riposo ora per l’ultima volta nella solitudine della foresta.
Dante la sua poesia di movimento, mi torna tutta in memoria. 0
pellegrino, o pellegrini che pensosi andate! Catrina, bizzarra
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pellegrini che pensosi andate! Catrina, bizzarra
figlia della montagna barbarica, della conca rocciosa dei venti,
come è dolce il tuo pianto: come è dolce quando tu assistevi alla
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un’ora che guardo lo spazio laggiù e la strada a mezza costa del
poggio che vi conduce. Quassù abitano i falchi. La pioggia leggera
d’estate batteva come un ricco accordo sulle foglie del noce. Ma
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Ma
le foglie dell’acacia albero caro alla notte si piegavano senza
rumore come un’ombra verde. L’azzurro si apre tra questi due
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Presso Campigno (26 Settembre)
Per rendere il paesaggio, il paese vergine che il fiume docile a
valle solo riempie del suo rumore di tremiti freschi, non basta la
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suo rumore di tremiti freschi, non basta la
pittura, ci vuole l’acqua, l’elemento stesso, la melodia docile
dell’acqua che si stende tra le forre all’ampia rovina del suo letto,
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della terra. Così conosco una musica dolce nel mio ricordo senza
ricordarmene neppure una nota: so che si chiama la partenza o il
 
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ritorno: conosco un quadro perduto tra lo splendore dell’arte
fiorentina colla sua parola di dolce nostalgia: è il fìgliuol prodigo
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roccia cola un filo d’acqua in un incavo. Il vento allenta e
raffrena il morso del lontano dolore. Ecco son volto. Tra le rocce
crepuscolari una forma nera cornuta immobile mi guarda
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immobile mi guarda
immobile con occhi d’oro.
•••
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•••
L’acqua del mulino corre piana e invisibile nella gora. Rivedo
un fanciull
un fanciullo, lo stesso fanciullo, laggiù steso sull’erba. Sembra
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un fanciulloo, lo stesso fanciullo, laggiù steso sull’erba. Sembra
dormire. Ripenso alla mia fanciullezza: quanto tempo è trascorso
da quando i bagliori magnetici delle stelle mi dissero per la prima
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conventuale. Il fiume si snoda per la valle: rotto e muggente a
tratti canta e riposa in larghi specchi d’azzurro: e più veloce
trascorre le mura nere (una cupola rossa ride lontana con il suo
==[[Pagina:Dino Campana - Canti Orfici, Ravagli, Marradi 1914.djvu/74]]==
lontana con il suo
leone) e i campanili si affollano e nel nereggiare inquieto dei tetti
al sole una lunga veranda che ha messo un commento variopinto
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aiutata dalla fanticella. Monotona dolcezza della vita patriarcale.
Fine del pellegrinaggio.
=== no match ===
 
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