Il progetto di G.B. Bossi per una stazione "Milano Centrale": differenze tra le versioni
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Come seconda considerazione, all’ingegnere possiamo imputare una “strana” propensione a far entrare i treni in città. E -paradossalmente- appoggiando una causa che si batteva per una buona aria a favore dei cittadini e la conservazione del verde per il “passeggio”.
Negletta la difesa delle ricchezze architettoniche. La costruzione della “Vecchia Centrale” portò alla prima irreparabile lesione del Lazzaretto decretandone l’impossibilità di successivo mantenimento. La Società che costruì la “Vecchia Centrale” la voleva dove in seguito fu costruita;
''Mentre dal punto di vista architettonico la nuova Stazione Centrale avrebbe avuto un importante e benefico impatto sull’area (e qui possiamo dire che Cattaneo già nel 1836 era stato lungimirante) sotto l’aspetto del traffico stradale e ferroviario non avrebbe potuto che scomparire in breve tempo soffocata in pochi anni dall’evoluzione della città. Tanto più che prevedeva quel poligono di binari a est della strada di circonvallazione che vediamo schematizzato nella già citata figura 5. Un uso ferroviario troppo esteso in un contesto che sarebbe stato rapidamente urbanizzato. Perfino la Centrale del 1864, all’epoca considerata – a torto o a ragione - una delle più grandi d’Europa, dovette soccombere alla tentacolare espansione di Milano.''
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